L'arguzia fiorentina, micidiale, feroce e corrosiva, di personaggi come il Brillante, l’Ingenua, il Caratterista e il Birignao.
Ma anche l'algida ed elegante leggerezza con cui demistificava sarcasticamente luoghi comuni e cliché, spiazzando e affascinando il pubblico nazionale con quelle "lunghe braccia snodate" e le "mani fini e soavi", che lo rendevano simile "a un cigno, o a un fiore dall’altissimo stelo", come amava dire di lui Natalia Ginzburg.
Paolo Poli ci ha donato un talento unico sin di primi passi nel mondo dello spettacolo: da quando, nel 1949, entrò a far parte della compagnia di prosa della sede fiorentina di Radio RAI, o quando dette la sua voce ai personaggi della compagnia "I pupi di Stac", o ancora quando, negli anni Sessanta, fece la sua comparsa alla "Tv dei ragazzi" in calzamaglia nera, raccontando, tra le altre, anche le favole di Esopo, affascinando i piccoli ascoltatori.
Da allora, un crescendo senza fine che nemmeno la sua scomparsa ha saputo cancellare, figura essenziale allora come oggi, vista la sua capacità di essere senza tempo.
Mimica straordinaria, metamorfosi costanti,# voce dall'incredibile intensione, grande cultura, una capacità di memorizzazione fuori dal comune e un'irripetibile originalità: Paolo Poli era la via di fuga dall’ipocrisia, dal moralismo, dal perbenismo borghese che ben conosceva e che aveva a lungo respirato.
Corteggiato da teatro, cinema e tv e capace di regalarci personaggi e spettacoli indimenticabili senza mai tradire se stesso, nel 1960 rifiutò la proposta di Federico Fellini di far parte del cast de "La dolce vita".
Una giostra ubriacante di bravura e bellezza, Paolo Poli, fiorentino doc che aveva fatto del Teatro Niccolini "la sua casa" e che oggi riposa nel Cimitero Monumentale delle Porte Sante della Basilica di San Miniato al Monte.
Un uomo multiforme e istrionico che ci ha insegnato che curiosità, sperimentazione, sguardo critico, rispetto per se stessi e gli altri e il non essere omologati sono chiavi essenziali dell'esistenza.
D'altronde, come amava dire lui, "La sola legge che non ho infranto è quella di gravità".