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Processo Forteto: «Fuori Firenze nessuno conosce questa storia»

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Processo Forteto: «Fuori Firenze nessuno conosce questa storia» Processo Forteto: «Fuori Firenze nessuno conosce questa storia» © n.c.
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«28 ottobre 1980, Consiglio regionale della Toscana. Questa che vi racconto, giudici, con l’intervento di un consigliere di allora (Rinaldo Innaco, DC), è una perfetta fotografia di quanto accaduto in questi anni. Si diceva: “Ci troviamo di fronte ad alcune persone che hanno operato con violenza, inculcando pretesi principi etici e morali senza il minimo rispetto dell’altrui personalità e dell’altrui diritto di autodeterminarsi, specie nella sfera della sessualità. Qui si costringono numerose persone, maggiori o minori d’età, a tollerare e praticare il regime di vita da loro imposto nella cooperativa (…) promiscuità assoluta fra persone dello stesso sesso, pratica dell’omosessualità, messa a disposizione della Cooperativa di ogni risorsa personale, autocritica per colpe mai commesse e per fatti mai compiuti, attribuzione a terzi di colpe mai commesse, divieto di rapporti eterosessuali anche tra marito e moglie (…) nei confronti di soggetti in stato di turbamento, o comunque psicolabili, o addirittura menomati patologicamente in senso psichico e fisico”. Questo, signori, è il Forteto. Altro che Cooperativa agricola». Non è passata inosservata ieri in aula, destando l’attenzione della Corte, l’arringa dell’avvocato Giovanni Marchese, legale di Valentina Vainella, costituita parte civile per maltrattamenti e sorella di Romina, tuttora all’interno della struttura. L’avvocato ha ricostruito un quadro chiaro: «I fatti di 30 anni fa sono gli stessi di cui oggi si discute. All’epoca la politica rispose che bisognava aspettare gli esiti del processo e non si comprese purtroppo l’esistenza di una setta. Del resto, si autorizzarono subito nuovi affidi. Ma c’è di peggio: costantemente, le istituzioni hanno dimenticato una sentenza comunque passata in giudicato. E questo per me è inaccettabile. Quel giudizio esiste, possiamo dissentire o non tenerne conto al Bar con gli amici, ma quando si decide in nome del popolo italiano sull'affido dei bambini, no. Non a caso nel 2000 siamo stati condannati, come Paese, perché non c’era giustificazione per affidare i fratelli Aversa a gente del genere. Così come sono state affidate le sorelle Vainella». Il problema, secondo l’avvocato, sarebbe legato anche e soprattutto alla scarsa informazione attorno la vicenda del Mugello: «Al di fuori di Firenze, in parte della Toscana, nessuno conosce questa storia. Un triste esempio lo abbiamo avuto in Parlamento, nel luglio 2015, dove si è assistito ad una assurda mistificazione della realtà in danno dei cittadini italiani. Oggi il Forteto è ancora una setta, c’è ancora gente là dentro. Compresi quei bambini (ora ragazzi) affetti da sindrome di down affidati al Fiesoli e al Goffredi: tanto ci son stati svariati anni, possono rimanerci fino al resto della loro vita, no? Se si continua così, ignorando il passato, questa realtà andrà avanti per altri 30 anni». Marchese è poi passato alle questione dell’intreccio tra Cooperativa e associazione (ex-comunità), denunciando uno dato di fatto spesso dibattuto negli ultimi mesi: «Voglio ricordare un esposto del 6 febbraio 1980, del Dott. Livio Zoli (politico ed ex-sindaco di Londa e San Godenzo, molto vicino al Forteto, e scomparso nel 2011, Ndr) trovato nel fascicolo del vecchio processo Fiesoli, prodotto dalla dottoressa Galeotti. Si scrive delle attività della cooperativa: sia agricole che sociali. Cioè non c’è divisione, è nello statuto, non esistono due realtà, ma una sola. Ancora, sentenza di assoluzione della corte d’appello del 19 maggio 1982, testuale: “In data 14/7/78, il Presidente della Cooperativa Il Forteto inviava al commissariato di Prato una relazione sulle attività della Cooperativa, esponendo a riguardo che oltre all’attività agricola, lo scopo era quello del reinserimento degli handicappati, fornendo loro la base di affettività famigliare di cui non avevano potuto disporre”. Agricolo e sociale non sono assolutamente separati. E la commistione era ricordata anche dal Fiesoli al dibattimento nel vecchio processo, parlando di persone affidate socie della Coop. Dove sarebbe dunque la divisione?». Non meno d’impatto è stata la requisitoria di due ore del Pm Ornella Galeotti, al lavoro assieme al sostituto Pg Adolfo Sgambaro, che ha ricordato come il primo processo per maltrattamenti e atti di libidine violenti contro i fondatori della cooperativa, istruito al tempo da Gabriele Chelazzi, venne spacciato nei decenni successivi come un «complotto di cattolici integralisti». Nonostante tutto, però, la realtà mugellana continuò a godere di «fiducia incondizionata, essendo ritenuta un’eccellenza educativa». Per la Pm, senza giri di parole, fu una falsificazione della realtà. «Più leggo la sentenza di primo grado - ha concluso - più mi convinco che era giusta». Così, dopo l’elenco delle accuse, è arrivata la richiesta della conferma per le condanne inflitte in primo grado, e in particolare: Rodolfo Fiesoli (17 anni e mezzo), Luigi Goffredi (8 anni), Daniela Tardani (7 anni), Francesco Bacci (3 anni e 6 mesi), Angela Maria Bocchino (1 anno), Mariella Consorti (3 anni e 6 mesi), Marida Giorgi (1 anno), Silvano Montorsi (3 anni e 6 mesi), Stefano Pezzati (4 anni e 6 mesi), Gianni Romoli (3 anni), Stefano Sarti (3 anni), Elisabetta Sassi (3 anni), Luigi Serpi (4 anni e 6 mesi), Francesca Tardani (3 anni e 6 mesi), Elena Maria Tempestini (3 anni e 6 mesi), Mauro Vannucchi (4 anni e 6 mesi).

