Gli intrighi di palazzo non nascono certo in tempi moderni, ma sono vecchi quanto l’uomo e pochi uomini come Cosimo il Vecchio conoscevano bene l’argomento.
La Firenze del XV secolo non faceva certo eccezione all’eterna lotta per la supremazia politica ed economica tra le varie famiglie e in quegli anni, ancor prima dei Medici, erano gli Strozzi e gli Albizi le casate più influenti della città.
La rapida crescita delle ricchezze e della popolarità della famiglia Medici, soprattutto tra le classi più povere, consigliò agli antagonisti di disfarsi di un nemico temibile come Cosimo. Denunciato da Rinaldo Albizi, come nemico della Repubblica, Cosimo fu esiliato in Veneto dopo una breve detenzione nella Torre di Arnolfo.
L'esilio risultò provvidenziale visto il tentativo di ucciderlo che era stato messo in pratica durante il soggiorno nella prigione di Palazzo Vecchio. Da Venezia continuò infatti a condurre i propri affari e a tessere le sue trame fiorentine, osservando da lontano le alterne vicende dell’instabile repubblica del giglio.
Proprio l’incapacità degli Strozzi e degli Albizi di dirigere in modo dritto e proficuo la città, fu il tassello che permise il suo ritorno. Questo clima d’incertezza produsse una sorta di sollevazione popolare filo-medicea che chiedeva il rientro di Cosimo in qualità di guida.
Una volta tornato da trionfatore sfruttò il momento propizio per ritorcere contro a Rinaldo le stesse accuse che gli erano state mosse. Il forte ascendente sul popolo fiorentino, le enormi ricchezze e l’abilità politica, fecero di Cosimo l’uomo più influente di Firenze e con lui tutta la famiglia Medici. Era iniziata la Signoria.