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Scuola, compleanni e torte fatte in casa. Un po' di chiarezza (e si scopre che)

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L’anno scolastico è iniziato da poco. Ma, in occasione dei compleanni dei bambini, sorge il classico problema: torta o non torta? Fatta in casa si può? Proprio la festa in classe per spegnere le candeline con i compagni di studio e di gioco è spesso motivo di controversie fra genitori da un lato e insegnanti e dirigenti scolastici dall’altro. Oggetto del contendere appunto il dolce – o anche altri alimenti che gli fanno da contorno – e la sua natura casalinga, genuina e familiare oppure i dolci di pasticceria giunti in tavola, meglio, in cattedra, rigorosamente confezionati, impacchettati, integri (o addirittura dolci industriali, seriali, asettici, garantiti, certificati uno ad uno). Annosa questione che contrappone chi dice che nel dolce casalingo ci sono solo ingredienti genuini a chi vi obietta che però fatti in quel modo possono essere contaminati, portatori di germi o di chissà quali altre infezioni. Fatto sta che spesso gli uffici scolastici vietano perentoriamente l’introduzione a scuola di cibi preparati in casa. Ed è capitato che lo facciano adducendo regolamenti dettati dagli uffici del settore sicurezza alimentare dell’Azienda sanitaria locale. Un po’ di chiarezza forse aiuta, soprattutto se accompagnata dal buon senso. Per liberare il campo da ogni equivoco è bene ricordare che l’autorità competente, ovvero il settore sicurezza alimentare dell’Azienda sanitaria di Firenze, rifacendosi alle normative vigenti, non ha espresso alcun regolamento o avviso o atto che obblighi all’acquisto di prodotti inscatolati o industriali nel caso di festicciole in classe. Compito della Asl in questo caso è quello di fornire consigli generici di “educazione alimentare”. È chiaro che il divieto di introdurre a scuola cibi confezionati a casa mira a contrastare rischi di allergia e contaminazione degli alimenti che, nel  caso di ridotta integrità della preparazione, nonché dell’utilizzo di ingredienti favorenti allergie, potrebbero causare incidenti (tossinfezioni, shock anafilattico), dei quali si tratta poi di comprendere chi sia il responsabile, spostando la diatriba dal piano delle idee divergenti a quello delle carte bollate. Sono questi provvedimenti, forse talvolta troppo restrittivi, ma introdotti sulla base della salvaguardia dell’igiene alimentare. E tuttavia, non esistendo nel merito una vera e propria disposizione di legge che vieti l’introduzione a scuola di cibi casalinghi (la merenda portata da casa continua ad essere un’importante consuetudine per molti alunni), è la direzione scolastica che, avvalendosi delle prerogative ad essa attribuite, decide, assumendosene la responsabilità, se consentire o meno l’introduzione di alimenti non confezionati in occasione di eventi festivi che si svolgono in locali pubblici occasionalmente resi disponibili per uso privato. Nel caso in cui sia concesso di introdurre a scuola cibi preparati a casa il consiglio del settore sicurezza alimentare dell’Azienda sanitaria di Firenze è che non vengano impiegati preparati a base di prodotti crudi, si eviti la preparazione di torte con panna o creme fresche, si rinunci all’utilizzo di frutta secca a causa del potenziale potere allergenico. Viene inoltre consigliato di impiegare la frutta solo dopo averla accuratamente lavata e di optare per torte semplici (crostate, ciambelle, torte Paradiso, ecc.) che l’alta temperatura ed il periodo di stazionamento in forno rendono quasi sicure al 100%. Le “Linee di indirizzo per la ristorazione scolastica” del Ministero della Salute invitano a facilitare, sin dall’infanzia, l’adozione di abitudini alimentari corrette per la promozione della salute e la prevenzione delle patologie acute, croniche e degenerative (allergie, diabete, tossinfezioni, malattie cardiovascolari, obesità, ecc.) di cui l'alimentazione scorretta è uno dei principali fattori di rischio. Il diritto dei bambini ad avere un’alimentazione sana ed adeguata al raggiungimento del massimo della salute ottenibile è sancito anche dalla “Convenzione dei diritti dell’infanzia”, adottata dall’Onu nel 1989. Obiettivi raggiungibili con facili accorgimenti, buon senso, senza estremismi  salutistici che limitino la comunanza e l’interrelazione da un lato e senza il rischio che una torta fatta in casa si renda responsabile di spiacevoli conseguenze. (M.D.)

 

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