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Avvocati di Firenze in festa per i 75 anni del sindacato

Di Marco (ANF): 'Non organizzazione corporativa, ma per cittadini'.

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segretario generale dell'Associazione nazionale forense, Giampaolo di Marco, segretario generale dell'Associazione nazionale forense, Giampaolo di Marco, © ufficio stampa
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Il sindacato degli avvocati di Firenze e Toscana compie 75 anni. Una ricorrenza che viene celebrata con una due giorni nel capoluogo toscano.
Il primo atto ieri pomeriggio all'auditorium Ottone Rosai. Presente anche il segretario generale dell'Associazione nazionale forense, Giampaolo di Marco, che spiega parlando coi giornalisti a margine dell'iniziativa:
"Siamo qui per testimoniare la forza che viene dal territorio e quanta necessità abbiamo a livello nazionale di unire le forze, le idee, la storia del territorio. In realtà non celebriamo solo un'età anagrafica, bensì una storia che nasce da molto lontano e un'idea che viene da molto lontano".
Nel 1948, ricorda, "uscivamo da un periodo storico molto, molto brutto e delle persone avendo la capacità di guardare avanti crearono questa idea di sindacato che non era solo un sindacato corporativo che guardasse cioè alla tutela degli avvocati, ma si rivolgesse ai cittadini e all'epoca ce n'era tanto, tanto bisogno".

Oggi pertanto quello che si onora è soprattutto "la forza, la capacità, di persone che con grande intelligenza sono state in grado di avere un'idea, coltivarla e oggi ne raccogliamo anche noi a livello nazionale i frutti".
D'altra parte, come ricorda il presidente del sindacato fiorentino, Massimo Capialbi, "ancora oggi l'associazionismo forense con l'espressione del sindacato ha un senso, una storia da raccontare e soprattutto da sperimentare e realizzare per la tutela dei diritti e la migliore condizione dei colleghi del foro". Molti i fronti aperti, a partire dai compensi dei giovani professionisti.

"È uno dei temi classici- ammette Capialbi- ovvero la difficoltà di poter aggiornare la nostra professione coi nostri studi, che sono ancora studi e non imprese, anche nel rapporto coi colleghi giovani, col loro mondo lavorativo. Ancora su questo tema abbiamo tanto da fare, la legge sull'equo compenso può essere un incipit".

La battaglia per la professione forense è in effetti da sempre il leit motiv dell'organizzazione, un dato che viene evidenziato da Paolo Assirelli, segretario del sindacato fiorentino: "È un grande onore e anche un grande onere trovarmi oggi a festeggiare un compleanno così importante, sono 75 anni di presenza nel tessuto sociale a livello cittadino, ma anche a livello nazionale- afferma- abbiamo sempre portato avanti non solo delle politiche di difesa dei nostri associati, della figura dell'avvocato e della sua funzione nella società come soggetto che tutela i diritti delle persone, ma facendo questo abbiamo sempre operato per il miglioramento della fruizione della giustizia da parte del cittadino".

Accorpare i tribunali? Come curare chiudendo ospedali. 'A Empoli situazione paradossale che grida al paese'

L'Associazione nazionale forense riunisce il direttivo a Firenze, in concomitanza con i 75 anni del sindacato degli avvocati fiorentini, e fra i temi di discussione non può mancare un riferimento forte alle riforme che gravitano attorno al pianeta giustizia.
Una questione di particolare salienza per l'Anf è indubbiamente la geografia degli uffici giudiziari e i tentativi compiuti dai governi nell'ultimo decennio di tagliare tribunali anche per ottenere una deflazione del contenzioso.

Una ricetta che viene bocciata con nettezza dal segretario generale dell'associazione, Giampaolo Di Marco, il quale parlando coi giornalisti a margine del convegno degli avvocati di Firenze, commenta:

"Non si cura il malato chiudendo l'ospedale, se a regime ci devono essere 43.000 persone al lavoro, ma negli uffici ce ne sono 32.000 probabilmente il punto non è che ci sono tanti tribunali, ma che sono poche le persone- osserva- vale lo stesso discorso per i magistrati. Se l'accorpamento deve servire per migliorare la risposta di giustizia non dimentichiamo che il nostro Paese per tre quarti è toccato dal mare, per larga parte è interessato da un territorio orograficamente piuttosto complesso da gestire. Se la giustizia è ancora un modo di relazioni, un mondo fatto di oralità, incontro e ascolto difficilmente si può tenere un tribunale a 160 chilometri dal proprio posto o lasciare che alcune realtà produttive ne siano sprovviste". Esempi tangibili si trovano sparsi in Italia e nello specifico anche in Toscana: "Qui abbiamo il caso di Empoli che ci grida e grida al Paese una situazione paradossale", sostiene Di Marco. L'empolese è ormai sprovvisto da anni di una sede distaccata.

"Così come- riprende il ragionamento il segretario generale di Anf- abbiamo assistito alla situazione di Prato dove è apparso un cartello che dice 'da oggi in poi qui non si può più rilasciare un decreto ingiuntivo'. Chi l'ha scritto ha avuto tanto coraggio, denunciandosi come persona che interrompeva un pubblico servizio, ma del resto oggi senza il clamore difficilmente si riesce a ottenere qualcosa".

"Le riforme dei processi storicamente non hanno mai inciso in maniera determinante sui tempi e ancora una volta proviamo a distinguere sistema e funzione. La funzione si può organizzare oggi e cambiare domani, la giustizia è qualcosa di immanente, storico alla quale non possiamo rinunciare".
 

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