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Sei interrogazioni senza risposta: i Consiglieri di Rufina Che Verrà interpellano il Prefetto

Sono ormai sei le interrogazioni presentate dai Consiglieri Comunali di Rufina che Verrà in attesa di una risposta scritta dalla Giunta: “ancora prima dell’emergenza sanitaria Rufina era già in emergenza democratica!"

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Il tavolo convocato in Prefettura da Luara Lega Il tavolo convocato in Prefettura da Luara Lega © Prefettura di Firenze
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I Consiglieri Comunali di Rufina Andrea Barducci, Daniele Venturi e Gaia Scotti dopo aver constatato la mancata risposta scritta del Sindaco di Rufina Vito Maida e dalla Giunta, entro i termini previsti nel regolamento del Consiglio Comunale e nel T.U.E.L., a 6 interrogazioni presentate, si sono visti costretti a scrivere al Prefetto di Firenze in data 3 marzo 2020 chiedendo un Suo diretto intervento, quindi prima dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19.

“Non si tratta solo di una grave violazione del regolamento, che mina i principi democratici dell’attività politico-amministrativa del Comune di Rufina, ma soprattutto di una colossale mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini che ci hanno eletto e che rappresentiamo in Consiglio. Prima di rivolgerci al Prefetto abbiamo anche interpellato il Presidente del Consiglio Comunale, essendo di sua competenza il rispetto del regolamento, ma nonostante si sia impegnato a risolvere la questione di fatto non è cambiato niente e ad oggi non ci sono risposte scritte.", spiegano i consiglieri

"Le interrogazioni in attesa di risposta trattano temi di forte interesse per i nostri cittadini come: la raccolta dei rifiuti, sicurezza e manutenzione di parchi e cimiteri, l’implementazione della banda ultra-larga e la rendicontazione di feste del 2019 – Bacco Artigiano e Corso della Nave. Non sono quindi temi relativi agli ultimi mesi, ma questioni talvolta annose e ancora irrisolte; viene dunque da chiedersi il perché del ritardo delle risposte, dato che l’emergenza sanitaria è iniziata quando già erano scaduti i termini per le risposte: per ora resta la vergogna di un silenzio assordante”, concludono.

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