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Terremoto Paterno. Indagati l'ex sindaco e il responsabile dell'Ufficio Tecnico

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Terremoto Paterno. Indagati l'ex sindaco e il responsabile dell'Ufficio Tecnico Terremoto Paterno. Indagati l'ex sindaco e il responsabile dell'Ufficio Tecnico © n.c.
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La nota della Forestale che ricostruisce lo stato delle indagini. Come abbiamo scritto questa mattina (clicca qui) il personale del Corpo forestale dello Stato, Comando Provinciale di Firenze, su disposizione della Procura della Repubblica di Firenze, sta eseguendo un provvedimento relativo al sequestro della ex Cava di Paterno, divenuta negli anni una vera e propria discarica di rifiuti industriali provenienti da varie parti della Toscana e da altre regioni d’Italia. Ecco il resto della nota:

Dopo mesi di indagini la Procura della Repubblica di Firenze ha disposto il sequestro della ex cava di Paterno. Le attività investigative del Corpo forestale dello Stato hanno portato a scoprire nel sito tonnellate di rifiuti di varia natura che dagli anni novanta sono stati portati sul posto per essere smaltiti illecitamente da numerose imprese toscane. Nel sito in questione erano stati rinvenuti, nel luglio 2013, stoccati nel piazzale, rifiuti costituiti dal polverino “500 mesh”, ritrovamento che ha generato da parte della Procura di Firenze la disposizione ad attivare numerosi accertamenti sullo stato dei luoghi e sui documenti attraverso ripetute attività di ispezione e di perquisizione. Al fine inoltre di completare l'accertamento sullo stato dei luoghi, sono stati approfonditi gli aspetti inerenti la corretta esecuzione delle attività di coltivazione di cava fino al ripristino ambientale, come previsto al momento in cui detta coltivazione si esaurisce. Si precisa che il sito oggetto di indagine presenta una estensione di circa 4,9 ettari e nasce come cava per l’estrazione del carbonato di calce per la produzione della calce. Legata a questa produzione, è stata anche autorizzata la gestione di rifiuti, che per anni, la ditta che gestiva le attività ha acquisito per mescolarli con la calce. Si trattava per lo più di fanghi per l’idratazione della calce viva. Nel 1998 vi fu un primo ritrovamento di rifiuti illecitamente interrati, si trattava dei fanghi provenienti dai lavori dell’Alta velocità, peraltro contaminati dalla presenza di idrocarburi, e la cava fu oggetto di attività di polizia giudiziaria da parte di ARPAT, dalla quale scaturì un progetto di bonifica del sito. Dagli accertamenti condotti dal Corpo forestale dello Stato e da ARPAT, durante le indagini, risulta che i rifiuti dell’Alta Velocità siano ancora presenti sul sito e in alcuni punti anche con alte concentrazioni di idrocarburi. I documenti esaminati nel corso dell’indagine hanno fatto emergere come in realtà la cava fosse esaurita già dal 1998 e di fatto i forni, per la produzione della calce, erano già spenti a quella data. Quindi i materiali da costruzione prodotti dall’impresa non erano altro che delle miscele composte di rifiuti e di cemento acquisiti da terzi Proprio per questo tipo di attività il sito della ex cava diventa il punto di arrivo di rifiuti, sia fanghi che polveri, provenienti da gran parte della Toscana e acquisiti illecitamente come materie prime per la produzione di materiali da costruzione. Si tratta di fanghi provenienti dal comparto delle concerie di Santa Croce, polveri provenienti dalla sabbiatura, sabbie provenienti dalla lavorazione del bicarbonato di sodio. Dalle indagini effettuate è emerso che questi rifiuti non solo venivano mescolati al cemento, ma venivano anche stoccati sia nel magazzino della cava che interrati nel sito, utilizzandoli per riempire la cava ormai dismessa. Numerose imprese quindi si rivolgevano al proprietario della cava per vendere i rifiuti da loro prodotti a basso prezzo, pagando poi un prezzo più alto per il loro allontanamento (valore comunque inferiore ai costi di uno smaltimento regolare). Gli accertamenti effettuati con l’ausilio di strumenti tecnici da profondità hanno portato a scoprire su tutto il sito numerosi interramenti di rifiuti industriali da demolizione, pneumatici, fanghi, polveri, oltre ai fanghi dell’alta velocità evidentemente mai del tutto allontanati. La Procura della Repubblica ha indagato 4 persone: l’ex Sindaco ed il responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Vaglia e la proprietà (padre e figlia) dell’area posta sotto sequestro.

 

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