piange di solitudine il Piazzale Michelangelo © Nadia Fondelli
Scruta l'orizzonte, si tocca il berrettino per sistemarselo e poi allarga le braccia. Gli occhi sono malinconici e lo è anche il paesaggio che si apre davanti a noi.
Stefano poi sorride una di quelle risate nervose di circostanza. "Che ci vuole fare, novembre è sempre stato un periodo di bassa stagione, ma questo deserto non lo avevo mai visto".
In effetti il Piazzale Michelangelo così non lo aveva mai visto nessun fiorentino. Non ci sono più le file infinite di pullman turistici sbuffanti pronti a rovesciare dalla scaletta orde di turisti il tempo necessario per un selfie al volo sul terrazzo più bello del mondo.
Non ci sono più i camper con le famiglie nordiche che sostano oltre il tempo consentito non sapendo rinunciare a fermarsi davanti a tutto quel panorama unico al mondo.
Non ci sono più le coppiette che mano nella mano clandestinamente lasciano sulla balaustra fronte Ponte Vecchio il lucchetto promessa d'amore.
Scruta l'orizzonte sotto una pioggerellina fine che rende l'atmosfera ancora più triste Stefano e racconta che sta aperto solo per "non rimare a casa e impazzire. Vengo qua, apro il chiosco e se tutto va bene farò due caffè al giorno a qualche persona di passaggio."
"Fino alla scorsa settimana almeno il fine settimana qualcosa si muoveva, ma adesso con le limitazioni da zona arancione anche il sabato e la domenica sarà triste come questa pioggia di novembre".
Allarga le braccia rassegnato dall'idea che i turisti a vociare sorridenti sotto i loro ombrelini correndo verso la balaustra se tutto va bene si rivedranno a 2021 inoltrato.
Cerchiamo di tirare avanti così "sopravvivendo" come dice Stefano mentre cerca di cambiare discorso per cacciare via brutti pensieri.
E guarda ancora quell'orizzonte bellissimo che si allarga davanti al suo chiosco ripetendo ancora "guardi che deserto!"


