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Torniamo ancora a parlare di consumo di suolo e non per i complimenti ricevuti per il nostro approfondimento di alcuni giorni fa (articolo qui) ma solo nella consapevolezza che, come recitava la stessa Europa nel 2021: "Terreni e suoli continuano ad essere soggetti a processi di forte degrado come l'erosione, la compattazione, la riduzione di materia organica, l'inquinamento, la perdita di biodiversità, la salinizzazione e l'impermeabilizzazione" fissando l'obiettivo dell'azzeramento del consumo di suolo netto entro il 2050.
Ricordiamo che per rendere fertile un centimetro di suolo servono almeno 100 anni.
Con i terreni della piana fiorentina ancora coperti di fango e le inestimabili perdite in vite umane (8 morti) ed economiche analizziamo altri dati sullo status quo del consumo di suolo del nostro pese.
In In Italia negli ultimo 50 / 70 anni i suoli hanno perso decine di centimetri di spessore e, di conseguenza, il 35% della loro capacità di ritenere acqua.
La riduzione di sostanza organica del suolo, che si trasforma in anidride carbonica, è causa delle più frequenti alluvioni che si registriamo negli ultimi due decenni.
Tradotto: frane, smottamenti e alluvioni che nell'ultimo anno hanno colpito con frequenza l'Italia sono figlie oltre che della cattiva gestione del territorio e degli alvei, della ridotta capacità del suolo di contenere acqua.
E' urgente più che mai imporre più che scudi verdi, auto elettriche, case green e altre amenità del genere una seria politica di gestione dei suoli, dei versanti e di recupero della sostanza organica a livello mondiale come afferma e lo abbiamo detto in premessa, la stessa Europa.
Una visione d’insieme dell’area colpita dalla alluvione del 2 novembre scorso e compresa fra Firenze-Prato-Pistoia ce lo fornisce l’Istituto Regionale Programmazione Economica della Toscana e parla da solo.
Uno studio del 2018, ma ancora attuale, che peraltro in premessa denuncia la frammentazione nel reperimento di dati incompleti o mancanti fra le varie amministrazioni ed enti che fa pensare male ad essere maligni.
La prima cosa che emerge è l’aspetto del territorio: "la sovrapposizione di elementi generati dallo sviluppo economico successivo al secondo conflitto mondiale."
Quest'area ha vissuto un processo di urbanizzazione continuo e costante dal dopoguerra in poi su pochi nuclei antichi o di formazione otto-novecentesca (centro storico di Campi Bisenzio, Ville medicee di Carmignano e Poggio a Caiano oltre agli abitati di Signa e Sesto Fiorentino cresciuti a cavallo fra Ottocento e Novecento e a Prato nell’area delle prime grandi fabbriche tessili nella zona nota oggi come Macrolotto Zero).
Qui è l'incrocio dei tracciati di due autostrade nazionali – A1 e A11 - che di fatto la suddividono in quattro grandi settori, fisicamente comunicanti fra loro e con l'esterno attraverso un numero limitato di varchi artificiali, ponti o sottopassaggi e di più reti ferroviarie fra cui l'ex direttissima Firenze-Bologna, la linea Firenze-Prato-Pistoia-Lucca-Viareggio e la linea Firenze-Empoli-Pisa.
Il continuo sviluppo urbanistico e demografico ha portato all’inevitabile sviluppo anche di attività economiche, grandi attrezzature pubbliche e infrastrutture, zone industriali/artigianali e direzionali (Osmannoro, Capalle, Pratignone, Calenzano, i due Macrolotti industriali di Prato, ecc...); le attività di logistica (grazie alle due autostrade e alla ferrovia) e di vendita all’ingrosso a cui si sono aggiunti negli anni recenti i centri commerciali e specializzati e con essi servizi di richiamo come cinema multisale, centri fitness, etc…
Inoltre qui sono conglobati altre importanti infrastrutture come:
l’aeroporto Amerigo Vespucci a Peretola (circa 1.100.000 mq), l’Interporto della Toscana Centrale a Prato-Gonfienti (700.000 mq), il “Polo tecnologico” delle Ferrovie all’Osmannoro (circa 100.000 mq).
Di contrappasso il sistema agro-ambientale del territorio costituito anche dalle aree umide (oggi sottoposte a tutela) è fortemente ridimensionato a causa dei processi di urbanizzazione.
