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Avvocati in sciopero: "Non si può lavorare con le misure anti covid"

La protesta sotto forma di sit in organizzata dal gruppo toghe 2.0 stamani davanti al Palazzo di Giustizia. L'avvocato Amelia Vetrone una delle portavoci: "La giustizia non può ripartire a metà".

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La protesta degli avvocati La protesta degli avvocati © Michele Fradella
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Erano davvero tanti gli avvocati del foro di Firenze che stamani si sono ritrovati davanti al palazzo di giustizia di Firenze, per manifestare che è impossibile lavorare con le norme imposte al settore che di fatto è ancora bloccato in seguito al lockdown del 9 marzo scorso.

"Un disagio - spiegano le toghe - che ha di fatto bloccato il diritto dei cittadini di avere un’assistenza legale adeguata". Il flash mob è stato organizzato dal gruppo "Toghe Fiorentine 2.0": ideatori dell’iniziativa, gli avvocati Francesca Bonagura, Tiziana Morgese, Antonio Ossi, Jacopo Pepi, Francesca Proietti Placidi, Andrea Quercioli e Amelia Vetrone.

“Il gruppo si fa portavoce del malcontento diffuso tra avvocati e professionisti del diritto che si trovano quotidianamente a confrontarsi con le mille difficoltà di ogni genere che rallentano o paralizzano il sistema giudiziario" spiegano gli ideatori del flash mob.

"Le misure adottate all'indomani dell'emergenza Covid-19 non sono più sostenibili né compatibili con il normale svolgimento della professione forense - aggiungono gli avvocati -. Per questo l'avvocatura chiede di poter svolgere il proprio lavoro nel rispetto delle regole, ma senza mortificazione della funzione e del ruolo che rappresenta, a tutela dei diritti dei cittadini”.

“Il settore giustizia, a differenza di altri, non è affatto ripartito con la "fase 2" e i numerosi appelli da parte del ceto forense sono ad oggi rimasti inascoltati. Si deve ripartire e si deve essere messi nelle condizioni di poter operare e lavorare nel luogo che più rappresenta gli avvocati, il tribunale, senza orari di cancelleria ridotti al minimo, senza necessità di dover entrare nelle cancellerie solo su appuntamento, senza dover dire ai propri assistiti, come spesso accade: è stato rinviato tutto all'anno prossimo”.

L'avvocato Amelia Vetrone una delle portavoci ci racconta in esclusiva: "La giustizia non può ripartire a metà perchè questo significa non tutelare i diritti di tutte le persone e poi non si può lasciare la categoria degli avvocati priva di qualsiasi tutela.
Serve maggior decoro e rispetto per il ministero che esercitiamo perché dietro ogni avvocato ci sono decine di assistiti che hanno diritto ad avere giustizia. Come diceva Calamandrei - conclude - la giustizia è una cosa seria e gli avvocati non sono dei giocolieri. Anche noi dobbiamo ripartire in maniera completa così come tutte le altre attività produttive."

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