Tendiamo spesso a pensare involontariamente, e a dar risalto esclusivamente, al cosiddetto "prodotto finale", tralasciando inavvertitamente tutta quanta la complessa e variegata filiera che si trova dietro a quel prodotto stesso. La pandemia che ha ripreso a "mordere", le misure restrittive, l'aria di lockdown e di paura che si respira in tutto il Paese stanno comportando una seria crisi per il settore turistico, in particolare per ristoranti e alberghi.
Ma proviamo a compiere un passo ulteriore. Parliamo del settore delle lavanderie industriali che operano nel turismo in Italia, una realtà economica che sta drammaticamente e silenziosamente accusando il colpo: fra hotel che non riaprono e ristoranti in affanno, l'osservatorio di Assosistema Confindustria stima di chiudere il 2020 con una perdita di circa 400 milioni di euro di fatturato e 5mila posti di lavoro in meno (con una percentuale di lavoratrici donne del 65%). I numeri dell'associazione che riunisce le lavanderie industriali, le quali si occupano, per l'appunto, delle attività di noleggio e sanificazione della biancheria e dei tessili per il comparto alberghiero e per la ristorazione, parlano di un -45% per le strutture alberghiere e -35% per quelle della ristorazione, con ulteriori contrazioni previste di circa il 10%, se non oltre.
Numeri che pesano come macigni, soprattutto se si pensa al fatto che dietro ognuna di queste realtà si celano famiglie, storie di vita, di territori. É il caso di Chi.Ma Florence Spa, storica lavanderia mugellana che da decenni cura il lavaggio della biancheria e dei tovagliati per ogni tipologia di struttura ricettiva, in particolare hotel, ristoranti e case di cura. Era il lontanissimo 1870 quando la famiglia Chiari inaugurò l’attività di lavanderia nella frazione di Rimaggio, nel comune di Bagno a Ripoli. Anni e anni di lavoro che hanno consentito, prima, nel 1957, la trasformazione in lavanderia industriale, e poi hanno portato, nel 1990, all'inaugurazione dell’attuale stabilimento di Scarperia, nel cuore del Mugello. Ben 110 dipendenti, considerando anche gli altri magazzini sul territorio, di cui l'80% sono donne.
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Abbiamo avuto il piacere di intervistare Elena Chiari, socia di quinta generazione dell'azienda, a cui abbiamo rivolto alcune domande.
"Avete partecipato alla manifestazione dell’altro ieri a Firenze. Perché?"
La direzione Chi.Ma Florence era presente con una delegazione dei dipendenti insieme agli altri rappresentanti del Consorzio Toscano delle Lavanderie Industriali Turismo alla manifestazione “Ponti per il Futuro” che ha visto partecipi tutti gli attori del turismo (lavanderie industriali, ristoranti, alberghi, guide turistiche, ncc, taxi, fornitori etc). Siamo tutti lavoratori, in questa crisi non c’è differenza tra dirigenza o dipendenti, ci sono solo uomini e donne che vogliono far sentire la propria voce, per esercitare il loro diritto al lavoro e chiedere aiuti per le loro aziende che ancora una volta sono state tagliate fuori. Abbiamo partecipato erché chiediamo DIGNITÀ per il nostro settore, per tutti gli addetti soprattutto e per le nostre famiglie !! Le lavanderie industriali sono una risorsa per il Paese e soprattutto per il turismo. Perché noi esistiamo e siamo un valore per i nostri territori.
"Si tende sempre a pensare al “prodotto finale”, tralasciando spesso tutta la “filiera retrostante”. Quali sono le principali problematiche per la vostra azienda che hanno fatto seguito a questa crisi e alle relative misure restrittive?"
Il servizio delle lavanderie ndustriali non è conosciuto, perché essendo fornitori di un servizio lavoriamo “dietro le quinte” del turismo, ma il nostro obiettivo è offrire un servizio di qualità al cliente finale che utilizzerà la nostra biancheria in una camera d’albergo o il tovagliolo in un ristorante. Nell’immaginario collettivo, se si parla di lavanderia si pensa a quelle per le persone o le tintorie, ma le lavanderie industriali sono delle imprese strutturate e specializzate nel lavaggio certificato e nella sanificazione della biancheria per ristoranti, alberghi e strutture ricettive. Le misure restrittive che sono state prese sono giuste e per il bene collettivo. Nessuno vuole aggravare la situazione sanitaria, ma è altrettanto giusto aiutare le aziende e i loro dipendenti. Il nostro lavoro dipende da quello dei nostri clienti, in poche parole: se loro non usano le tovaglie, perché non lavorano, noi non le laviamo.
"Il settore della lavanderia industriale non fa parte del comparto del turismo ma vorrebbe esserne considerato parte integrante. Perché?"
Perché? È semplice, perché le lavanderie industriali del settore turismo sono fornitori di un servizio essenziale per quelle categorie che sono rientrate nel decreto Ristori, considerate nella filiera del turismo, come ristoranti alberghi b&b agriturismi eccetera. Queste ultime attività citate sono il target principale delle lavanderie industriali del settore turismo. I servizi che noi offriamo sono quelli del noleggio della biancheria, del lavaggio certificato, della sanificazione della tessile, dello stiro, del confezionamento, della consegna e ritiro della biancheria. Negli anni ci siamo specializzati, creando delle imprese strutturate e certificate per garantire un prodotto sicuro e di qualità ai nostri clienti, ma soprattutto per il cliente finale o il turista che usa il tovagliolo al ristorante o l’asciugamano in albergo.
"Che tipo di rapporto avete con i dipendenti e come avete risposto in questo senso al calo del fatturato dovuto al periodo di emergenza?"
I rapporti con i nostri dipendenti sono buoni e limpidi, abbiamo costantemente scambi di informazioni e riunioni con RSU, RSA e capi reparto. Tutti sono a conoscenza della situazione critica in cui ci troviamo, sono consapevoli che questa crisi è diversa da quelle passate negli anni, ma soprattutto comprendono che non dipende da noi e che sta colpendo tutta la filiera del turismo. Il calo del fatturato è dovuto da un picco in negativo di produttività, da una perdita pari al 52% di ore lavorate a causa delle restrizioni anti-Covid. Inoltre, stiamo riscontrano notevoli difficoltà nella riscossione dei crediti insoluti da parte dei clienti (ristoranti, bar, osterie, alberghi, affitta camere etc) ed è comprensibile, siamo tutti sulla stessa barca; e ribadisco, non è evidente il legame tra noi e le attività rientrate nel decreto legge Ristori? Lo vediamo solo noi del mondo delle lavanderie industriali?
"Di fronte ad un futuro estremamente incerto, quali sono le vostre aspettative e a quali soluzione state pensando?"
Il futuro è davvero incerto e senza aiuti diventerà sempre più difficile mantenere in vita le nostre aziende. L’aiuto del Governo è di vitale importanza, non solo per lasciare in piedi un comparto così forte sul territorio, ma per garantire dignità a tutti i dipendenti che ne fanno parte. Essere tagliati fuori così è davvero ingiusto e non smetteremo di far sentire la nostra voce. Venerdì 13 novembre saremo a Roma a Montecitorio con i nostri clienti che hanno fatto il “cammino degli inessenziali” per chiedere aiuti per tutta la filiera. Non chiediamo l’elemosina, ma quello che ci spetta di diritto, vogliamo essere riconosciuti all’interno della filiera del turismo.
Un grido di allarme forte quello proveniente dal Mugello. Un grido che non può essere ignorato.