Le aree ad uso agricolo della Piana sono oggi “ritagliate” dalle infrastrutture stradali, ferroviarie e idrauliche e intercalate a comparti urbanizzati, zone industriali, impianti tecnologici, grandi attrezzature, aree protette, casse di espansione, ecc., e costituiscono un sistema estremamente discontinuo formato da “isole” e da alcune “fasce”.
Andiamo a vedere nel dettaglio com'è composta la piana fra Firenze-Prato-Pistoia, uno dei cuori economici d'Italia.
AREE UMIDE E FIUMI
Delle aree umide, in alcuni casi necessarie anche per la difesa idraulica, una parte è andata perduta progressivamente sostituita da incolti: è il caso ad esempio degli Stagni di Gaine all’Osmannoro, degli Stagni di Settesoldi a Poggio a Caiano, del Lagone di Signa.
Nel dettaglio e a proposito di difesa idraulica, le aree umide si estendono per una superficie totale di oltre 1.900 ettari distribuita tra i comuni di Firenze, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, Signa, Poggio a Caiano, Carmignano e Prato.
Comprendono le aree:
San Donnino a Campi Bisenzio, con 3 casse di espansione (superficie circa 20 ettari)
Castelletti a Signa con 4 casse di espansione (superficie circa 30 ettari)
Bassa-Olmetti a Campi Bisenzio, (superfice 6 ettari)
Stagni di Focognano a Campi Bisenzio (superfice circa 100 ettari)
Podere La Querciola (superficie 56 ettari)
Cascine di Tavola (Prato) (superficie circa 300 ettari)
area Pietramarina di Carmignano (superfice 223 ettari)
area Artimino di Carmignano (superficie 691 ettari)
La Piana Firenze-Prato come la conosciamo oggi è l’esito di varie bonifiche che hanno determinato rilevanti modificazioni negli assetti ambientali, insediativi e soprattutto idraulici. I corsi d’acqua sono stati “imbrigliati con deviazioni dai loro alvei naturali.
Questo sia per i fiumi del reticolo idrografico principale: Arno, Ombrone e Bisenzio sia per i corsi d’acqua secondari: Mugnone, Terzolle, “Canale dell’Aeroporto” e Fosso Macinante la cui realizzazione risalente alla metà del XVI secolo permise la bonifica di tutta la zona dell’Osmannoro.
Nell’approfondimento dell’analisi idraulica si legge che fra la porzione di piana a monte dell’Arno e a valle della ferrovia Firenze-Bologna la pianura occupa una superficie di circa 13.900 ettari al cui interno si sviluppa un complesso sistema idraulico che comprende oltre ai corsi le opere di regimazione e difesa sia delle “acque alte” che delle “acque basse”.
Rientrano nella prima categoria le acque provenienti dalle zone montane e pedemontane ad ovest del Terzolle, il cui deflusso è assicurato da un sistema di collettori realizzati negli anni ’30 del Novecento per uno sviluppo complessivo di oltre 70 km. che attraversano le pianure di Prato, Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino. Sono corsi d’acqua a carattere torrentizio che scorrono a un livello rialzato rispetto al piano di campagna, richiedendo perciò arginature di tipo pensile ancora più alte e che dalla parte di Firenze confluiscono tutti nel Fosso Reale e da qui, per gravità, nel fiume Bisenzio all’altezza di San Mauro a Signa.
Sono invece definite “basse” le acque di pianura alimentate dalle piogge che originariamente per l’uso prettamente agricolo del territorio potevano defluire in caso di piena allagando i terreni circostanti e che oggi sono trattenute da argini artificiali e in alcuni tratti “tombate”, a difesa delle aree urbanizzate. Nell’insieme formano un reticolo di circa 60 km. che va a sua volte a confluire, con l’ausilio di pompe idrovore, nel Bisenzio.
La rete delle “acque alte” e quella delle “acque basse” entrano in relazione attraverso opere idrauliche (portelle e sifoni) e impianti idrovori, che tuttavia non riescono a garantire da soli la sicurezza del territorio.
Un territorio quindi dall’intrinseca fragilità amplificata dall’espansione dell’urbanizzato che è stato oggetto di molti interventi di protezione: molte casse di espansione sono già in funzione, distribuite nella fascia meridionale, in particolare verso il confine sud del comune di Prato, nella zona dei Renai di Signa, a est dell’abitato di San Donnino (Campi Bisenzio).
VIABILITA SU STRADA
L’area è attraversata e servita da due autostrade appartenenti alla rete nazionale: l’Autostrada del Sole (A1 Milano-Napoli) e L’Autostrada Firenze-Mare (A11 Firenze-Pisa).
