E’stata istituita lunedì 1° aprile la giornata dedicata al dialetto, ideata dal Centro Studi Campaniani che dal 2015 con il progetto dal titolo “A t’ salut”, amichevole arrivederci frequentemente usato da poeta Dino Campana, organizza attività e incontri per salvaguardare e valorizzare il dialetto, in particolare quello marradese. Quest’anno l’iniziativa è stata proposta alle scuole, ha spiegato Mirna Gentilini, presidente del Centro Studi Campaniani, con l’intento di fare conoscere alle nuove generazioni le testimonianze orali di un patrimonio linguistico che va scomparendo e di raccogliere e conservare aspetti della cultura, della storia e delle tradizioni di questa zona di confine chiamata Romagna-Toscana. Hanno accolto la proposta ben 6 classi dell’istituto Comprensivo Dino Campana di Marradi e Palazzuolo Sul Senio dove i docenti: Federica Miniati e Barbara Scalini della classe II della scuola primaria, Errica Cavina, Gilda Gargini, Roberto Rescigno ed Eolo Visani per le classi della scuola secondaria di primo grado, sono riusciti a coinvolgere i ragazzi e le loro famiglie in una ricerca che si è conclusa con la realizzazione di brevi rappresentazioni in dialetto. Hanno partecipato alla giornata, presente il sindaco Tommaso Triberti, più di ottanta ragazzi, alcuni dei quali di nazionalità straniera, secondo il seguente programma: “I bordì i cânta e i rèzita” gli alunni della scuola primaria hanno letto, tradotto e spiegato alcuni proverbi e filastrocche e hanno terminato interpretando la canzone "Bela bordèla”; “I vérs da e’ mond a Palazó" hanno tradotto in dialetto le poesie di famosi autori e una canzone di Jovanoti gli alunni di I C; ”E’ sogn d’ona zornéda ed primavéra entla Romagna-Toscona” gli alunni di II e III C hanno diviso il loro lavoro in tre momenti:
- poesie tradotte dall’italiano al romagnolo,
- aneddoti palazzolesi tratti dal libro del maestro Roberto Campomori e intervellati da proverbi
- modi di dire in dialetto; “Nò a cânté” la classe II A ha inventato il testo per un inno a Marradi sulle note di una famosa canzone degli anni sessanta che ha cantato proiettando delle immagini in cui gli alunni erano ripresi in ambienti caratteristici del paese;“Ció, nò a fé quést” in chiave comica i ragazzi di III A hanno interpretato e spiegato il significato dell’intercalare “Ció” in diversi contesti.