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I Radicali italiani visitano il carcere di Sollicciano. Il tesoriere Filippo Blengino: "Denunceremo il Ministro Nordio"

"I detenuti sono stanchi e demotivati, alcuni di loro vogliono tentare il suicidio. Una situazione indegna di uno stato di diritto".

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La delegazione di Radicali Italiani. Da sx Matteo Giusti, Filippo Blengino, Pierina (una militante attivista), Lorenzo Tinagli e Ramon Rosi La delegazione di Radicali Italiani. Da sx Matteo Giusti, Filippo Blengino, Pierina (una militante attivista), Lorenzo Tinagli e Ramon Rosi © OK News 24
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Si è tenuta, nella giornata di Giovedì 30 luglio, la visita di una delegazione di Radicali Italiani alla casa circondariale di Sollicciano. Tra i componenti del gruppo: Filippo Blengino (Tesoriere Radicali Italiani), Matteo Giusti (Presidente Comitato Nazionale Radicali Italiani), Ramon Rosi (Segretario del Circolo radicale fiorentino Andrea Tamburi) e Lorenzo Tinagli (Presidente del Consiglio comunale di Prato e esponente di Radicali Italiani).

Una visita resa necessaria dati gli episodi per cui il carcere fiorentino ha fatto parlare di sé negli ultimi mesi: dapprima il suicidio del giovane ventenne di origine tunisina Fedi Ben Sassi e in seguito la rivolta che ha interessato due sezioni della struttura.

La delegazione è stata dapprima ricevuta dalla Direttrice del carcere Antonella Tuoni, alla quale il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) ha imputato la totale responsabilità delle condizioni degradanti in cui il carcere versa, imponendole un ultimatum di 30 giorni per sanare la salubrità e la vivibilità della struttura per dipendenti e detenuti, per questo motivo, negli scorsi giorni, il gruppo consiliare del Partito Democratico del Comune di Firenze le ha espresso piena solidarietà. La Direttrice da sola infatti non ha queste capacità, non potendo provvedere da sé alle risorse economico-finanziarie per svolgere le dovute ristrutturazioni, ma la stessa ha più volte sottolineato le condizioni in cui i detenuti si trovano e le difficoltà in cui lei e il personale, dalla Polizia penitenziaria ai mediatori culturali, passando per gli educatori, versano. Per il momento le uniche vere risorse di cui si è a conoscenza sono i 7 milioni stanziati dal Ministero della Giustizia, ma sia i fondi sia i lavori risultano bloccati.

La delegazione è stata accompagnata dagli agenti di Polizia penitenziaria sia nei luoghi dove i detenuti trascorrono le loro ore d’aria, come la Biblioteca e la palestra, sia nelle sezioni dove si trovano i detenuti. Pareti cadenti, macchie di umidità attraverso cui passa l’acqua piovana, spaccature nel pavimento attraverso le quali filtra la luce.

I momenti emotivamente più difficili sono state le conversazioni con i detenuti. Alcuni di loro si sono mostrati molto disponibili, aprendo le porte delle loro celle e mostrando le condizioni in cui vivevano. Spazi piccoli, quasi claustrofobici, bagni forse molto più simili a cabine di uno stabilimento balneare, con pavimenti spesso in pendenza. Celle sprovviste di strumenti di ventilazione. Spazi piccoli che spesso sono condivisi da più persone. Una situazione improponibile, se a Firenze in questi giorni la temperatura raggiunge i 40 gradi, lì fa ancora più caldo.

I detenuti sono molto provati dal caldo, stanchi e demotivati. Alcuni di loro ci hanno raccontato di voler tentare il suicidio, una cosa molto forte e pesante da sentirsi dire. Come se non bastasse un quarto delle persone detenute nella struttura hanno lo status di imputati, sono detenuti innocenti che attendono una sentenza definitiva.

Ha detto Filippo Blengino.

L’impressione generale è che questo carcere, come altri ma forse più di altri, sia totalmente illegale rispetto alla legge e rispetto a tutte quelle regole che riguardano l’ordinamento penitenziario sia rispetto alla Costituzione sia rispetto alle normative europee. Qui viene violata la dignità umana sia delle persone detenute sia del personale che è sotto organico e vive in una condizione drammatica. Una situazione che va sanata urgentemente perché non è più degna di un paese che si definisce stato di diritto. Il sovraffollamento è totalmente fuori da ogni limite, vi è una situazione psichiatrica inaccettabile e una situazione di igiene e trattamento inaccettabile.

Per questa ragione i Radicali Italiani stanno preparando una denuncia contro il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, un gesto estremo per richiamare alle sue responsabilità l’attuale guardasigilli.

Insieme ai nostri avvocati denunceremo il Ministro Nordio perché siamo convinti che in questo momento sia in atto una tortura di stato verso queste persone. Riteniamo che il Ministro della Giustizia debba essere indagato per vedere se c’è del dolo in questa sua azione in riferimento al 613-bis (articolo che configura il reato di tortura). Vogliamo capire se l’omissione di tutte quelle azioni necessarie a evitare questo stato degradante costituisca un reato e quindi sia imputabile a livello penale.

Il parere che più emerso riguarda la necessità di abbattere il carcere, perché totalmente inadeguato per una corretta tutela dei detenuti.

Ma il dramma di questo carcere, come di molti altri, non si esaurisce a questo. La situazione è fuori controllo in tutta Italia. Ci sono 61 mila detenuti a fronte di una capienza molto minore. Ci sono una quantità di sucidi e tentativi di suicidi che rappresenta un triste record, così come rappresenta un triste record la quantità di atti di autolesionismo, per una recidiva che è un triste record in assoluto. Di fronte a ciò girarsi dall’altra parte e non riconoscere che questo sistema è totalmente fallimentare, totalmente inadeguato, significa non comprendere l’ABC dello stato di diritto.

 

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