Autostrada A1 si è ulteriormente sviluppata con la terza corsia lungo i 22 km. tra le uscite Firenze Nord e Firenze-Sud e nel tratto compreso fra Barberino di Mugello e Firenze Nord (17,5 km). All’interno dell’area sono presenti due uscite: Firenze Nord e Calenzano.
Autostrada A11 attualmente ancora a due corsie per senso di marcia è interconnessa alla A1 mediante il grande svincolo Firenze Nord-Firenze Ovest.
Le uscite all’interno del territorio sono quattro: Prato Ovest, Prato Est, Firenze Ovest e Sesto Fiorentino.
Infine c’è da prendere in considerazione e sempre ricadente nel territorio il raccordo autostradale dell’A11 fra l’interconnessione con l’A1 e l’innesto a Firenze città che costituisce il più importante asse stradale di penetrazione verso il capoluogo che mediante lo “snodo di Peretola” collega il sistema autostradale all’aeroporto Vespucci, alla circonvallazione ovest di Firenze (Viale XI Agosto) e da qui, attraversato il Viadotto dell’Indiano alla Strada di Grande Comunicazione Firenze-Pisa-Livorno posta dall’altra parte dell’Arno.
RETE FERROVIARIA
A Castello, tra Firenze e Sesto Fiorentino si trova il punto di raccordo fra la tratta ad alta velocità Firenze-Bologna (in funzione dal 2009 sulla direttrice Napoli-Milano) e il previsto sotto attraversamento AV di Firenze in direzione Roma (Castello-Rovezzano).
La linea Firenze-Prato-Pistoia-Lucca-Viareggio (su cui si innesta a Prato la vecchia “Direttissima” per Bologna, oggi utilizzata per servizi regionali e intercity)ha nell’area le seguenti stazioni: Firenze Castello, Zambra, Sesto Fiorentino, Il Neto, Calenzano, Pratignone, Prato Porta al Serraglio, Prato Borgonuovo, Prato Centrale.
La linea Firenze-Empoli-Pisa, che si biforca dalla precedente tra le stazioni di Rifredi e Castello, con fermate anche a Le Piagge e Signa.
Il tracciato della “Pisana” è stato velocizzato da un tratto in variante che si dirama dalla linea storica prima di raggiungere Signa all’altezza del Parco dei Renai e, dopo aver attraversato l’Arno, ha una fermata in viadotto a Lastra a Signa.
Un vecchio tratto in diramazione della linea attestato a Porta al Prato (presso l’antica stazione Leopolda) è stato riattivato nel 2009 per aumentare i servizi tra Firenze ed Empoli, passando per Le Piagge, senza gravare sulla stazione di Santa Maria Navella. A distanza di neanche un decennio, la linea – in effetti mai “decollata” – è in procinto di essere dismessa e sostituita da una linea tramviaria.
POLO LOGISTICO
L’Interporto della Toscana Centrale è una infrastruttura logistica realizzata tra il 1991 e il 2010 dall’omonima società a maggioranza pubblica in località Gonfienti (Prato).
E’ classificato “interporto di rilevanza nazionale” e si estende su una superficie di 71,2 ettari, compresa tra il fiume Bisenzio e la ferrovia Firenze-Prato, a valle dell’innesto della linea Direttissima per Bologna.
Oltre 50 ettari sono occupati da aree attrezzate per le attività interportuali (comprendenti viabilità e parcheggi interni per 104.000 mq, 91.000 mq di magazzini e 23.000 mq di uffici) e 8,3 ettari da una piattaforma con sei binari di 650 m ciascuno, raccordati al fascio Prato Sud della Firenze-Prato (otto binari, di cui quattro per stazionamento, due per la movimentazione a carro e due per il rifornimento ai magazzini).
L’impianto è ubicato nelle immediate vicinanze dell’uscita Prato Est dell’Autostrada Firenze-Mare (A11) e a meno di 4 km da quella di Calenzano-Sesto Fiorentino dell’Autostrada del Sole (A1).
Da segnalare la presenza a pochi passi dal polo intermodale di un sito archeologico di rilevanza internazionale contenente i resti di un insediamento di origine etrusca.
Il ritrovamento di questi reperti ritenuti di eccezionale valore avvenne nel 1997 durante gli scavi per la costruzione del secondo lotto dell’interporto e determinarono la modifica del progetto originario e l’introduzione di una specifica zona destinata a Parco archeologico nel Regolamento Urbanistico di Prato.
L’area, dichiarata patrimonio archeologico nazionale è stata acquisita nel 2016 dallo Stato.