27 MAR 2025
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La fuga degli infermieri italiani dalla sanità pubblica: un sistema al collasso

Gli operatori sanitari scelgono le dimissioni per cercare migliori condizioni di lavoro e una vita privata equilibrata

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Il sistema sanitario italiano sta affrontando una grave crisi a causa della crescente fuga degli infermieri dalla sanità pubblica. Sempre più professionisti, soprattutto al Nord, stanno lasciando i reparti critici, come i pronto soccorsi, e rinunciando alle aziende sanitarie per intraprendere strade lavorative più autonome.

Molti infermieri stanno aprendo partita IVA o unendosi a cooperative esistenti per tutelare la propria vita privata e stare più vicino alle loro famiglie. Questa tendenza preoccupante rischia di mettere in frantumi il sistema sanitario nazionale, che sembra sempre meno adatto alle esigenze dei professionisti.

Secondo il presidente nazionale del Nursing Up, Antonio De Palma, la situazione è particolarmente critica in alcune regioni come il Piemonte, dove si registrano numerosissime dimissioni volontarie dalle aziende sanitarie. Anche Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Emilia Romagna stanno vivendo una situazione simile.

Le ragioni che spingono gli infermieri a cercare alternative lavorative sono molteplici e tutte legate ai disagi e alle lacune del sistema sanitario. L'organizzazione disorganizzata, i turni massacranti e la carenza di personale costringono gli infermieri a accumulare ferie senza poter godere di periodi di riposo adeguati per il recupero fisico e mentale. Inoltre, spesso si trovano a fronteggiare situazioni di violenza da parte dei pazienti, venendo incolpati anche per le carenze del sistema sanitario.

L'aspetto economico è un altro fattore determinante. Gli infermieri italiani sono tra i meno pagati d'Europa, e questa disparità contribuisce a rendere il quadro ancora più fosco. Di fronte a queste difficoltà, molti professionisti si domandano se ne valga davvero la pena e se sia possibile continuare a sopportare situazioni insostenibili.

I reparti più colpiti da questa fuga sono i Pronto Soccorsi, la chirurgia e la rianimazione, dove la pressione e lo stress sono più elevati. Gli infermieri che scelgono di abbandonare la sanità pubblica trovano nelle cooperative un'opportunità di lavoro meno stressante e più remunerativa. È paradossale che gli stessi ospedali richiamino gli operatori sanitari con contratti a gettone, pagando loro anche il doppio dello stipendio precedente, ma offrendo un rapporto di lavoro più libero e meno stressante.

Inoltre, molti infermieri decidono di diventare lavoratori autonomi aprendo partita IVA. Tuttavia, questa scelta comporta svantaggi in termini di protezione previdenziale.

La professione infermieristica sta perdendo il suo appeal, e sempre più professionisti stanno valutando un cambio radicale di vita o la decisione di lasciare la professione stessa a causa dello stress e delle conseguenze fisiche e psicologiche che ne derivano, come la sindrome di burnout.

I dati dello studio RN4CAST mostrano che il 36% degli infermieri italiani ha dichiarato l'intenzione di lasciare il lavoro entro 12 mesi, di cui il 33% ha manifestato il desiderio di abbandonare la professione. Questa tendenza è stata confermata anche da studi simili condotti in altri paesi, compresi gli Stati Uniti.

È evidente che la responsabilità di questa situazione non può essere attribuita solo ai professionisti che scelgono di andarsene, ma è il risultato di un sistema sanitario profondamente malato. Il sistema non offre condizioni di lavoro adeguate e non retribuisce in modo equo il personale, spingendolo alla rinuncia e costringendolo a richiamarlo in seguito come libero professionista, pagando cifre molto superiori a quelle precedenti.

È necessario un cambiamento radicale nel modo in cui viene affrontata la ricostruzione del sistema sanitario italiano. Bisogna investire nella valorizzazione e nel supporto degli infermieri, offrendo loro condizioni di lavoro adeguate, retribuzione competitiva e rispetto per la loro vita privata. Solo così si potrà arrestare questa pericolosa fuga di talenti e garantire la stabilità del sistema sanitario nazionale.

In fondo, la salute e il benessere dei cittadini dipendono anche dalla salute e dal benessere dei professionisti che si prendono cura di loro.

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