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Troppo qualificato per il tirocinio. Accade a Pontassieve, il paradosso di Garanzia Giovani

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Troppo qualificato per il tirocinio. Accade a Pontassieve, il paradosso di Garanzia Giovani Troppo qualificato per il tirocinio. Accade a Pontassieve, il paradosso di Garanzia Giovani © n.c.
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Pontassieve – Per i giovani sicuramente non sono bei tempi per trovare un direzione professionale, e quasi tutti gli indicatori statistici al riguardo lo confermano. E’ come se si fosse creata una voragine tra gli studi e l’accesso al lavoro. Il progetto governativo gestito dalle Regioni, dalla Regione Toscana nel nostro caso, “Garanzia Giovani” è uno strumento creato appositamente per colmare questo spazio. Sono dei fondi destinati al finanziamento di alcuni progetti di tirocinio – “fino ad esaurimento scorte” - per giovani inoccupati che non sono impegnati in alcun percorso di formazione. Bella cosa! Bene! Giusto! Menomale! Si lo sarebbe, se non si fosse verificato un piccolo problemino: quasi la totalità dei tirocini che vengono proposti sono finanziati attraverso questo progetto. Se ad esempio si prova a consultare il sito idolweb.cittametropolitana.fi.it (il portale di offerte di lavoro del circuito dei centri dell’impiego della provincia) scopriremo che tutte le offerte di tirocinio, o quasi, hanno come requisito l’iscrizione a “Garanzia Giovani” (GG). Che male c’è? Un po’ di male c’è. Si verificano molti casi – di cui l’ultimo segnalato da un nostro lettore, e capitato anche a chi scrive – per cui è divenuta prassi dover essere iscritto a GG per essere preso per svolgere un qualsiasi tirocinio extra curricolare, ormai offerto quasi esclusivamente con questa formula, dato che paga la Regione e quindi conviene ad aziende e istituzioni. Ma per essere iscritti – come detto sopra – non si deve svolgere alcun corso formativo, universitario o altro, oppure lo si deve sospendere o abbandonare. Tutto ciò ha creato un “bug”, un corto circuito: chi ad esempio si è laureato e prosegue gli studi, ma vorrebbe avere accesso a qualche opportunità minimamente professionalizzante – nei fatti – non può praticamente farlo, o comunque riscontra delle difficoltà molto maggiori rispetto al dovuto, risultando paradossalmente troppo qualificato, per mansioni che comunque, e come minimo, richiedono quasi sempre la laurea o formazione equiparata. Per far capire quanto questo meccanismo possa risultare distorcente proponiamo l’esperienza di un nostro lettore, in cui molti giovani si potranno riconoscere. Laureato magistrale con 110 e lode in materie umanistiche, si candida ad un bando dell’UCVV (Unione dei Comuni del Valdarno e Valdisieve) per un tirocinio GG presso l’ufficio del personale di due comuni dell’Unione. Il tutto mentre svolge un ulteriore corso di formazione para-universitario (C’è da dire che il settore pubblico sopravvive con tirocini di questo tipo). A questa persona viene subito comunicato di essere stata scelta, dato che aveva nettamente i migliori requisiti rispetto agli altri candidati. Piccolo problema: l’iscrizione a GG. Non era ovviamente iscritta, ma poteva iscriversi a patto di lasciare il prestigioso corso biennale a cui aveva avuto accesso tramite una selezione con esame di sbarramento, altrettanto ovviamente non ha avuto alcuna intenzione di interromperlo. E nel bando tutto ciò dov’era scritto? Un errore nella redazione dell’avviso?! No. Semplicemente non c’era, perché sennò nessuno si iscrive - gli dicono dal comune. Cioè un requisito fondamentale per accedere alla posizione, non viene reso noto al fine di attirare più candidati possibili – con la finalità di cercare quindi tra i migliori - senza pensare che quelli più idonei sono probabilmente neo-laureati che, vedendo come va il mercato del lavoro oggi, integrano i propri studi con ulteriori corsi, master, e quant’altro. Con il paradosso che chi continua a qualificarsi è troppo qualificato per svolgere il tirocinio – che poi non è come lavorare alla NASA – si fanno mansioni di ufficio per 500€ lordi per 28 ore settimanali, per 6 mesi, senza possibilità alcuna che il rapporto possa proseguire, almeno nel settore pubblico come in questo caso. Ma la cosa assurda – passibile di ricorso, un ricorso che nessuno fa per il bottino sopra riportato – è che il requisito richiesto in “segreto”, non è stato pubblicato volontariamente, e dandolo comunque per scontato. A parte l’atteggiamento dell’impiegato che ha gestito la cosa con sfrontatezza, anche se palesemente in torto, senza scusarsi e dire: abbiamo sbagliato, ci dispiace! Ma addirittura rincarando la dose, dicendo al ragazzo di andare ad informarsi "lui" al Centro per l’Impiego di Pontassieve (cosa?!). La "cosa" grave è che questo meccanismo è stato ormai elevato a sistema, ponendo ulteriore difficoltà al percorso di inserimento lavorativo anche dei più volenterosi. Perché, dopo il tirocinio curricolare (non retribuito, quello da inserire nel piano di studio universitario), per una azienda o ente la cosa più conveniente è acquisire nuovo personale a tempo determinato con la formula del tirocinio extra-curricolare, finanziato con “Garanzia Giovani” della Regione Toscana, lasciando di fatto a piedi tanti giovani che, messi spalle al muro dal mercato del lavoro, continuano a formarsi cercando al contempo qualche opportunità lavorativa. Il sistema richiede giovani sempre più qualificati, ma di fatto impiega quelli meno formati perché convengono di più. In conclusione, “nessuno ce l’ha con gli operatori del settore” – sebbene potrebbero mostrare più sensibilità, e talvolta preparazione. Il problema del pieno impiego delle nuove generazioni è sistemico, talmente complesso e ampio che riguarda l’umanità intera, tutti i sistemi produttivi, il nostro sistema universitario e scolastico, ed è il fulcro del conflitto tra le generazioni. Argomenti su cui questa non è la sede adeguata per dibattere. Ma la nostra è comunque una piccola denuncia dell’inadeguatezza di questi strumenti, che talvolta sembrano funzionare al contrario. Come mi capita di pensare spesso: oggi il mondo sembra girare proprio al contrario.

 

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