Vicchio celebra i 30 anni degli Alpini. Cronache e foto... © n.c.
Sono stati addirittura due gli articoli giunti in redazione a commento della grande festa costituita dal raduno sezionale degli Apini a Vicchio, che si è svolto nei giorni scorsi. Ringraziando entrambi i preziosi nostri collaboratori (Aldo Giovannini e Saverio Nepi) li riportami di seguito entrambi, nella convinzione che la pluralità dell'informazione sia comunque una cosa sempre positiva.
Il contributo di Aldo Giovannini:
Come abbiamo precedentemente scritto in un ampio e dettagliato resoconto, si è svolto sabato 7 e domenica 8 settembre 2013, il Raduno sezionale degli Alpini a Vicchio di Mugello in occasione del 30° Anniversario della Fondazione del Gruppo che come è noto è dedicato alla memoria dell’alpino “Carlo Manzani” del popolo di San Martino a Vespignano, a cui è stata depositata una corona d’alloro nel corso delle tante e variegate cerimonie: alzabandiera, deposizione corone d’alloro, monumento restaurato di Armando Gori, cene e convivi, concerti, sfilate con le bande musicali, cori degli alpini, santa messa solenne nella Pieve, donazione di una autovettura alla Misericordia, concerti bandistici e tante altre manifestazioni che hanno caratterizzato per due giorni il paese di Vicchio. Nel precedente articolo pubblicammo una immagine dell’eroico comandante Armando Gori di Molezzano, poiché è stato restaurato il monumento a lui dedicato a lato del laghetto di Montelleri (eravamo presenti nel 1975 quando fu inaugurato), diversi lettori ed alcuni alpini ci hanno chiesto notizie storiche e biografiche di questo grande personaggio mugellano, un grande “eroe” della Prima Guerra Mondiale.
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Una breve storia del comandante Armando Gori
Alcuni giorni orsono in una trasmissione televisiva relativa alla I° Guerra Mondiale (1915/1918), fu ricordata anche l’epopea della Marina Militare Italiana e fra le battaglie più eclatanti fu fatta notare anche se fugacemente, la data del 16 giugno 1918 quando due motosiluranti, i leggendari “ Mas “ al comando di Luigi Rizzo il primo e Giuseppe Aonzo il secondo, entrarono senza esser visti nella Baia di Premuda (isoletta della Croazia nell’Adriatico – ndr.), affondando con due siluri la corazzata Santo Stefano, ammiraglia della potente flotta della Marina Austro-Ungarica, anticipando così di fatto la fine della Grande Guerra con la sconfitta dell’impero austriaco. E proprio in quel mese, giugno del 1918, l’Italia si era ormai ripresa dal trauma della disfatta di Caporetto, le nostre truppe erano saldamente attestate sulla linea del Piave, mentre l’invitta I° Armata del Generale Guglielmo Pecori Giraldi, nativo di Borgo San Lorenzo, (1856-1941) sbaragliando l’esercito austriaco sui monti della Bainsizza e del Pasubio si avvicinava inesorabilmente e trionfalmente in Trento. All’interno del Paese, con le notizie che giungevano dal fronte, si respirava un clima di fiducia e di speranza e la stampa si dedicava con maggior spazio ad argomenti non bellici, come fra i tanti esempi, l’apertura del testamento di Arrigo Boito o la discussione del nuovo Bilancio dello Stato, definito ottimamente solido da Francesco Saverio Nitti, all’epoca Primo Ministro. Ma il 12 giugno del ’18 ecco che i giornali annunciano in poche righe che una divisione navale Austro-Ungarica è stata attaccata da nostre piccole siluranti (La Stampa). Le notizie sullo scontro sono però confuse, si parla addirittura di tre navi colpite (Il Popolo d’Italia), ma la verità sull’eroica e fortunata impresa si saprà soltanto il giorno seguente: due “Mas“ italiani comandati da Luigi Rizzo (già celebre per la “beffa di Buccari “ e per l’affondamento della Wien), hanno attaccato una squadra nemica e colata a picco la corazzata Santo Stefano, la nave più moderna e potente della Marina Austriaca (La Tribuna). L’entusiasmo e l’impressione in tutto il Paese sono enormi :“ E’ forse la gemma più bella di tutta la guerra che sconvolge il mondo “ scrive la Gazzetta del Popolo, che aggiunge con marcata retorica: “ben lo