Raccolta rifiuti porta a porta in Mugello, gli operatori in appalto hanno meno diritti e salario. La Fp Cgil: “Inaccettabile, si applichi loro il contratto nazionale di riferimento o si internalizzino”. Spiega una nota Cgil:
Firenze, 23-12-2019 - La raccolta rifiuti porta porta in Mugello è un servizio svolto da circa 60 operatori, assunti da vari cooperative per i tre lotti territoriali. ALIA, l’azienda concessionaria del servizio per conto dei Comuni appartenenti all'Ambito Territoriale ottimale Toscana Centro, in questo come in altri territori, ha affidato all’esterno il servizio di raccolta anziché gestirlo con personale alle proprie dipendenze.
Molte sono le criticità che denunciamo e che vogliamo risolvere per migliorare il servizio e le condizioni di coloro che ci lavorano. In primo luogo dobbiamo rilevare che, a differenza del passato in cui gli appalti riguardavano solo alcuni servizi nell’orbita dell’igiene ambientale, ad oggi si è appaltato un pezzo fondamentale del ciclo dei rifiuti. Dobbiamo segnalare che le condizioni di lavoro degli operatori di igiene ambientale presso ditte in appalto sono notevolmente peggiori, in termini di salario, diritti, sicurezza e condizioni di lavoro rispetto ai dipendenti diretti di aziende di Igiene Ambientale. E ricordiamo inoltre che la raccolta dei rifiuti porta a porta, essendo manuale, espone i lavoratori ad elevati rischi anche legati all'usura fisica. Riteniamo che dietro alla scelta di esternalizzare il servizio non ci siano ragioni di ricerca di una maggior qualità o efficienza, ma soltanto la ricerca di abbassare i costi attraverso il lavoro, che rischia di essere più pesante e pericoloso. L'attività di raccolta porta a porta, con la manualità degli operatori e la sua capillarità, riduce la quantità di rifiuti e ne aumenta la qualità del materiale differenziato raccolto. Vantaggi ambientale realizzati con l'impegno dei cittadini e con la fatica fisica degli operatori che devono essere valorizzati.
I lavoratori degli appalti sono a assunti e dipendenze di cooperative ma, da contratto nazionale di riferimento, a questi lavoratori dovrebbero essere riconosciute le medesime regole economiche e normative dei lavoratori diretti. Purtroppo non è così e il divario è notevole. Innanzi tutto non viene applicato loro il contratto nazionale di riferimento, ovvero quello per i dipendenti dei servizi di igiene ambientale, ma i contratti delle Cooperative sociali o Multiservizi con il risultato che i salari sono più bassi di circa il 30%. E dunque evidente che si è prodotta, sul ciclo dei rifiuti, un’economia di gestione comprimendo i diritti e i salari dei lavoratori. Ciò è inaccettabile. Crediamo sia abbastanza noto ai cittadini del nostro territorio l’impegno di questi lavoratori che, ogni giorno, con ogni stagione ed ogni condizione metereologica portano avanti avanti il servizio. Ad esempio, anche nelle ore immediatamente successive agli eventi sismici che hanno interessato il nostro territorio il servizio di raccolta porta a porta è stato svolto senza ritardi o sospensioni e questo basta a sottolineare il grado di serietà e dedizione di questi lavoratori. Sappiamo anche che la parcellizzazione del servizio in più lotti, che corrispondono a più datori di lavoro, unita alla compressione delle somme messe a base d’asta per gli appalti, produce spesso un modello organizzativo che espone i lavoratori ad una forte variabilità dell’orario di lavoro con, in taluni casi, un ricorso al lavoro straordinario assolutamente eccessivo e pericoloso.
Come CGIL abbiamo l’assoluta convinzione che si debba, in questo come in ogni territorio, rivendicare il diritto di questi lavoratori alla parità di salario, alla parità di trattamento ed a lavorare in condizioni di sicurezza. Se questo dovesse comportare il venir meno dei risparmi che le aziende concessionarie producono, impropriamente, con il sistema degli appalti, si faccia come annunciato recentemente nel territorio di ATO Costa e si torni alla gestione diretta del servizio, assumendo i lavoratori ed eliminando la pratica degli appalti al ribasso.
Giuseppe Chiaracane
Personalmente, nutro dei seri dubbi, e perplessità, riguardo al fatto che venga effettuato, un corretto smaltimento dei rifiuti differenziati, una volta fatta la raccolta. In quanto mi è capitato circa 2 mesi fa, a fronte di una mancata raccolta per ben 2 giorni da parte del personale preposto, di caricare sulla mia auto i rifiuti che non sono stati ritirati, e di portarli direttamente nel centro deposito rifiuti, in località "la Torre", con l'intenzione di chiedere una spiegazione per il servizio non effettuato, prima ho visto buttare i miei rifiuti, (organico, e indifferenziata) tutti nello stesso camion, e poi, come motivazione del mancato ritiro mi hanno detto che si era ammalato un un'operatore. Tutto questo mi lascia ragionevolmente sfiduciato, nei confronti del comune.
Marzia mordini
Mi auguro quanto prima che il comune torni al sistema di raccolta precedente,riconoscendo i diritti dei tanti non residenti possessori di seconda abitazione. Quest'ultimi oltre a far risparmiare notevolmente nella produzione di rifiuti il comune in argomento,aggravano le quantità del comune residente,dove di fatto vengono portati detti rifiuti. Pertanto al risparmio indubbio ,va sommato anche l.abbattimento del costo dei lavoratori (30%). Non mi sembra tanto comune amico,ma bensì, furbino sulle spalle dei non residenti e dei lavoratori!!!!!!!
Piero
Ma avete visto di quale cervello siano dotati questi "operatori"? Qualunque sia il loro compenso, è come il classico zuccherino dato all'altrettanto classico mai..e. Ma dove sono andati a pescarli? Li hanno cercati col lanternino?
Giuseppe Chiaracane
Gli operatori in questione, sono "reclutati" da una Onlus, e si tratta spesso anche di persone, provenienti da un passato di vita sociale, non proprio di tutto rispetto.