
Il 22 marzo 1944, durante un rastrellamento, cinque ragazzi (Leandro Corona, Ottorino Quiti, Antonio Raddi, Adriano Santoni, Guido Targetti) furono catturati come renitenti alla leva dall’esercito della Repubblica Sociale, sommariamente processati e poi fucilati al Campo di Marte.
I cinque giovani furono scelti a caso tra quelli rastrellati in Mugello che non avevano aderito alla leva obbligatoria e la decisione di fucilarli al Campo di Marte fu presa per dare un monito pubblico alla cittadinanza.
All’esecuzione parteciparono diversi contingenti di soldati in armi (fanteria e tutti gli altri corpi militari di stanza a Firenze) con lo scopo evidente di terrorizzare la popolazione e dare un segnale ai giovani in età di leva su cosa sarebbe successo loro in caso di defezione.
I soldati semplici scelti per formare il plotone di esecuzione, chiamati all’orribile compito di sopprimere dei loro coetanei innocenti, si ribellarono, urlarono, alcuni svennero.
Furono necessarie le minacce con il mitra dei repubblichini perché il plotone eseguisse la condanna a morte. Tre dei ragazzi morirono subito mentre gli altri due furono finiti con la pistola dai fascisti (un colpo di grazia fu sparato anche dal famigerato Mario Carità, l’organizzatore delle torture nei locali di Villa Triste).