È dedicato a Rossella Casini, la studentessa fiorentina vittima della ‘ndrangheta calabrese e uccisa nel 1981, l’acero che ieri mattina è stato piantato nel giardino scolastico della scuola secondaria di primo grado “Ippolito Nievo” di San Casciano in Val di Pesa.
Un albero simbolico che rappresenta un legame metaforico tra la terra, dimensione concreta in cui si vive e si impara a coltivare il futuro, come avviene a scuola, e il cielo, che simboleggia aspirazioni, sogni, desideri e gli orizzonti del sapere che ragazze e ragazzi esplorano e condividono nel loro cammino di crescita sociale e culturale.
Questa pianta vuole essere un segno tangibile della necessità di costruire, grazie al contributo di ciascuno e partendo dai luoghi dell’educazione, una società più equa, più giusta, più sensibile e attenta alla cultura della legalità, al rispetto delle regole, al dialogo e all’inclusione.
Galleria fotografica
Alla base dell’albero, che richiama la funzione vitale dei principi su cui si fonda la democrazia, è stata posta una targa commemorativa con il nome di Rossella Casini, un omaggio alla sua gioventù spezzata in modo atroce e un ricordo di tutte le vittime delle mafie. Rossella, medaglia d’oro al valore civile, fu massacrata dalla ‘ndrangheta per aver cercato di salvare il fidanzato, Francesco Frisina, di Palmi, dalle rivendicazioni della sua famiglia mafiosa. La giovane tentò invano di convincerlo a collaborare con la giustizia e spezzare il silenzio dell’omertà, ma fu coinvolta nelle faide delle famiglie mafiose che la uccisero brutalmente, violentandola, facendola a pezzi e gettandola in mare, nella tonnara di Palmi.
L’iniziativa si è svolta alla presenza del sindaco Roberto Ciappi, degli assessori Francesco Volpe e Duccio Becattini, della dirigente scolastica Michela Ragionieri e dei rappresentanti di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, in particolare di alcuni membri del presidio “Emanuela Loi” di Sant’Andrea in Percussina, promotori del progetto, sostenuto e accolto dal Comune di San Casciano e dall’Istituto comprensivo “Il Principe”.
La piantumazione dell’albero, dedicato a Rossella Casini e a tutte le vittime delle mafie, rappresenta il secondo momento di un percorso iniziato lo scorso anno con la presentazione e la lettura del libro di Sabrina Sezzani, “Storia e non storia di Rossella Casini”, presso la sala “Lucia Bagni” della biblioteca comunale, un evento che coinvolse due classi della scuola “Nievo”, anch’esse presenti alla cerimonia della scopertura della targa commemorativa.
“L’antimafia si fa con le persone, non solo con le istituzioni e le forze dell’ordine – ha dichiarato il sindaco Roberto Ciappi - la cultura dell’antimafia nasce e cresce con tutti noi, giovani, adulti, anziani, con le cittadine e i cittadini che a qualunque età si impegnano a non girarsi dall’altra parte di fronte ad un atto di sopraffazione e prevaricazione, con tutti coloro che nella quotidianità lavorano per contrastare e mettere al muro l’indifferenza, una delle acerrime nemiche della legalità. L’acero, carico di significato civico, è un simbolo di vita che vuole far riemergere una storia a lungo dimenticata e ricordarci l’importanza di essere portatori di valori, di cooperare, da persone attive, responsabili, consapevoli, perché l’antimafia sia l’elemento di giustizia che unisce e tiene insieme la nostra comunità”.
Anche per la dirigente scolastica Michela Ragionieri “la scuola rappresenta il primo luogo in cui germogliano e si portano avanti i ‘semi’ della legalità perché è nella scuola che nascono i futuri cittadini e le future cittadine, coloro che per primi devono lottare per la società del domani, sono contenta di poter accogliere questo progetto, ereditandolo da chi mi ha preceduto, continueremo a sviluppare e realizzare percorsi analoghi che mettano al centro il ruolo della cittadinanza attiva”.
I rappresentanti di Libera, che da anni operano nelle scuole di San Casciano, sono intervenuti per ribadire il ruolo della conoscenza, della cultura e dei comportamenti corretti che possono determinare cambiamenti e far indietreggiare la mafia. “Per citare una frase di Antonino Caponnetto – hanno concluso – "la mafia teme più la scuola della giustizia", l’istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa”.