16 MAR 2025
OK!Firenze

Firenzuola e l’accoglienza invisibile: la voce dei volontari del C.A.S. di San Pellegrino

Un gruppo di cittadini racconta tre anni di impegno per l’integrazione dei migranti, tra risultati concreti e l’indifferenza delle istituzioni

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Per tre anni, un gruppo di volontari di Firenzuola si è impegnato nell’insegnamento della lingua italiana e nella promozione dell’integrazione dei migranti ospitati al C.A.S. di San Pellegrino. Attraverso questa esperienza, hanno visto crescere nuove opportunità e legami di solidarietà, testimoniando il valore dell’accoglienza. Oggi, con una lettera aperta, condividono il loro percorso e le loro riflessioni, invitando a una discussione più ampia sul tema dell’integrazione e sul ruolo delle istituzioni locali.

LETTERA APERTA 
Crediamo sia arrivato il momento di fare conoscere la nostra esperienza e le nostre considerazioni.
Siamo un gruppo di abitanti di Firenzuola che si sono messi insieme per insegnare l'italiano e la nostra cultura ai migranti del C.A.S. di San Pellegrino. La nostra esperienza dura da circa 3 anni e, dopo l'ultimo Consiglio Comunale e le seguenti “giornalate” abbiamo deciso di rompere il velo dell'ipocrisia. Per l'Amministrazione Comunale il C.A.S. è stata una realtà invisibile, da ignorare completamente, fino alle lamentele di oggi di una piccola parte degli abitanti (non tutti concordano) della frazione dov'è il Centro, e.. qual è la soluzione? Chiuderlo e seguire la politica dell'orticello: “se li prenda qualche altra comunità”. 

Non un progetto per l'inclusione, non un progetto per la frazione di San Pellegrino e i suoi abitanti. Mai neppure un confronto pubblico se non per accodarsi, obtorto collo, alla apprezzabile iniziativa della Parrocchia del capoluogo. 
A noi volontari cosa ha portato questa esperienza? 

La prima considerazione è che se accogliamo avremo come risposta buoni comportamenti, infatti in tre anni non ci sono state forme di violenza, né reati. Seconda considerazione: adesso ci sono molti dei migranti che parlano italiano, una parte va a scuola al C.P.I.A. a Borgo San Lorenzo, un altro gruppo frequenta un corso di formazione professionale alla Proforma, un'altra parte dei ragazzi ha trovato lavoro nel nostro Comune, alcuni lavorano nelle campagne dell'Imolese e altri ancora hanno svolto attività stagionali come la raccolta dei marroni, la ripulitura dell'autodromo di Scarperia dopo il Gran Premio. Un gruppo sta frequentando le lezioni di Primo Soccorso sanitario, altri hanno presentato domanda per il Servizio Civile.

Possiedono i biglietti per i trasporti, il materiale scolastico, molte biciclette e qualcuno anche gli occhiali da vista di cui aveva necessità, grazie alla solidarietà di molti abitanti di Firenzuola, alla Parrocchia, a Tam Tam, alla Proloco di Pietramala, ad Artemisia e alla Misericordia. Cittadini che si sono smarcati dai soliti luoghi comune del migrante che non ha voglia di fare niente, che ha un bel cellulare, che costituisce un pericolo.

Spesso i ragazzi migranti si spostano anche con noi, con le nostre automobili, sempre gentili e riconoscenti.

Poco? Sì, poteva essere fatto di più con l'aiuto delle istituzioni locali e in particolare dell’amministrazione comunale, ma per noi volontari è stata una grande soddisfazione. Sono arrivati scalzi e ignudi e sono diventati uomini residenti del Comune di Firenzuola, cittadini che hanno imparato a comportarsi secondo le nostre regole.
Abbiamo soprattutto scoperto che, grazie al dialogo, si può fare “rete” con molta facilità. 

Perché il Comune, dotato di più strumenti, non l’ha promossa? 
Siamo anche stupiti e amareggiati, nel vedere come le norme che regolano l’immigrazione siano  poco conosciute dai governanti. Leggi che andrebbero modificate in quanto intralciano l’incontro tra offerta e domanda di lavoro, hanno modi e tempi di regolarizzazione dei permessi di soggiorno troppo lunghi e restrittivi rispetto al bisogno di addetti del mercato del lavoro e soprattutto al desiderio di questi ragazzi di lavorare. 

I migranti sono stati visti dalle istituzioni locali solo come persone da allontanare, da cacciare e mai se ne è parlato e argomentato in termini di opportunità, di solidarietà e di proposte orientate anche alla demografia, ad esempio, delle aree interne. 

Potrebbero rappresentare una risorsa importante per un paese di montagna dove lo spopolamento dura da 80 anni e in cui da 14.000 abitanti siamo diventati 4.500, dove i morti superano ogni anno i nati di tante unità? Sì, potrebbero costituire una risorsa. Non desideriamo sedurvi con i racconti dei loro drammatici viaggi, delle violenze subite, che vanno dai soprusi alle torture, perché è tutto così disumano che il nostro pudore ci fa tacere. Non vogliamo complimenti né ringraziamenti, ma una riflessione onesta e sincera su questo fenomeno che è l'immigrazione.

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