Chi c'era non potrà mai dimenticare quel 1° agosto del 2015. Una giornata da ricordata a eterna memoria perché l'evento atmosferico che in pochi minuti, intorno alle 19 di sera sconvolse solo una piccola parte di Firenze non ha eguali.
Nuvoloni, poi il buio. Un vento che soffiò fino a 130 km all'ora e una pioggia violentissima che in pochi minuti allagò strade, cantine e garage fra Gavinana e Bellariva.
Dopo la tempesta un cimitero di alberi a terra. Tanti per ore non compresero a portata dell'evento anche perché, solo pochi chilometri più in la c'era stato un grande temporale ma niente più.
Calò la notte su Firenze e fu una notte buia perché un albero cadendo tranciò di netto anche la linea elettrica e quella ferroviaria in zona Gignoro.
Ero a casa a gestire l'emergenza da remoto dato che il gruppo di Protezione Civile a cui appartengo era sul campo. C'era Massimo Pieraccini, il direttore dell'associazione in prima linea e ricorderò sempre il tono della sua voce quando mi chamò dal lungarno Colombo.
Lui abituato a gestire grandi emergenze e criticità con la voce stravolta mi disse: "Qua non c'è più niente. E' buio, non si passa con l'auto e tutti gli alberi sono a terra dal Ponte da Verrazzano fino alla piscina di Bellariva."
Appena mi giunsero le prime immagini, molto buie ma facilmente leggibili capì l'entità del disastro e l'indomani all'alba, quando gli detti il cambio sul campo, appena arrivai sul lungarno Colombo e guardai di qua e di là dall'Arno e vidi quel cimitero di verde fra i parco dell'Albereta e Bellariva mi vennero i brividi e mi caddero le lacrime.
Morì un ragazzo che si chiamava Alessio Sabatini e aveva solo 19 anni che fu colpito da un ramo di un albero caduto mentre si trovava nei pressi del Parco a pescare sulle rive dell'Arno; ma morirono anche in un colpo solo 1241 alberi che cambiarono, e lo faranno per molto tempo, il paesaggio di Firenze sud e del secondo parco per ampiezza della città.
Quel Parco dell'Anconella che fu ferito con tale violenza da distruggere in pochissimi minuti oltre agli alberi, le strutture sportive, l'area cani e il piccolo bar.
In questi anni il grande parco dell'Anconella sta faticosamente tentando di tornare ombroso anche se ci vorranno almeno 20anni perché i piccoli alberelli piantati anche con la generosità di tante associazioni possano riparare il danno. La cicatrice c'è e rimarrà per sempre perché il parco è stravolto rispetto a un decennio fa.
Il lungarno Colombo ugualmente non è più lo stesso perché al centro della carreggiata al posto dei grandi pini sono piccoli alberelli che stentano a crescere e che sono stati più volte sostituiti perché seccati.
Quella grande cicatrice però non ci ha insegnato niente.
In quello stesso parco dove tutti sull'emozione de momento hanno fatto a gara di solidarietà per regalare nuovi alberi si sta abbattendo la mannaia scellerata del taglio indiscriminato di 35 alberi sopravvissuti all'uragano ad uso e del nuovo ponte da costruire per la tramvia.
Il Comune come da copione fa sapere che però ne verranno piantati di più e dunque il saldo sarà positivo, ma le nuove piante, va da sè, non saranno ad alto fusto come le vecchie e il tirare in ballo (sempre) per giustificarsi della scelta scellerata grandi esperti e professoroni che asseriscono che i nuovi alberi saranno più forti di quelli in essere che in alcuni casi sono vetusti non è che la conferma del fallimento di chi amministra Firenze che non ha mai provveduto al normale e programmatico ricambio vitale del patrimonio arboreo.
Non solo e scelgo di ricordarlo oggi 1° agosto che sempre in nome del paradosso ambientalista del far posto alla tramvia novecentesca si è programmato di abbattere altri 1100 alberi, quasi tanti quanti quelli che ha distrutto l'uragano, per far posto ai pali dell'alimentazione del mezzo green riempiendo viale dei Mille e dintorni di orrendi pali al posto degli alberi.
La coscienza degli alberi scrissi alcuni anni fa in un editoriale e lo ripeto a domanda.
In questi giorni caldissimi idi quasi 40 gradi in cui Firenze si scopre al penultimo posto nazionale per la vivibilità climatica quanto inciderà la coscienza degli alberi uccisi in futuro?
Cosa ne sarà da qui a qualche anno con le estati sempre più calde e la strage di alberi di Firenze senza ombra e senza verde?
Chi risponderà della salute pubblica dei fiorentini minacciata da queste scelte scellerate?