hanno inteso le ossa frementi di Nazario Sauro, che mai si placheranno“. A distanza di tanti anni da quei memorabili episodi, non possiamo non ricordare, che il capo timoniere della motosilurante denominata Mas 15 comandata dal leggendario Capitano Luigi Rizzo, era Armando Gori, eroico sottufficiale, nato a Molezzano un gruppuscolo di case in comune di Vicchio di Mugello il 25 luglio 1888 da Pietro e Angiolina Cecchini, onesti e piccoli commercianti, proprietari di una rinomata trattoria. Se i quotidiani nazionali, dopo questa impresa, versarono fiumi d’inchiostro, i giornali locali dell’epoca e su tutti il leggendario “Messaggero del Mugello“ non furono da meno e per molte settimane fino a guerra terminata, ed oltre, le gesta eroiche di Luigi Rizzo e di Armando Gori erano immancabilmente inneggiate, specialmente quando veniva commemorata la vittoria nella Grande Guerra. Non c’era paese o piccola frazione in tutto il Mugello, l’Alto Mugello e la Val di Sieve, che facevano a gara per ospitare Armando Gori, per cerimonie, ricorrenze ed inaugurazioni di Cippi e Monumenti, tributando sempre a questo semplice eroe mugellano gli onori e i fasti di tutto un popolo. Il Prof. Antonio Giovannini, uno dei più grandi ed emeriti scrittori mugellani (purtroppo completamente dimenticato dal Mugello in generale e dal suo paese natio, Scarperia, in particolare) così scrisse, dopo dieci anni, sul settimanale mugellano il 20 giugno 1929: – “Il Comandante Luigi Rizzo in un suo opuscolo raccoglie prove e documenti austriaci ed italiani per dimostrare che l’affondamento della “Santo Stefano“ fu una grand’operazione di guerra della nostra silenziosa marina, non un fortunato atto d’audacia individuale. Era un ordine dato che la flotta austriaca non potesse più percorrere l’amaro Adriatico; e l’ordine eseguito, non lasciar passare la potente flotta austriaca. Premuda è un faro di luce nei secoli! Con grande orgoglio ricordiamo il fatto come italiani e mugellani. Il nostro Armando Gori lanciò il siluro mortale che aprì i fianchi della poderosissima corazzata. Gloria alla Marina Italiana, gloria a Luigi Rizzo, gloria ad Armando Gori – “. Questa l’epopea del Comandante Gori, terminando con una sua breve e semplice biografia, affinché ne resti memoria in tutti gli appassionati della storiografia locale; dunque prima della fine della Grande Guerra, Armando Gori si fidanzò con una ragazza di Borgo San Lorenzo, Amneris Barletti, che morì a soli 18 anni durante la febbre “ spagnola “ che fece tantissime vittime in tutto il territorio nazionale e quindi una volta stabilitosi a Genova si formò una famiglia unendosi in matrimonio con Dolores Ghiselli di Cesena divenendo padre di quattro figli: Gloria, Carla Serena, Elda e Antonio. Morì il 24 febbraio 1953 e volle essere sepolto nel piccolo cimitero di Gattaia a poche centinaia di metri dalla sua casetta natia, dove ancora vivono alcune sue nipoti. Il 25 giugno 1975 il Municipio di Vicchio di Mugello volle onorare la sua memoria innalzando sulla battigia del piccolo laghetto di Montelleri, un monumento in pietra serena sovrastata da un’ancora in ferro battuto, mentre una lapide in marmo ne ricorda l’eroiche gesta. In un mondo dove si è persa completamente la “memoria” siamo felici ed oltremodo orgogliosi che qualche amico vuol conoscere la storia di Armando Gori, ricordandolo con umiltà e semplicità, così come lo hanno ricordato giorni indietro il Gruppo Alpino “Carlo Manzani” di Vicchio restaurando e recuperando il monumento alla sua memoria.
(Aldo Giovannini)Foto 1 (in alto) - La cerimonia religiosa all’interno della Pieve di San Giovanni Battista a Vicchio officiata da S.E. il Cardinale Silvano Piovanelli. (Fotografia Paolo Marini)
Foto 2 (qui sopra): Il Comandante Armando Gori, capo timoniere della Motosilurante “Mas 15” al comando di Luigi Rizzo.
Foto 3 (qui sopra): Una immagine d’epoca dove si intravede la Corrazzata Santo Stefano colare a picco. La scritta è autografa di Armando Gori; si legge: – “ La S. Stefano mentre affonda, silurata alle 3, 25 dal M.A.S. 15 del giorno 18 .6.1918 – “.
