Giacomo Puccini presentò al pubblico per la prima volta nel 1918 la famosa opera comica Gianni Schicchi, ma quasi mai si rammenta che fu Gioacchino Forzano , drammaturgo di Borgo San Lorenzo , a proporre a Puccini un libretto che affascinò subito il grande Maestro. Certo, il tema era di quelli buffi e curiosi assai; per chi non conoscesse la vicenda, Gianni Schicchi, bravissimo imitatore e simulatore, si nascose nel letto dell’ormai defunto e ricchissimo vedovo Buoso su richiesta del nipote e suo amico Simone Donati. Chiamato un notaio, Schicchi dal letto si finse il riccone in fin di vita dettando un testamento, ovviamente tutto a favore del predetto nipote. O almeno questo è quello che raccontò un invidioso poetaccio chiamato Dante, che inserì il povero Gianni Schicchi nella Comedia tra i falsari.
Poveraccio, non se lo meritava proprio il buon Gianni, giacché non approfittò nemmeno della situazione ambigua; dal letto di “finta” morte chiese in dono per se stesso non tesori ma soltanto una giumenta; non mi sembra certo uno spirito da delinquente, piuttosto uno spirito goliardico. Ma chi era in realtà questo Gianni Schicchi? Il personaggio è reale. Giovanni detto Gianni Schicchi fu un cavaliere vissuto tra il 1230 e il 1280, o giù di lì, ormai non ricordo più bene, che volete, son passati la bellezza di ottocento anni. Di lui si sa che era un nobile legato alla stirpe dei Cavalcanti, famiglia fiorentina che ebbe a che fare e parecchio anche con il Mugello.
Ma uno “scoop” storico l’ho raccapezzato io per voi (avrete capito che la modestia non mi manca) quando nel 2016 cercavo notizie per il mio libro IL MUGELLO NEL LIBRO DI MONTAPERTI. Dovete sapere che dai documenti lo Schicchi risulta di casa a Bivigliano, Faltona e Larciano appena sotto Borgo San Lorenzo, a un punto tale che divenne garante per le forniture di grano di quei popoli mugellani nella guerra sostenuta da Firenze a Montaperti (1260). Condivido lo scritto incriminato; “ Pro plebe Sancte Felicitatis ad Lercianum cum ecclesiis sui plebatus, et cum ecclesia Sancti Romoli de Bivilliano, modios ij et staria xij, promisit presbiter Renuccinus canonicus dicte plebis, et pro eo fideiussit dominus Gianni Schichi de Cavalcantis.” Guarda caso, tutto coincide perfettamente con la figura del “nostro” mitico Gianni: il periodo storico in cui visse, il nobile rango sociale, il nome di battesimo e il casato familiare . Ecco allora che si materializza nella nebbia del tempo un nuovo personaggio che potrebbe essere stato sicuramente mugellano, anche per il carattere burlesco precursore nel modus operandi del Pievano Arlotto . E’ comunque appurato come lo Schicchi avesse fortissimi legami con il Mugello e terre di proprietà nella zona in un tempo antico in cui i poderi si acquisivano per eredità, e non per investimento. Forse, anche Gioacchino Forzano aveva letto come me quel testo “senese” e volle fare un omaggio al grande conterraneo; o forse non ne sapeva nulla e semplicemente gli garbò soltanto quel buffo nome citato da Dante. Quel furbastro dello Schicchi! Mi vien da credere che, quando il Gianni era ancora in vita, il giovane Dante avrà saputo della buffa storia e, austero com’era, disapprovò la condotta ingannatrice e “burlesca” dello Schicchi spedendolo all’ Inferno. L’Alighieri, in quanto a senso dell’umorismo, era davvero vicinissimo allo zero! O almeno credo.
Galleria fotografica