In una lettera appassionata, un giovane mugellano condivide la sua delusione dopo un'esperienza lavorativa breve e precaria, evidenziando le difficoltà che i ragazzi affrontano nel mercato del lavoro odierno. Con uno sguardo critico sulle garanzie mancate e sulla mancanza di opportunità, si fa portavoce di una generazione che lotta per essere ascoltata e per costruire un futuro migliore. La sua testimonianza mette in luce un sistema che spesso penalizza i giovani, relegandoli a ruoli marginali e senza prospettive. Un appello forte e chiaro a una maggiore attenzione verso le esigenze e i diritti delle nuove generazioni.
Sono un giovane di 20 anni, diplomato, e spero che con questa lettera possa trasmettere un messaggio di attenzione, un sfogo personale e una certa delusione. Non intendo diffamare né offendere, ma desidero spargere una voce per intraprendere un’iniziativa o avviare un dibattito, rivolgendo un appello a tutti i giovani mugellani che hanno vissuto esperienze simili alla mia. Anche se ciò che faccio è solo una goccia d’acqua in un mare enorme.
Fino a pochi giorni fa, lavoravo in un outlet. All’inizio del mio impiego, mi era stato comunicato che cercavano una persona per un lungo periodo, non solo per la stagione estiva ma anche per quella invernale. Mi era stato garantito che, dopo un contratto di due mesi e mezzo, questo sarebbe stato rinnovato. Le parole di chi mi ha fornito tale garanzia mi hanno dato speranza e sicurezza. Il colloquio andò bene e, dopo un paio di giorni, fui assunto, superando anche la prova. Da quel momento, mi sentii tranquillo e sereno.
Fortemente motivato da queste sicurezze, decisi di iscrivermi a un’università telematica per avviare un percorso in giurisprudenza, con l’obiettivo di realizzare un giorno i miei ideali politici. Scelsi una modalità telematica poiché lavoravo e non potevo frequentare in presenza. Mi feci anche comprare una piccola auto usata per raggiungere il posto di lavoro e per essere automunito, un investimento che si è rivelato ora insostenibile.
Purtroppo, sei giorni prima della scadenza del contratto, mi accorsi senza preavviso che non ero più nei turni di lavoro. Questa situazione mi creò panico, impedendomi di concentrarmi. Sentii il bisogno di uscire e, il giorno dopo, rimasi a casa a causa della mia instabilità emotiva. Avevo già pianificato tutto per i prossimi mesi, basandomi sulle garanzie ricevute. Se non fosse stato per queste, non avrei mai accettato un contratto così breve.
Questa esperienza, che sembrava promettente, si rivelò una delusione. Non solo non ho portato a termine nulla, ma ho anche accumulato debiti, come l’auto, e perso una routine quotidiana. Ora, dopo aver chiesto lavoro in molti negozi, mi trovo con porte chiuse e senza opportunità.
Mi è stato detto che questa esperienza non è negativa e non influisce sul mio curriculum, poiché non sono state fatte referenze negative su di me, il che mi conforta in parte. Tuttavia, ora sono costretto a proseguire l'università online, che non avrei mai scelto se avessi saputo come sarebbe andata. Infatti, avevo intenzione di iscrivermi a un ateneo a Firenze, ma accettai l’offerta di lavoro e queste sono state le conseguenze.
Il sistema lavorativo è altamente precario, senza garanzie per noi giovani. Spesso ci sentiamo dire da chi ha più esperienza che l’Italia non è un Paese per noi. Ci viene negata la possibilità di imparare e di accumulare esperienza. Quando ci sono problemi, non ci viene comunicato nulla, e ci si sostituisce con chi ha più esperienza, lasciandoci a sentirci invisibili.
Ho notato che i miei colleghi e il responsabile sapevano della decisione nei miei confronti. Solo dopo aver insistito, mi dissero che non avrei avuto il rinnovo del contratto perché “non eri capace e pronto per questo lavoro”. Se così fosse, perché non mi hanno rimosso prima? Avrei potuto evitare di perdere tempo e denaro.
Alla fine, mi ritrovai sostituito da nuove persone. Ho sempre avuto la sensazione di non essere ben visto dai colleghi. Mi sento deluso da questo sistema lavorativo che precaria le nostre vite e le nostre aspirazioni.
Questa esperienza mi ha motivato a scrivere e a iscrivermi a un partito giovanile. Ho finalmente capito chi sono e chi voglio diventare: una persona attiva nella politica, che difende i diritti degli altri, combatte le ingiustizie e non resta in silenzio. Se non ci facciamo sentire, nulla cambierà.
Invito a svolgere dibattiti e attività politiche con noi giovani. Spero di poter contribuire a queste iniziative nel partito che ho in mente. Io sono una delle voci.
Questa lettera non è un’accusa o una diffamazione nei confronti dell’azienda, ma un semplice sfogo personale e una denuncia nei confronti di chi, come me, si è trovato in situazioni simili. Ci tengo a scrivere con la massima educazione, utilizzando un linguaggio pulito, senza offendere nessuno, e senza creare conflitti.
Concludo citando l'Articolo 21 della Costituzione Italiana.