Foto - La giovane Amneris Barletti figlia di Emilio, una delle più antiche famiglie borghigiane, che fu per breve tempo fidanzata di Armando Gori. Morì di influenza spagnola ed è sepolta al cimitero della Misericordia di Borgo San Lorenzo. Dietro l’immagine che pubblichiamo a corredo Armando Gori scrisse di suo pugno: “- là al cimitero/ il corpo tuo riposa/ l’anima tua/ volata in Paradiso/ ti amo più/ che fossi la mia sposa/ ricordando sempre/ l’ultimo sorriso –“.
(Foto Archivio A.Giovannini)
Il contributo e le foto di Saverio Nepi:
Un evento indimenticabile e denso di emozioni! Si può riassumere così il raduno sezionale degli alpini svoltosi a Vicchio sabato 7 e domenica 8 settembre in occasione del 30° anniversario della fondazione del gruppo alpini locale intitolato a Carlo Manzani. Circa 500 alpini hanno invaso il centro storico per festeggiare il gruppo vicchiese sempre molto attivo e radicato sul territorio.
Si sono susseguiti eventi istituzionali e della tradizione come le deposizioni delle varie Corone ai monumenti ai caduti del capoluogo e delle frazioni. Molto toccante l’iniziativa del sabato sera, ovvero il concerto di 3 cori alpini (Coro Alpino del Mugello, Coro ANA Vergato (BO) e Coro “La Martinella” CAI di Firenze) all’interno di un Teatro Giotto gremito che ha ascoltato attentamente i canti della tradizione magistralmente interpretati dai tre gruppi.
Il momento saliente della festa è stata indubbiamente la sfilata per le vie del paese tenutasi domenica mattina. Tra due ali di folla festante hanno sfilato gruppi alpini provenienti da gran parte della Toscana ed alcuni da altre regioni, accompagnati musicalmente dal complesso padrone di casa, la Vicchio Folk Band e da due prestigiose fanfare militari, quali la Fanfara di Conegliano Veneto (TV) e la Banda del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana. Da sottolineare la bella iniziativa di beneficenza con donazione di una Fiat Scudo per disabili alla Misericordia di Vicchio.
Gran finale poi con l’estrazione di una ricca lotteria (tra l’altro molto apprezzata) con in premio ingenti buoni spesa che hanno reso felici molti partecipanti. In conclusione, è doveroso un forte applauso al gruppo alpini locale per la perfetta organizzazione che ha agevolato la realizzazione con successo di questa splendida festa. Lunga vita al Gruppo Alpini “Carlo Manzani” di Vicchio.
W gli Alpini!!!
SAVERIO NEPI



gilberto
Al di l di quelli che sono stati i luoghi durante la prima guerra, e di inesattezze si leggono anche nei grandi libri di storia, sono rimasto affascinato poich non sapevo della storia di Armando Gori di Molezzano. Che uomini, che tempre!! Grazie Giovannini
aldo
Si vero la Bainsizza era il fronte della 2 Armata del Generale Capello.La ringrazio per questa sua precisa nota,poich la storia torna sempre a galla a raccontarci l'esattezza dell'avvenimento. Quello sopra scritto me lo raccont un alto ufficiale nel 1995 quando ero in visita al mausoleo del Pasubio dove sepolto Pecori Giraldi con oltre 5.000 suoi soldati della Prima Armata. Evidentemente anche quel Generale in pensione si era sbagliato. Ancora grazie e tante cordialit, Giovannini
Gianni Frilli
Egregio Giovannini, quale suo abituale lettore vorrei segnalare un errore nella sua narrazione, laddove parla dell'invitta 1a armata. La dislocazione di questa armata, stata dal maggio 1915 (Gen. Brusati, fino al 8 maggio 1916) fino all'autunno 1917 (Gen. Pecori Giraldi, dal 9 maggio 1916 alla vittoria), dall'Ortles all'altopiano dei sette Comuni, poi, nei mesi successivi dal Garda alla Valdastico. Quindi, non mai stata impiegata, come lei asserisce "sui monti della Bainsizza". Questo, semmai, era il fronte della 2a armata (Gen. Capello, fino alla disfatta di Caporetto). In ogni caso, quelli della Bainsizza non erano le postazioni dai quali part l'attacco finale, verso Trento. Sono da tutt'altra parte. Grazie per l'attenzione, un saluto.