Il terremoto politico borghigiano a sinistra per certi versi ricorda un po' la situazione analoga che si è vissuta nella città metropolitana e che ha portato a una scissione interna al fronte Dem che rischia di costare caro. A Borgo San Lorenzo, così come a Firenze, la maggioranza interna al Pd uscita sconfitta dal congresso nazionale che ha portato all'elezione della segreteria Elly Schlein (Omoboni a Borgo e Nardella a Firenze) hanno spinto i sindaci uscenti che sognavano di cambiare la legge per presentarsi per un terzo mandato a rivedere drasticamente le loro posizioni rispetto allo strumento delle primarie.
Primarie che peraltro ricordiamo essere stato per molto tempo uno strumento di democrazia diretta sbandierato dalla sinistra sulla faccia delle destre poco inclini a un loro utilizzo. Ma le diverse anime Dem che in tempi di prima repubblica si sarebbero definite "correnti interne" non sono riuscite a trovare una quadra. In ballo questioni di principio irrinunciabili (tu dai una cosa a me poi io ne do una a te) necessarie per mettere d'accordo le varie componenti di un partito molto trasversale che ricordiamo essere nato dalle ceneri del Pci da una parte e della Dc dall'altro.
Tornando al caso borghigiano c'è da sottolineare in prrimis e ce ne duole che nessun effetto pare abbia sortito l'appello della candidata Dem Cristina Becchi (investita dal ruolo da Omoboni senza passare dalle primarie così come a Firenze Sara Funaro è stata investita direttamente da Dario Nardella sempre senza passare dalle primarie) di affrontare la campagna elettorale con una politica fatta di gentilezza e rispetto, anche perché alla fine a vincere è sempre il partito del non voto.
Becchi ha anche provato (così come lo ha fatto a Firenze Funaro con Del Re) a ricompattare il fronte del centro sinistra per tenere insieme le diverse sensibilità e poter affrontare la sfida alle amministrative uniti ma a niente è valsa neanche la promessa di compattarsi anche grazie a liste civiche che strizzassero l'occhio a Italia Viva a supporto.
A Firenze la scissione dell'ala delreiana è stata sancita in consiglio comunale con il no al Poc, anche se in realtà si è aspettato l'occasione giusta dato che Firenze Democratica è nata in seguito al diniego della segreteria fiorentina del Pd d'impedire a Cecilia Del Re le primarie, mentre a Borgo la scissione si è manifestata davanti all'appello ignorato di quasi 400 iscritti ed elettori che firmando un documento chiedevano di fare le primarie e candidare alle stesse Gabriele Timpanelli.
I "Progressisti Democratici" di Borgo San Lorenzo stanno al Pd locale così come "Firenze Democratica" nel capoluogo sta al Pd cittadino?
Tante davvero le similitudini a iniziare da un percorso partecipativo in atto che coinvolge i cittadini nella stesura di un programma condiviso e nell'intenzione di catalizzare tutti gli scontenti (molti) di questo "sistema" Dem a cui si cerca di sfuggire e che sta dimostrando una certa stanchezza...
A Borgo San Lorenzo la corrente "secessionista" del Pd trova una sponda nella (consolidata) lista "Borgo in Comune" e ha individuato in Leonardo Romagnoli il candidato sindaco; una persona dalla competenza ed esperienza consolidata così come quella della sua vicesindaca indicata ovvero quella Silvia Notaro tra le fondatrici della lista assieme a Gabriele Timpanelli, anche lei con esperienza politica cristallina sia da consigliera comunale che nel partito e riesce a riunire a se anche quella componente del Movimento Cinque Stelle che localmente era rimasto fuori dai giochi.
Che Leonardo Romagnoli, unico uomo della disfida, sia l'outsider nella corsa alla poltrona di Omoboni fra Cristina Becchi e Fulvia Penni?