1982- Finisce la guerra delle Falkland / Malvines © N. c.
Gli stati europei hanno deciso a grandissima maggioranza di incrementare le spese militari fino al 5% del proprio prodotto interno lordo. La spesa dell’Italia è attualmente di 32 miliardi annui. Se aumentata al 5% arriverebbe a 101 miliardi. Dove reperire i 69 miliardi? Meloni dice che “le spese per la difesa non toglieranno risorse alle priorità”. Dobbiamo chiederle quali sono queste priorità, e quali le non priorità che subiranno il taglio. E’ evidente che sta dando del cretino a ognuno di noi. E dobbiamo dirlo, e dirlo ad alta voce. Purtroppo in politica (e in generale quando si decide delle risorse di altri) si tende a risolvere le questioni aumentando la spesa. Ma così son capaci tutti. Quello che andrebbe invece fatto è valutare (prima) quanto del risultato conseguito può essere ottenuto con l’ottimizzazione, la razionalizzazione della spesa. Vediamo allora i numeri.
La necessità di migliorare le risorse (strumentali e umane) della difesa è conseguenza delle minacce della Russia e del minore impegno degli Stati uniti nella Nato. La Russia spende per il militare 145 miliardi di dollari l’anno. Gli stati aderenti alla Comunità europea spendono complessivamente 326 miliardi di euro (280 miliardi di dollari). Praticamente il doppio della Russia. Qual è allora la necessità di incrementare questa spesa? Nessuna. Sarebbe più che sufficiente ottimizzare la spesa attuale. Come? 1) Unificare o almeno rendere interoperabili le forze armate degli stati comunitari. Superare l’atteggiamento corporativo dei singoli stati dell’Europa, inutilmente eccessivamente dispendioso. Tagliare le spese parassitarie, improduttive (esempio: in Italia c’è un generale ogni 381 militari; in Germania il rapporto è 1 a 980, negli Stati uniti 1 a 1.440.
E il resto delle questioni sulla difesa riflette questi sprechi e disorganizzazione). 2) Pianificare lo sviluppo dei raccordi fra industria privata e apparati militari, in modo che in caso di conflitto i militari possano contare tempestivamente su tecnologie all’avanguardia, e le strutture produttive possano facilmente e velocemente adattarsi ai nuovi bisogni. L’atteggiamento del nostro Governo, che tergiversa, e in alcuni casi addirittura è ostile verso la Comunità Europea, ha determinato la creazione di un asse anglo/franco/tedesca, tagliandoci fuori dalle decisioni più importanti e relegandoci a una condizione gregaria.
I reggenti Cecilia Guidotti, Fabio Gucci, Loretta Ciani, Lucio Sprio, Marco Nardini.


