17 MAR 2025
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Processi e testimonianze. Lo Stato e il problema dei rimborsi alle forze dell’ordine in pensione

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Un articolo - denuncia a firma del mugellano Giorgio Laici, che ci spiega di aver anche interessato della cosa alcuni parlamentari, che però per il momento non gli hanno dato riscontro: Lo stato, ottenuti i risultati contro la delinquenza, dimentica gli uomini e le donne che li hanno procurati con fatica, sacrificio e sprezzo del pericolo. Personale costretto a sostenere le spese di vitto e alloggio per le testimonianze effettuate dopo il pensionamento, e ad anticipare le spese di viaggio. Ai pentiti concessi auto, scorta e spese accessorie. Per gli investigatori previsto solo il treno o il bus, in classe economica. È chiaro il disagio degli agenti civili e militari in pensione, di ogni ordine e grado.

È una realtà amara ed incredibile, quella degli agenti delle forze dell ordine in pensione, che emerge quando vengono citati per testimoniare. Una realtà che questi uomini e donne dopo una vita di servizio onorato denunciano a malincuore e con pudore. Quando sono in servizio poliziotti, carabinieri e finanzieri, dovendo recarsi fuori sede per una testimonianza, seppure con parsimonia e rispettando regole molto severe, ricevono, in acconto o a rimborso, tutte le spese di viaggio vitto e alloggio. Agli agenti vengono anche riconosciute tutte le ore di servizio prestato, comprese quelle di lavoro straordinario.

Ma badate bene, tutto questo non è un privilegio per dipendenti statali. Questa è una necessità processuale. Tutto questo esiste perché la testimonianza dell investigatore è di fatto l’atto conclusivo delle indagini. È una fonte di prova principe per il Giudice, nel processo penale. Soprattutto, però, per valere, la testimonianza deve essere resa, completamente di persona e non per iscritto. Quindi la testimonianza è un servizio importante reso a tutti gli effetti, ed ai poliziotti in servizio viene ordinato di renderla.

Una volta pensionati però tutto cambia. Una volta in quiescenza, dismessa la divisa, gli agenti diventano tutti “testimoni non residenti” e non hanno più alcun diritto economico. Lo Stato ha la memoria corta e si dimentica dei suoi servitori. Diceva una vecchia canzone napoletana, “ Chi ha avuto, ha avuto; chi ha dato, ha dato”

L’art 46 del D.P.R. 115/2002, che regola il rimborso delle spese di viaggio per i testimoni non residenti cita testualmente “ Ai testimoni non residenti spetta il rimborso delle spese di viaggio, per andata e ritorno per il prezzo del biglietto di seconda classe sui servizi di linea...Spetta inoltre L indennità di euro 0,72 per ogni giorno impiegato per il viaggio e L indennità di € 1,29 per ogni giornata di soggiorno nel luogo dell esame...Quest’ultima è dovuta solo se i testimoni sono obbligati a rimanere fuori della residenza almeno un giorno intero oltre quello di partenza è quello di arrivo.”

Quindi le spese per recarsi a testimoniare su fatti e circostanze nei servizi svolti, sono anticipate a carico del testimone. Il rimborso poi, anche per i tempi della giustizia italiana, è una vera beffa. Il Ministero di Giustizia assegna il biglietto del servizio di linea in classe economica, ma non il taxi. Viene anche riconosciuta la stupenda somma di 0,79 € per ogni giorno di viaggio. La cifra diventa iperbolica, 1,29 € per ogni giorno di missione, che non sia quello di partenza o quello di ritorno.

Il tutto senza considerare il viaggio della speranza da compiere nel ventre dei palazzi di giustizia alla ricerca del funzionario e dell’ufficio preposto al rimborso.

Figurativamente, vi invitiamo a immaginare dei pensionati ultra sessantenni, che a causa della lentezza della giustizia italiana, dopo il congedo, sono costretti a compiere dei viaggi, anche lunghi, sostanzialmente a spese proprie. Il tutto per recarsi a testimoniare, fino alla conclusione dei processi, anche importanti e che possono durare anni. Senza dimenticare che la mancata presentazione per una citazione è un illecito penale.

Sull’argomento abbiamo contattato l’isp. Edoardo Iacovacci del S.A.P. della Questura di Firenze in pensione. Iacovacci testimoniava ” L’ imbarazzo ed il disagio degli agenti, sia in servizio che in pensione, chiamati a testimoniare. Gli agenti in servizio denunciano la lentezza e la difficoltà con cui vengono percepiti i rimborsi. Gli agenti in pensione lamentano di dover corrispondere tutte le spese, senza speranza di rimborso, se non per il treno in seconda classe. A fattor comune emerge l’inerzia dell’ amministrazione che non affronta il problema, tanto evidente quanto semplice da risolvere.” Il medesimo concludeva la denuncia con una parola di esortazione. “Spero che la politica nazionale ponga fine a questo vuoto legislativo equiparando economicamente la testimonianza prestata in pensione alla testimonianza prestata in servizio”

Anche la rappresentanza militare dei Carabinieri si è occupata della disfunzione. In particolare con gli atti, precisi e puntuali, presentati sull’ argomento dal delegato Co. Ba.R. Antonio Basile, sul problema delle spese che i pensionati sostengono per testimoniare in Tribunale. Secondo il delegato la mancata corresponsione delle spese di viaggio ai pensionati delle forze dell’ ordine costituisce un grosso vulnus nelle regole per il trattamento economico delle forze di polizia, seppure in quiescenza. Il delegato concludeva con un appello affinché la politica intervenga a risolvere il disagio economico dei pensionati.

Giorgio Laici

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