Durante l’audizione odierna della commissione d’inchiesta sugli eventi alluvionali del 2023 in Toscana, presieduta da Elisa Tozzi (FdI), sono intervenuti rappresentanti del Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno, tra cui il presidente Marco Bottino e il direttore generale Jacopo Manetti, insieme al direttore generale Anbi Toscana Fabio Zappalorti.
Bottino ha descritto l’eccezionalità delle recenti alluvioni, con precipitazioni di proporzioni mai viste che hanno causato gravi sormonti degli argini fluviali, colpendo aree densamente urbanizzate. Ha inoltre evidenziato come la sicurezza idraulica non riguardi solo l’Arno, ma anche i reticoli minori che rappresentano un crescente rischio. Il Consorzio ha stimato in 356 milioni di euro le risorse necessarie per mettere in sicurezza il territorio, di cui 140 milioni erano già stati segnalati come prioritari.
Il paradosso, secondo Bottino, risiede nella realizzazione di molte casse di espansione, accompagnata però da una mancanza di aggiornamento degli argini, spesso fragili e obsoleti. Ha citato esempi di aree come Poggio a Caiano e Prato, in cui gli investimenti hanno dato ottimi risultati, dimostrando l’importanza di interventi strutturali per ridurre il rischio idraulico.
Rispondendo alle domande di Francesco Gazzetti (PD) sul Piano di interventi, Bottino ha confermato che la Toscana ha la capacità di assorbire i fondi rapidamente, a condizione che siano erogati con tempestività. Manetti ha precisato che il commissario per l’emergenza, Eugenio Giani, ha gestito le somme urgenti per interventi immediati, ma che le casse di espansione non rientrano nelle misure finanziabili per il rischio idraulico residuo, richiedendo invece risorse dedicate alla manutenzione ordinaria.
Infine, la presidente Tozzi ha sollevato il tema delle arginature e dello scarso uso dei poteri commissariali previsti dalla legge per accelerare la realizzazione delle opere idrauliche. Bottino ha sottolineato che, nonostante i limiti burocratici, l’esperienza del commissariato ha portato a risultati rapidi in alcuni casi, come nel progetto sul torrente Mensola, e ha auspicato un maggiore utilizzo di tale strumento per migliorare la risposta alle emergenze idrauliche.