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Quando la campagna scende in centro città nel primo giorno di primavera

Si respira aria buona al Cernacchio in via Condotta. Nella Firenze senza turismo alla riscoperta dei valori che credevamo persi.

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Francesco e Barbara nella loro bottega Francesco e Barbara nella loro bottega © Ok!News24
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Un viaggio nel centro di Firenze in epoca covid pare sempre surreale. L'eco delle orde dei turisti al seguito dell'ombrellino della guida di turno che si aggiravano sgomitando vicoli e persone paiono fantasmi lontani. Spariti con loro anche molti locali civetta dove il panino e la bibita di turno erano prestampati come a Venezia, Madrd, Londra, Berlino, New York, etc..

Firenze senza (troppo) turismo torna un po' agli anni'70 e 80. Quella iconica dei film di Amici Miei dove fra una supercazzola e un antani si vedevano ancora le vecchie botteghe con la luce giallastra e la genuinità di chi si rimbocca le maniche e guarda al futuro dopo il buio della guerra e dell'alluvione.

Forse Firenze oggi è un po' così anche se in versione 4.0. Vaporizzato il turismo massificato dei low cost, del b &b e del last minute si riscoprono con l'eco dei propri passi sul selciato anche sapori che prima parevano perduti fra un turbinio di troppe offerte. Paradossalmente mentre tanti hanno tirato giù bandone o faticano a rialzarlo c'è chi, in controtendenza, apre bottega mangereccia  a due passi da Palazzo Vecchio e senza turisti.

Francesco e Barbara, fratello e sorella dalla simpatia rassicurante e le maniche rimboccate di chi guarda lontano verso i sogni hanno deciso di aprire il loro Il Cernacchio nel primo giorno di primavera il 21 marzo 2021 in piena terza ondata da pandemia.
Una data casuale a loro dire. Noi  vogliamo crederci e prenderla solo come un auspicio per un futuro radioso.

Una bottega famosa in zona con un nome simile fino a pochi giorni prima con una gestione popolare che rende il carico dell'eredità più pesante ma Francesco e Barbara ci sanno fare.
La piccola bottega è accogliente con quel gusto country, quel tanto legno, quei prodotti di qualità che brillano nelle madie, e quei profumi di buono e di casa che attirano da dietro il bancone. Ottime schiacciate, salumi di qualità, pappa al pomodoro, ribollite e altre fiorentinità nel piatto. 
Pare di essere a casa, ma in una casa colonica accogliente col profumo di fieno sull'aia e il vino nel fiasco appoggiato sulla tovaglia a scacchi, poi guardi fuori dalla porta e vedi in alto la torre di palazzo Vecchio.

Francesco e Barbara affettano finocchiona e preparano schiacciate farcite profumatissime mentre raccontano di questa scommessa, di questa voglia di riportare la campagna e quei saperi e sapori all'ombra della torre di Arnolfo. Di questa loro nuova vita post pandemia .
Barbara lavorava poco più in la in un locale dove ogni giorno passavano migliaia di turisti mentre Francesco prima del covid faceva tutt'altro, ma oggi sono l'esempio di come nel calore della famiglia della clausura della primavera 2020 due fratelli guardandosi in faccia e guardando lontano nei loro sogni abbiano deciso di scommettere su loro stessi e su Firenze,

Quella Firenze vera e bottegaia che ha sempre saputo rialzarsi dopo le grandi cadute calzandosi bene il cappello di paglia sulla testa e rimboccandosi le maniche della camicia a quadri, come loro.
Come Francesco e Barbara di cui sento ancora, socchiudendo gli occhi, la genuinità e la bontà della pappa al pomodoro.

 

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