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Dopo Caravaggio ecco Vermeer in sant’omoobono

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Dopo Caravaggio ecco Vermeer in sant’omoobono Dopo Caravaggio ecco Vermeer in sant’omoobono © n.c.
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Il Comitato per l’Organo “Stefanini 1696” e l’Associazione E20 – Eccezionali Eventi presentano sabato 5 marzo 2016, all’interno dell’Oratorio di Sant’Omobono, ( ore 21), un evento culturale e artistico di grande rilievo, cioè la presentazione da parte del dott. Paolo Mariun, apprezzato e stimato storico, scrittore e giornalista del territorio, la vita e la storia artistica del maestro olandese Vermeer.

Della vita di Vermeer si conosce molto poco: le uniche fonti sono alcuni registri, pochi documenti ufficiali e commenti di altri artisti. La data di nascita non si conosce con precisione, si sa solamente che venne battezzato il 31 ottobre 1632, nella chiesa protestante di Delft. Il padre Reynier era un tessitore di seta della classe media, che si occupava anche di commercio di opere d'arte. La madre Digna era di Anversa: sposò Reynier Vermeer nel 1615.

Nel 1641 la famiglia acquistò una locanda, la Mechelen, dal nome di una famosa torre del Belgio, che si trovava nei pressi della piazza del mercato. Reynier affiancò al mestiere di mercante d'arte e tessitore quello di locandiere. Dopo la morte del padre, nel 1652, Joannes ereditò sia la locanda che gli affari commerciali del padre. Nonostante fosse di famiglia protestante, sposò una giovane cattolica, Catherina Bolnes, nell'aprile del 1653. Oltre alle differenze religiose, la famiglia della donna era più ricca di quella di Vermeer.

Sembra che egli stesso si fosse convertito prima del matrimonio, poiché i figli ebbero nomi di santi cattolici piuttosto che dei suoi genitori: inoltre, uno dei suoi dipinti, l'Allegoria della fede, rispecchia la fede nell'Eucaristia, ma non si sa se si riferisca a quella dell'artista o del committente. Qualche tempo dopo le nozze, la coppia si trasferì dalla madre di Catherina, Maria Thins, una vedova benestante, che viveva nel quartiere cattolico della città: qui Vermeer avrebbe vissuto con la famiglia per tutta la vita.

Maria ebbe un ruolo fondamentale nella vita del pittore: non solo la prima nipote venne chiamata con il suo stesso nome, ma anche usò la propria rendita per sostenere il genero che cercava di imporsi nel mondo dell'arte. Johannes e la moglie ebbero in tutto quattordici figli, tre dei quali morirono prima del padre. Il suo apprendistato cominciò nel 1647, forse presso Carel Fabritius.

Il 29 dicembre 1653, Vermeer divenne membro della Gilda di San Luca. Dai registri di questa associazione di pittori si sa che l'artista non era in grado di pagare la quota di ammissione, il che sembrerebbe indicare difficoltà finanziarie. Successivamente la situazione migliorò: Pieter Van Ruijven, uno dei più ricchi cittadini, divenne il suo mecenate e acquistò suoi numerosi dipinti. Nel 1662 Vermeer venne eletto capo della Gilda e confermato anche negli anni successivi, segno che era considerato un rispettabile cittadino.

Tuttavia, nel 1672 una pesante crisi finanziaria, provocata dall'invasione francesedella Repubblica delle Sette Province Unite, provocò un crollo delle richieste di beni di lusso come i dipinti e, di conseguenza, gli affari di Vermeer come artista e mercante ne risentirono, costringendolo a chiedere dei prestiti. Alla sua morte nel dicembre del 1675, Vermeer lasciò alla moglie e ai figli poco denaro e numerosi debiti. In un documento, la moglie attribuisce la morte del marito allo stress dovuto ai problemi economici. Catherina chiese al Consiglio cittadino di prendere la casa e i dipinti del marito come pagamento dei debiti: diciannove opere rimasero a Catherina e Maria.

Questa una brevissima biografia di Vermeer, ma tutto questo sarà spiegato, proiettando alcune significative opere sullo schermo, da Paolo Marini. Ricordiamo infine che ci saranno degli intermezzi musicali a cura della Prof. Marilisa Cantini; Jan Peterszoon Sweelinck, del quale ascolteremo un Corale a due voci, una fuga e il celebre “ Ballo del Granduca”, un tema e variazioni dal canone. L’ingresso è libero e l’eventuale offerte serviranno a finanziare il restauro appunto dell’Organo Stefanini 1969.

Sarà senza dubbio una bella pagina artistica, culturale, storica e musicale all’interno dell’Oratorio di Sant’Omobono, davanti alla Pieve di San Lorenzo (è motivo anche di visionare diverse opere “chiniane” compreso la bellissima ceramica della “Sacra Famiglia” di Galileo Chini); ripetiamo sabato  5 marzo 2016, sempre alle ore 21 precise. L’ingresso è a offerta e l’incasso delle serate servirà a finanziare il restauro appunto dell’Organo Stefanini.

Altra bellissima opera del maestro olandese; “la ragazza che versa il latte”

Il dott. Paolo Marini con la prof. Marilisa Cantini

 

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