
Si replica sabato 28. È stata davvero una festa di luci e suoni la rappresentazione dell’Elisir d’amore di Donizetti tenutasi al Teatro Giotto di Borgo S. Lorenzo la sera del 26 marzo. Un lavoro certamente complesso e che ha richiesto un grande spirito di gruppo a tutti coloro che vi hanno contribuito. E che son stati ripagati da un pubblico grato ed entusiasta. Luci. O meglio luce. Tanta luce che ha inondato una scenografia quasi spartana, con uno sfondo di campagna molto più toscana che basca (dove invece si svolgerebbe l’azione secondo il libretto di Felice Romani), un pozzo e delle balle di fieno. Fieno vero, che si attaccava ai vestiti di chi ci si sedeva sopra. Andrea Cecchi, il regista, come ha saputo muovere coro e personaggi in uno spazio non amplissimo, così non ha mai perso il controllo dell’illuminazione, compreso l’esilarante occhio di bue che ballonzola inseguito da Dulcamara. E ha reso quasi immateriale Nemorino che canta Una furtiva lacrima al chiar di luna, unico momento realmente e giustamente notturno. Per il resto, tutto si svolge al sole, complici i colori dei bei costumi curati dalla Compagnia delle Formiche. Così, l’aspetto buffo della vicenda ha prevalso su quello patetico. Ci hanno messo del loro anche le brave comparse, dai soldati di Belcore che lo indispettiscono marciando fuori tempo, al servo di Dulcamara che suona la tromba in play back e recupera il vino lasciato nei bicchieri. Suoni. L’acustica del Giotto è meravigliosa quanto spietata. A tratti si sentiva il rumore dei tasti del flauto. Chi ci suona deve sapere il fatto suo, e ancor più chi dirige. Andrea Sardi, e non è una novità, ha diretto con una autorevolezza e un piglio che farebbero invidia a parecchi suoi colleghi ben più anziani, e la Camerata de’ Bardi – neanche questa è una novità – lo ha assecondato con una esecuzione impeccabile. E i cantanti? Laura Andreini è stata una Adina dolce e a un tempo maliziosa, e la sua bella voce ha saputo adattarsi a tutte le diverse situazioni. Laura, poi, è davvero carina, e ciò ha reso più facile soprattutto al pubblico maschile l’immedesimarsi nel (parteggiare per il) Nemorino di Carlo Messeri che, com’è entrato, si è subito meritato un applauso a scena aperta non previsto al termine di Quant’è bella, quant’è cara, per poi proseguire a pari livello. Ironicamente ispirato il Belcore di Massimo Naccarato, le cui doti musicali sono note da tempo al pubblico di Borgo, mentre Fabrizio Corucci è stato un Dulcamara efficace e maledettamente simpatico. Dopotutto è merito di questo ciarlatano imbonitore, che fa bere del Bordeaux spacciato per elisir, se Adina e Nemorino alla fine coronano il loro sogno. Ed Eva Mabellini ha mostrato una personalità musicale e scenica tale da conferire alla sua Giannetta uno spessore ben maggiore di quello di un personaggio secondario. Tutti hanno dato il loro meglio, ancor più che negli assolo, nei duetti e nei concertati, con momenti di virtuosismo che hanno incantato il pubblico. In tutto ciò, parte non secondaria ha avuto la Corale Santa Cecilia, perfettamente inserita sia scenicamente sia musicalmente. Curato da Schola Cantorum Santa Cecilia, Associazione culturale Camerata de’ Bardi, Teatro Giotto – Accademia degli Audaci, col patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Borgo San Lorenzo e la compartecipazione del Consiglio regionale della toscana, L’ elisir d’amore si replicherà sabato 28. Restano ancora pochi posti, ed è uno spettacolo veramente da non perdere. Chi vuole prenotare può chiamare il 347/5894311, o 055/8457197 (Biblioteca di Borgo) o 055/8459658 (Teatro Giotto). Paolo Marini