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Voglia di vincere: una vita da campione

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Voglia di vincere: una vita da campione Voglia di vincere: una vita da campione © n.c.
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C’è chi preferisce afferrare un libro, chi inforcare una bicicletta. Possiamo essere più sedentari o più sportivi, ma in ogni caso lo sport entra nella nostra vita, sia anche attraverso la televisione. Da partecipanti o da spettatori, ci regala emozioni, e c’è sempre qualche atleta che rappresenta una fonte d’ispirazione. Non tutti siamo portati per le stesse discipline, ma tutti riconosciamo che per riuscire in qualcosa servono talento, dedizione e passione. Non si scala la vetta senza corde, picchetti, preparazione fisica e determinazione mentale. E se il talento in sé è indispensabile, non è però sufficiente. Bisogna essere disposti al sacrificio, ad allenarsi con costanza e con una disposizione mentale vincente. Una vita da sportivo Spesso rischiamo di dare per scontato ciò che sta dietro una medaglia, eppure avremo sicuramente letto interviste di atleti che sembrano descrivere una routine prestabilita: sveglia alle cinque del mattino, ore di allenamento, pausa di vita sociale, ancora allenamento e un regime alimentare ferreo. Calciatori, ciclisti, podisti, schermidori, nuotatori: tutti condividono lo spirito di sacrificio e di auto-superamento, una passione smodata per lo sport che praticano e un atteggiamento mentale orientato alla vittoria. Anche secondo l’analisi realizzata da Betway Casino, dedizione e duro lavoro sono la chiave del successo dei vincenti di varie discipline, in combinazione con il talento innato. Se poi sono del cancro, hanno tra i 20 e i 30 anni e circa 13 anni di attività nella disciplina, allora le loro possibilità di vincita aumentano esponenzialmente. Ed effettivamente, gli atleti nostrani che sembrano fare razzia di medaglie in tutte le tutte le gare a cui partecipano sono tutti giovani, dediti, risoluti e con un talento che fin dalla giovane età li ha immersi nello sport. Oggi ci lasciamo ispirare da tre atleti italiani che portano alta la nostra bandiera nel mondo e che sono un vero esempio di forza d’animo e sacrificio: Alex Zanardi, Federica Pellegrini e Bebe Vio. Atleta Vincente. Strategie e tecniche per diventare campioni nello sport e nella vita Dalle 4 alle 2 ruote Pilota, ciclista, triatleta, Alex Zanardi continua a divertirsi lungo il percorso. Pilota di successi in Formula 1 e formula CART, fu questa a vederlo coinvolto nell’incidente del 2001 che portò all’amputazione degli arti inferiori. Anche Zanardi, però, ha voluto superare ogni limite e si è dato alla handbike, portando a casa una serie di successi: quarto alla maratona di New York del 2007, campione italiano nel 2010, argento nei campionati europei del 2011, due ori e un argento nelle Olimpiadi di Londra del 2012. Ancor più sorprendente, il successo all’Ironman delle Hawaii del 2014: 3.8 km a nuoto, 180 con la handbike e 42 di maratona con la carrozzina olimpica, ottenuti in meno di 9 ore. Come affronta le sfide, Zanardi? Semplice: “Il muro non va giù se gli dai una capocciata forte, devi sapere studiare il problema e cercare la giusta soluzione". Il campione sottolinea inoltre quando sia importante fare quello che più ci piace ed appassiona nella vita, in quanto il tempo a nostra disposizione è limitato. Un pesce fuor d’acqua? Solo in mare Federica Pellegrini fa onore all’Italia sbaragliando qualsiasi concorrenza nei 200 metri stile libero, dove suol sempre mangiarsi in un sol boccone gli avversari. Eppure, anche da lei apprendiamo la determinazione e il sacrificio. Anche Federica si alzava alle 5 del mattino, nuotava due ore, e poi andava a scuola, e poi di nuovo in vasca. Ed è questa dedizione che l’ha portata ad essere una delle nuotatrici italiane più insignite di medaglie. A soli 16 anni, alle Olimpiadi di Atene del 2004, vinse l’argento, sconvolgendo il panorama sportivo: era la più giovane medagliata italiana di sempre alle Olimpiadi. Da lì, non è stato altro che un crescendo di argenti ed ori, tra campionati mondiali e Olimpiadi in giro per il mondo. E la vita sociale? Come ci dice lei stessa nel Il Fatto Quotidiano “Io ho avuto amicizie, amori grandi e piccoli, giochi, serate, ma tutte a bordo vasca. La mia vita è stata la piscina." Senz’arti ma non senz’arte “Dopo l’amputazione, volevo suicidarmi”. Si confida così Bebe Vio, giovanissima schermidora veneziana che brandì il fioretto per la prima volta a cinque anni. Quando un talento naturale incontra una cocciutaggine infrangibile, nulla può fermarlo. Nemmeno una sepsi da meningococco che rischiò di strapparle la vita a soli undici anni. Pericolo scampato, ma a costo degli avambracci e delle gambe dal ginocchio in giù. Bebe, però, si è lasciata ispirare dalla vita, perché “la vita è una figata” e ha ripreso ad allenarsi e a competere. Le protesi vengono in aiuto e Bebe diventa la prima atleta europea con il braccio armato prostetizzato, e dal 2012 al 2014 si aggiudica campionati italiani, coppa del mondo ed europei, fino all’oro vinto alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro del 2016 Quando la passione è vincere, e vincere la vita, il campione che è in noi emerge in tutta la sua possenza.  

 

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