 

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Commenti 4
  • Pietracito Sergio

    Mah!! Gli stessi legali del Forteto(che non sono stati raccattati dalla piena) non hanno in 90 udienze dibattimentali fatto emergere tali documenti e circostanze;che il Signor "Dai Monti" si affretti a fornire tale materiale almeno agli organi di stampa..altrimenti rimane ci che stato ben ricostruito e sancito nelle motivazioni della sentenza di primo grado uscite lo scorso anno.... e comunque basta leggere la sentenza "Scozzari" della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che si trova tranquillamente in rete, per verificare che i motivi per i quali l'Italia stata condannata nel 2000 sono due: il fatto di aver affidato due minori al Forteto i cui principali responsabili erano stati condannati per abusi nei confronti di minori e minorati psichici come ha detto l'Avv. Marchese e, come riferisce il Sig. "Dai monti", per non aver fatto incontrare a sufficienza i minori con la madre. Chi volesse approfondire: http://avvocatogiovannimarc

    rispondi a Pietracito Sergio
    dom 15 maggio 2016 09:23
  • Pietracito Sergio

    hese.com/sentenza-forteto-corte-europea/ Consigliabile leggere lontano dai pasti a digestione gi avvenuta...

    rispondi a Pietracito Sergio
    dom 15 maggio 2016 09:23
  • Dai monti

    L'avv. Marchese dimentica che la sentenza del 2000 prevedeva una condanna per non aver fatto incontrare a sufficienza i minori con la madre; prevedeva inoltre il controllo sull'affidamento; questa parte stata seguita dal Consiglio dei Ministri d'Europa che ha incaricato funzionari ad hoc; sono stati sentiti anche i responsabili dell'Asl locale che seguivano i minori affidati; sono state coinvolte diverse istituzioni e alla fine del percorso nel 2008 lo stesso organo europeo emetter una relazione conclusiva che esprimer giudizio positivo per il "luogo" e le procedure di affido (verificate pi volte).

    rispondi a Dai monti
    dom 15 maggio 2016 10:08
  • Giancarlo

    Ma come c'era questa relazione fin dal 1980 e nessuno ha fatto qualcosa. ma una vergogna assoluta. Certo vero: negare,negare,negare, zitti,zitti,zitti, ecco l'insegnamento sinistroide in 70 anni nel Mugello.

    rispondi a Giancarlo
    ven 13 maggio 2016 03:46