Prima di tutto una premessa: questi due mesi sono stati difficili per tutti, siamo stati chiusi in casa, cambiando le nostre abitudini consolidate: disagio, questa è la parola che probabilmente per molti di noi ha caratterizzato questo periodo. Ma il nostro disagio, amici, è niente rispetto a quanto hanno dovuto subire coloro i quali questo virus lo hanno avuto davvero, affrontandolo e alle volte perdendo questa battaglia. E lo stesso discorso vale per chi il Covid lo ha combattuto nelle trincee degli ospedali, negli ambulatori, nelle case di riposo, ai medici quindi, agli infermieri, ai volontari, tutte persone alle quali è difficile parlare del nostro “disagio” e a cui va il mio, il nostro sincero grazie.
E ora? Beh, ora si riparte, per così dire, senza gare, senza la possibilità di andare a correre in gruppo, ma si riparte.
Chi è abituato a fare attività fisica (qui si parla di corsa, ma vale per gli altri sport) in questi due mesi di lookdown non ha smesso di allenarsi, avrà rallentato sicuramente, ma ha trovato comunque il modo di farlo: correndo sul tapiro, o intorno casa, oppure facendo qualche altro tipo di attività all’interno del proprio appartamento.
Ma correre fuori, dove e quando ti pare e piace, è un’altra storia. Una delle cose belle e uniche del running è la sensazione di libertà che spesso ti invade quando ti alleni oppure in gara. A me capita praticamente sempre, anche per un attimo, un solo fugace attimo - mentre arranco su una salita dentro una faggeta dei nostri boschi, oppure sulla ciclabile - di essere pervaso da quella consapevolezza di essere solo, libero e felice.
Ed è fantastico, vale, semplicemente, “il prezzo del biglietto”.
Quando ne vieni privato però, non la vivi bene, ve lo assicuro. Quando oltre a dover far senza, vieni trattato pure come un untore e alla stregua di terrorista dell’Isis (cit. Zerocalcare) ti prende ancora peggio. Non mi va di polemizzare, proprio non è il caso. Dispiace solo che si sia, a mio avviso, calcato troppo la mano verso chi pratica il running. Che poi il rischio di incorrere in situazioni spiacevoli, come è successo domenica scorsa a mio caro amico, c’è e non è affatto piacevole. Ognuno faccia le proprie considerazioni.
Questa settimana per la ripartenza vi dedico questo bellissimo pezzo di Ben Harper, che è un tripudio di suoni e voci: “Scopri il viso dalle mani e pulisci gli occhi, hai ragione a credere nei tuoi sogni e non lo hai negato… Io credo in una strada migliore”.
Bene, ci sentiamo tra due settimane, sperando che vada tutto bene e che la situazione torni presto alla normalità, o perlomeno a qualcosa che gli somigli.
Baci e buone corse
Enrico Paoli