25 APR 2025
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Forteto. Il manager Aiazzi: «Ci siamo autocommissariati»

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Forteto. Il manager Aiazzi: «Ci siamo autocommissariati» Forteto. Il manager Aiazzi: «Ci siamo autocommissariati» © n.c.
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Riprendono, con le ultime battute, le audizioni della commissione d’inchiesta sulle responsabilità politiche ed istituzionali nel caso Forteto. In attesa della relazione finale – da completarsi entro i primi di giugno –, e in pieno svolgimento del processo in secondo grado, ieri (lunedì 2 maggio), a sedersi davanti i consiglieri regionali sono stati Marco Aiazzi , manager nominato con il compito di ridisegnare, nell’arco di un anno, l’assetto e l’organizzazione del lavoro in azienda, e l’onorevole Federico Gelli. Per Aiazzi, già sentito lo scorso 8 febbraio in occasione della visita alla struttura di Vicchio, si è trattato di aggiornare sugli sviluppi del suo incarico. C’erano alcuni punti da discutere, anche e soprattutto a seguito del rinnovo del CDA, completato a pochi giorni dall’inizio del processo d’appello (26 aprile). Nessun dubbio sui più delicati: la revisione dell’organigramma, la sostituzione dei vecchi dirigenti nei posti di comando, la risposta per quelle situazioni nelle quali le vittime continuano a lavorare trovandosi sottoposte - nella gerarchia - a soggetti condannati in primo grado. In questo senso, Aiazzi avrebbe presentato «un progetto di riorganizzazione dell’azienda, con un nuovo organigramma, secondo una ipotesi organizzativa opposta a quella attuata finora». Nel documento, sottoposto al nuovo Consiglio di amministrazione, sarebbe stato suggerito un sistema «che premia il merito». Anche il rinnovato assetto aziendale («votato all’unanimità») sarebbe quindi da intendersi come tale: grazie all’uscita di due consiglieri legati alla vecchia gestione e alcuni dei nuovi entrati, prima chiamati opponenti, che farebbero parte delle vittime. «I criteri di nomina – ha sottolineato deciso - sono sulla base delle conoscenze specifiche e del merito». Si è poi passati ad altre questioni, non meno rilevanti. Qual è il ruolo di Luigi Goffredi? «Lavora in agricoltura», ha risposto Aiazzi, e «come per altri vicini alla pensione o già in pensione è stato predisposto un piano di riduzione dell’attività lavorativa». E Stefano Pezzati? «Ha ancora il proprio ufficio nella stessa stanza, ma ora la presidenza è a quattro chilometri di distanza da quei locali». Si è parlato anche di fatturato, vanto e insieme nodo spinoso attorno cui negli ultimi mesi si è alimentata una costante polemica. «Sull’andamento azienda – spiega - il bilancio ha chiuso con una perdita di 250mila euro, alla quale bisogna sommare un milione e 500mila euro di provvisionali. Certo, ora la resistenza del marchio è messa a dura prova; ma il marchio è il valore di questa azienda, non si venderebbe neppure un pezzo di formaggio con uno nuovo». La società tuttavia «è ben strutturata, ha un capitale superiore ai 15 milioni e il fatturato dimostra che c’è comunque attenzione al prodotto». Però: «Il Forteto ha due obblighi. Pagare gli stipendi ai circa cento dipendenti (anche se spesso e volentieri si è parlato di 130, Ndr) e far fronte alle richieste che il tribunale ha stabilito per risarcire le persone offese». In ogni caso, in virtù degli oneri finanziari, si è venuto a sapere che l’organico sarà ridotto, perché nel nome della ristrutturazione «andranno fatti dei sacrifici». In chiusura, l’uomo del “cambiamento”, è tornato sulla convivenza, nel posto di lavoro, tra vittime e condannati: «Non posso assicurare non ci siano rapporti diretti. Ma il Forteto si è autocommissariato, nominando un nuovo presidente e me: l’azienda sta facendo delle cose. Se vogliamo fargliele fare dobbiamo sopportare certe situazioni». Infine un appello: «Vorrei fossero le vittime, con le quali ho un rapporto molto confidenziale, a dirmi se subiscono delle pressioni indebite dai condannati». Su tutt’altro fronte, Federico Gelli, deputato Pd dal 2013, è stato sentito per i suoi trascorsi istituzionali in Regione e in qualità di presidente del Cesvot (centro servizi volontari toscana) dal novembre 2013 ad oggi. Anche in precedenza, però, il suo è un curriculum di prim’ordine: vicepresidente della Regione dal 2005 al 2010 e già consigliere regionale a partire dal 2000. Gelli ha ricordato l'unico incontro al Forteto, risalente proprio al 2000, e a nome della Cesvot ha confermato l’inesistenza di pubblicazioni sulla faccenda da quando conduce l’organizzazione. Spronato da Stefano Mugnai, si è espresso sull’ipotesi di una commissione d’inchiesta parlamentare: «La disponibilità ad affrontare la questione, prendendo spunto dal lavoro svolto, da parte mia c’è». Anzi, sarebbe bene «allargare l’oggetto dell’inchiesta ai tanti fenomeni legati alla gestione dei minori in Italia».

 

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