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20 agosto 2015 130° anniversario della nascita di Campana. Un po' di storia

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20 agosto 2015 130° anniversario della nascita di Campana. Un po' di storia 20 agosto 2015 130° anniversario della nascita di Campana. Un po' di storia © n.c.
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Ho pensato questo mio ricordo di Dino Campana in occasione 130° anniversario della nascita di Dino Campana, prendendo spunto dal titolo di un articolo di Bino Binazzi, del 25 dicembre 1914, apparso ne “Il Giornale del Mattino”, Bologna, che a pag 3 definiva Dino Campana, ”un poeta romagnolo”. Oggi indubbiamente l’affermazione, dell’autore della prefazione all’edizione dei Canti Orfici (Vallecchi 1928), appare riduttiva, tuttavia interpreta il grande amore del poeta di Marradi per la Romagna: “Laggiù nel crepuscolo la pianura di Romagna....dove si perde il grido di Francesca..., guerriera, amante, mistica, benigna di nobiltà umana, antica Romagna”. Il Campana giovinetto che dopo aver frequentato le elementari a Marradi si trasferisce a Faenza, in Via Bondiolo all'attuale numero civico 16, non lontano dai Salesiani dove nel 1897 è iscritto alla terza ginnasio mentre Michele Campana suo coetaneo stesso ceppo d’origine, romagnolo di Modigliana autore fra l’altro di “Un anno sul Pasubio” (1916), “In Romagna” (1931), “La musicalità della lingua italiana” (1934), “Sotto il sole di Rimini” (1939), frequenta la seconda. E’ quest’amore e le frequentazioni romagnole, in particolare il rapporto con gli artisti faentini del suo tempo, quelli del cenacolo Baccarini, che vale la pena sottolineare perché sono essenziali per comprendere meglio la sua poetica, la sua immensa cultura e la sua straordinaria personalità. Domenico Baccarini grande artista faentino morto nel 1907 a soli 24 anni, autore del grande trittico "L'umanità dinnanzi alla vita", opera incompiuta, modernissima ed antesignana delle elaborazioni cromatiche di Boccioni a Firenze aveva conosciuto Costetti autore dell'unico ritratto ad olio esistente che raffigura il poeta marradese. A Faenza, nei primi anni del secolo, si era formato un gruppo di artisti particolarmente vocati alla maiolica. Il cenacolo che da Baccarini prenderà il nome e che coinvolgeva artisti di grande talento come Domenico Rambelli, Giuseppe Ugonia. A questa tradizione ed a questa scuola si formerà anche il pittore Franco Gentilini, autore dello splendido ed inconfondibile ritratto di Dino Campana. L'anno dopo la prematura scomparsa di Baccarini nel 1908, si svolse a Faenza la grande Esposizione Torricelliana, allestita in occasione del terzo centenario della nascita dello scienziato, e Gaetano Ballardini, uno dei massimi studiosi di ceramiche, fondò il Museo delle ceramiche. Faenza per Dino Campana sì anima di "qualche cosa di danzante", presenze' femminili attraversano le sue piazze come creature misteriose e affascinanti conferiscono però alla situazione qualche cosa di "danzante", danno quindi una nota di vita. "La vita ha qui un forte senso naturalistico. Come in Spagna. Felicità di vivere in un paese senza filosofia". Se ritorniamo all'anima danzante che sembrava invadere la piazza nel primo passaggio si potrebbe collegare quindi proprio alla danza questa felicità di vivere. La danza viene interpretata come un impulso primario totalmente slacciato dalla razionalità e dalla riflessione. Faenza sembra incorporare l'idea dello slancio vitale e primario della danza. "II museo. Ribera e Baccarini. Nel corpo dell'antico palazzo rosso affocato nel meriggio sordo l'ombra cova sulla rozza parete delle nude stampe scheletriche", spicca ancora una volta sullo scenario cittadino l'elemento artistico e la danza, "Durer, Ribera. Ribera: il passo di danza del satiro aguzzo su Sileno osceno briaco". Come se una telecamera stesse preparando l'atmosfera per un evento che in questo caso non avverrà mai. C’è, nella disponibilità della bottega di ceramica di Riccardo Gatti, in quegli anni punto d’incontro di molti futuristi, una copia dei Canti Orfici, edizione Ravagli Marradi -1914, con dedica al pittore futurista faentino Giovanni (Giannetto) Malmerendi, dove possiamo leggere “all’amico Malmerendi in segno di stima Dino Campana”. La copia autografata è stata esposta al Museo San Francesco di San Marino nel 2006, insieme ad alcune lettere di Boccioni e Marinetti a Malmerendi. In quegli anni Giannetto Malmerendi (Faenza 1893-Cesena 1968), di otto anni più giovane di Campana, che nel 1908 entra a far parte del Cenacolo Baccarini, quando il poeta pubblicherà i Canti Orfici, nel 1914, si avvicinerà al movimento futurista, in occasione della famosa conferenza tenuta da Marinetti all’Università di Bologna il 19 gennaio. Dino Campana, si sa, ebbe molti contatti con i futuristi scrisse anche la poesia, Traguardo (Giro d’Italia- Primo arrivato al traguardo di Marradi) dedicata a Marinetti e la spedì a Milano alla sede del movimento in corso Venezia. Sulla spinta di tali suggestioni e, in particolare, della ricerca plastico-dinamica di Umberto Boccioni, romagnolo nato a Reggio Calabria nel 1882, eseguì dipinti e disegni fra i quali Energie elettriche, Moto+luce+rumore (Tunnel Umberto I, Roma) e Ritmo d'oggetti, ispirati ai temi che caratterizzano il movimento: dinamismo e velocità che espose all'inizio del 1915, periodo al quale risale il suo sodalizio col gruppo fiorentino, nella sua prima personale all'albergo Corona di Faenza. All’inaugurazione era presente anche Filippo Tommaso Marinetti che declamò delle poesie. Giannetto Malmerendi è anche l’autore del ritratto di Lamberto Caffarelli (1880-1963), “musicista poeta pensatore”, come recita l’epigrafe che campeggia sulla sua casa, che a Padre Albino Varotti confidò di avere conosciuto Dino Campana e anche Sibilla Aleramo. Anche Caffarelli, maestro di cappella ed organista nella cattedrale di Faenza, ebbe rapporti anche con il cosiddetto Cenacolo Baccarini e qui probabilmente conobbe Campana con il quale è immortalato nelle foto di Achille Cattani del 1912 all’Acquacheta con Giacomo Mazzotti e i fratelli Bosi. La copia dei Canti con dedica a Malmerendi aggiunge il futurista faentino a Mazzotti, Caffarelli, i fratelli Bosi e Achille Cattani, gli amici del Viaggio della Montagna verso La Verna, al novero degli amici intellettuali ed artisti di Dino Campana, primo fra tutti Mario Bejor di Bagnacavallo, autore del libro Campana a Bologna, demolendo un altro luogo comune fasullo, quello del poeta deriso ed emarginato. Campana ebbe invece in Romagna e a Faenza amici e grandi estimatori che si aggiunsero ai marradesi Luigi Bandini, filosofo, Anacleto Francini il giornalista e commediografo e Camillo Fabbroni.

Rodolfo Ridolfi

 

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Commenti 1
  • Paolo Pianigiani

    La foto di corredo all'articolo sbagliata. Per piacere mettetene una giusta! Saluti Paolo Pianigiani

    rispondi a Paolo Pianigiani
    ven 14 agosto 2015 07:14