Una vita dedicata allo studio del legno come materiale da costruzione, e in particolare alle sue potenzialità per difenderci dagli effetti disastrosi dei terremoti. Studi che, grazie ad esperimenti da record condotti in Giappone, sono arrivati alla ribalta mondiale. Abita a Vaglia, nella frazione di Caselline, l’ingegnere Ario Ceccotti, ricercatore, docente universitario e soprattutto protagonista di importanti esperimenti internazionali sulla resistenza delle costruzioni in legno
Ci racconta come è iniziata la sua professione?
“Sono ingegnere civile, mi sono laureato a Bologna nel 1971, allora non c’era ancora la Facoltà di Ingegneria a Firenze. Poi nel 1973 è stata aperta la facoltà di Firenze. Da allora, dal 1973 al 1998 ho fatto il ricercatore col professor Andrea Chiarugi e l’insegnante. Ormai sono in pensione da 10 anni, ma - spiega - quando si fa questo lavoro non si va mai in pensione, grazie anche a bellissime esperienze di insegnamento all’estero, anche di recente in Turchia”.
Quando ha iniziato a studiare la resistenza dei materiali?
“Quando ho iniziato, fino alla fine degli anni Settanta, a Firenze e in Italia si studiavano solo ferro e cemento armato. C’era l’idea che il legno non fosse adatto in quanto facilmente incendiabile e sottoposto alla probabilità di marcire. Ma dopo aver seguito alcune lezioni del professor Guglielmo Giordano mi sono appassionato a questo materiale dalle notevoli potenzialità se adeguatamente trattato e conservato”.
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Perché proprio il legno?
“Sono sempre stato un appassionato di natura, e mi affascinava l’idea di un materiale da costruzione che possa ricrescere. La cosa importante è capire che usare il legno significa salvare le foreste. Il bosco, infatti, ricresce se usato in maniera sostenibile”
Come si sono svolte le ricerche?
“Come dicevo in Italia tutti erano scettici perché il legno brucia e marcisce, ma ci sono sistemi per proteggerlo. E dal 78-80 abbiamo iniziato con i professori Luca Uzielli e Andrea Vignoli. In particolare, ci siamo interessati all’uso del legno in zona sismica. Una novità allora, perché i paesi che usavano il legno non erano zone sismiche. Poi ho insegnato 4 anni a Venezia alla Facoltà di Architettura, ed è stata un'esperienza fantastica. Fino a che non ho vinto il concorso come direttore dell’istituto del Cnr “Valorizzazione del legno e specie arboree”.
E cosa è cambiato?
“Abbiamo avuto un grosso finanziamento dalla provincia di Trento per il progetto SoFIE. Grazie a questo nel 2007 abbiamo fatto delle prove in Giappone, e grazie a queste il nostro lavoro è stato riconosciuto e l’uso del legno è anche entrato nel senso comune”.
Ce ne parla?
“In Giappone abbiamo testato sulla tavola vibrante - per simulare un terremoto - un edificio in legno di sette piani, in pannelli X-Lam. Ne è risultato che un edificio di questo tipo può sopportare terremoti distruttivi non solo senza collassare ma restando abitabile. Per quindici anni è stato un record, che pare sarà battuto solo il prossimo anno dagli Usa, che hanno annunciato di voler testare un edificio di ben dieci piani”
E grazie a questi esperimenti il legno come materiale da costruzione ha avuto finalmente giustizia?
“Tutta la comunità scientifica ne ha parlato, i video hanno fatto il giro del mondo. Poi dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 siamo finiti anche sulla Rai, per le potenzialità delle costruzioni in legno. Ora finalmente, sta entrando anche nel senso comune. Ma è importante formare i giovani ingegneri, è da qui che tutto inizia…”.