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Lastra a Signa e chiusura Bally. Il sindaco Caporaso: “La Regione attivi un tavolo di crisi”

L'avviso della chiusura è stata una doccia fredda annunciata da Mauro Faticanti, Cgil Firenze e Yuri Vigiani, Filcams Cgil Firenze...

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Bally Bally © Piana notizie
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“Voglio esprimere prima di tutto la mia solidarietà e vicinanza ai 55 dipendenti tra lavoratrici e lavoratori che si sono visti togliere il lavoro senza che sia stata attivata, in questa prima fase, la Cig o altre tipologie di ammortizzatori sociali. Ho già contattato la Regione affinché si possa arrivare, nel più breve tempo possibile, all’apertura di un tavolo di crisi, come richiesto anche dai sindacati”: lo dice il sindaco di Lastra a SignaEmanuele Caporaso, dopo avere appreso la notizia della chiusura dello stabilimento lastrigiano di Bally Studio in via dei Ceramisti, con il conseguente licenziamento dei 55 dipendenti.

“Nel tardo pomeriggio di mercoledì – spiega il sindaco – Mauro Faticanti di Cgil Firenze mi ha avvertito che c’erano gravi problematiche legate al proseguimento dell’attività di Bally Studio Srl sul territorio lastrigiano. Problematiche che si sono poi rivelate con la comunicazione da parte della proprietà di procedere alla chiusura del sito produttivo. Sarà fondamentale in questa prima fase dare un sostegno ai lavoratori e scongiurare da una parte il licenziamento diretto e dall’altra lavorare per preservare l’impianto di produzione. È evidente che questa vicenda si innesta in una situazione di crisi  drammatica che il settore moda sta attraversando ed è fondamentale evitare che la metodica utilizzata dalla proprietà in questa circostanza possa essere applicata ad altre aziende del settore”.

L'avviso della chiusura è stata una doccia fredda annunciata da Mauro Faticanti, Cgil Firenze e Yuri Vigiani, Filcams Cgil Firenze.
“Ieri sera (il 5 dicembre) ci è stato comunicato dal rappresentante legale della Bally Studio srl di proprietà Regent LP, fondo di investimento californiano subentrato da qualche mese come proprietario, la chiusura dello stabilimento di Lastra a Signa.
Chiusura che avviene, nei piani dell’azienda, senza avere utilizzato nessun tipo di ammortizzatori sociali. Riteniamo questo percorso, che arriva alla fine di scelte aziendali non adeguate, inaccettabile, sbagliato e non praticabile”
: a dirlo sono 
La Bally Studio srl, aggiungono, “non è una azienda contoterzista ma un vero e proprio Brand che produce a nome proprio abbigliamento, borse e piccola pelletteria. Siamo dunque di fronte al primo Brand che a fronte della crisi della pelletteria sceglie di scomparire lasciando 55 persone senza alcuna soluzione. Come Cgil e Filcams chiediamo l’apertura di un tavolo alla unità di crisi della regione Toscana in cui porremo il ritiro dei licenziamenti e l’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Siamo assolutamente contrari a questo tipo di scelte, chiediamo alla Regione Toscana di essere al fianco dei lavoratori dichiarando inaccettabili i licenziamenti come strumento per la gestione della crisi nel settore della pelletteria”.

Il pd di Lastra a Signa insieme al consiglio comunale lastrigiano chiede l'intervento della Regione Toscana.  “Chiediamo la convocazione immediata di un tavolo di crisi in Regione. Una decisione che arriva a pochi mesi dall’acquisizione dell’azienda da parte del fondo californiano e si realizza senza l’impiego di ammortizzatori sociali per i dipendenti.
Il Partito Democratico di Lastra a Signa esprime quindi la propria solidarietà e vicinanza ai 55 lavoratori occupati nell’azienda. E per questo chiediamo l’immediata convocazione di un tavolo di crisi con la Regione, con l’obiettivo di annullare i licenziamenti e garantire l’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Siamo fermamente contrari a questo modus operandi nel licenziare attraverso mail senza alcun tentativo di concertazione e preavviso. Chiediamo inoltre al Governo Nazionale di andare oltre i proclami, la mera propaganda che non ha riscontro in alcun parametro o riferimento del mondo del lavoro reale e di attivare fin da subito una politica industriale concreta sostenuta da nuovi ed adeguati ammortizzatori sociali”. 

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