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San Niccolò nella morsa del corteo contro la legge antirave

Dopo San Jacopino arriva la "ribellione" dell'altro rione popolare rimasto del centro storico

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Un momento del corteo Un momento del corteo © Ok!News24
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Un rione di fiorentini ancora residenti "resistenti" quello di San Niccolò come continuano a dichiararsi.
Già penalizzati dal turismo di massa, dai parcheggi che non ci sono o che se va bene sono molto più che selvaggi, dai locali con schiamazzi estivi camuffati da ristoranti, dalle botteghe storiche che si trasformano in mangifici dalle case popolari che diventano air b&b oggi questi fiorentini alzano la voce perché ancora una volta, loro malgrado si sentono ostaggi di altri perché sono stati "scelti".

A sceglierli questa volta è stato il popolo dei rave quello che con un corteo autorizzato oggi pomeriggio ha paralizzato l'Oltrarno fiorentino tenendo in ostaggio San Niccolò e i suoi residenti.
Nei giorni scorsi le Forze dell'Ordine a onor del vero avevano avvertito i residenti con un decalogo di "buona ospitalità".

"Tenete i locali aperti e se vogliono andare in bagno, oppure bere gratis lasciateli stare" si sono sentiti dire attoniti da chi la legge deve farla rispettare.
E in tanti hanno deciso di chiudere rinunciando agli incassi di un sabato pieno di turisti che precede un "ponte" di tre giorni pur di non subire danni e essere ostaggio di un corteo a cui a quanto pare è permesso tutto.

"Qui è un tappeto di bottiglie - raccontano dei residenti - pieno fra l'altro di venditori abusivi di alcolici che incassano con gente già palesemente ubriaca o piena di altre sostanze.
Non comprendiamo come mai solo alcuni giorni fa per i tifosi polacchi del Pozdan sia stato attuato il divieto di vendita in vetro e invece per i ragazzi del corteo tutto è permesso".


L'incedere lento del corteo in area Unesco e quindi molto fragile (le camionette blindate della Polizia sono a "difesa" di Pone Vecchio) lascia dietro di se scie dì vetri rotti e urina ovunque per le vie che si trasformano in latrine a cielo aperto. 
Tremano i polsi a molti del rione a vedere questi giovani già alterati salire verso le monumentali e fragili Rampe del Poggi. 
Tirano un sospiro, incrociano le dita sperando solo che tutto vada bene e che tutto finisca prima possibile mentre osservano inermi e impotenti l'onda barbarica che violenta il rione.



 

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