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La" Prova dei Resilienti ". L'avventura di tre arditi ciclisti

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La Prova dei Resilienti . L'avventura di tre arditi ciclisti La Prova dei Resilienti . L'avventura di tre arditi ciclisti © n.c.
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Dal nostro collaboratore Guglielmo Braccesi riceviamo e pubblichiamo la seguente nota: L’idea di una prova ardimentosa da effettuarsi in bicicletta, nacque una sera comodamente seduti con le gambe sotto ad un tavolino, sul quale molto probabilmente era transitato troppo nettare di Bacco. Ma ogni proposta indecente, fatta scientemente od incoscientemente, necessita sempre di qualche animo irrequieto per portarla a compimento, o per lo meno anche solamente per provarci. Fummo in tre ad avere l’ardire di tentare, in due sicuramente ignari di ciò al quale saremmo andati incontro. Tre, ma avremmo dovuto essere almeno in quattro, o forse più se non si fosse messo di mezzo tale Mr Ray Pane a romper le uova nel paniere. Anzi a rompere la gamba dello stoico Generale, leader indiscusso di questo scalcinato gruppuscolo di arrembanti pedalatori della domenica, “colpito” pochi giorni prima della prova e “affondato” da Ray che con la sua auto lo falciò insieme al prode Beppone, mentre si allenavano in bicicletta su un passo appenninico. L’esecuzione dell’ardimentosa prova vacillò, vista l’assenza di Beppe richiamato all’ordine vacanziero, ma soprattutto vista l’assenza del Generale, relegato in un sudario di bende zincate. Ma l’eroico condottiero, ideatore della prova dei Resilienti, cioè di coloro i quali, immersi in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti, esortò i tre a non mollare, a non abbandonare l’idea di portare a compimento un sogno. Restai ferocemente titubante sulla possibilità di riuscire nell’impresa, consapevole delle mie possibilità, timoroso di ciò che non avevo mai sperimentato, certo della complessità della prova, sicuro come non mai sulla fatica e sulla sofferenza che ne sarebbero derivate. Ma quando la mattina alle 5 suonò la sveglia, balzai giù dal letto, convinto di provarci nel migliore dei modi. Ah, dimenticavo, la prova prevedeva di fare un giro di oltre 200 km, con 9 passi appenninici ed un dislivello stimato, compreso fra 5000 e 6500 metri. Tempo previsto di pedalata sulle 9 ore. In garage, prima di inforcare la mia fedele Bianch-ona, confessai a me stesso i timori, auspicando favori celesti per noi che ci apprestavamo a fare “l’uscita dell’anno”. I miei compagni d’avventura, un funambolico ciclista dalle grandi capacità di scalatore ed un ex olimpionico, atleta da sempre, si presentarono all’appuntamento delle 6 del mattino, ed insieme partimmo per la nostra Gran Fondo dei Resilienti. L’aria fresca e frizzante di un mattino di metà agosto, fu velocemente sostituita da una prepotente caligine che solamente nelle discese in ombra rendeva un po’ di respiro. Si alternarono salite a discese, curve a lunghi dirizzoni, pedalate vigorose ad un passo di conserva, ma mai dal nostro viso se ne andò l’espressione felice e soddisfatta di chi ci sta provando con tutto il proprio sentimento. Arrivarono per ognuno di noi momenti di maggiore sofferenza, momenti nei quali avremmo voluto essere comodamente seduti su un morbido divano, piuttosto che su una scomoda sella in carbonio. Ma come si alterna in modo cadenzato il buio delle tenebre allo splendore della luce, i momenti di sconforto, finirono per lasciar spazio ai momenti di felicità, di ilarità e di soddisfazione, specialmente quando, una volta superato l’ultimo passo, in vista della vallata del Mugello la mia emozione per aver completato l’ultima salita, si tramutò in nuova energia per spingere gli ultimi 30 km contro vento. L’aria del primo pomeriggio arrivava a bruciare nelle narici ed in gola mai tanto era calda, ma ormai era fatta, i 200 km (203 per la precisione) erano stati percorsi, così come i 5950 metri di dislivello, in 8h 48’ di pedalata effettiva. Le previsioni erano state rispettate utilizzando le gambe, utilizzando il cervello ed utilizzando soprattutto tanto cuore.

 

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