(38^ puntata). La siccità che imperversa ormai da quasi tre mesi, con una calura a tratti davvero asfissiante ha fatto seccare alcuni torrenti e fiumiciattoli (a parte la Carza e l’Elci ormai morti e sepolti) e fra questi anche le Cale.
Alcuni amici borghigiani nelle solite discussioni al Bar, dissertavano che questa siccità non c’era mai stata a memoria d’uomo e il torrente che attraversa il paese a nord est, raramente si prosciugava.
Guardiamo di rispondere a queste piccole parentesi storiche, anche perché questi amici aspettano l’arrticolo (con due erre) per l’immancabile scomessa. Dunque, apriamo il preziosissimo diario manoscritto che inizia nel 1730 della famiglia Paladini per 3 secoli contadini a Rimorelli davanti alla Villa Pecori Giraldi, (la casa colonica è stata abbattuta un anno fa per costruire alcune villette); si legge” - Io Antonio Paladini, capoccia a Rimorelli, ricordo che nel 1838, per quattro mesi non piovve e non si potea seminare ed altre semenze non nasceano dal “grande alido” (alias: arido).
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Come si legge anche in anni non sospetti (appunto nel 1838) sembra di rivivere l’attuale periodo. Per quanto riguarda Le Cale, non è vero che non si è mai seccato, poiché in anni anche di breve siccità il fiumicciattolo borghigiano (anticamente era molto pescoso), che sposa la Sieve al “puntone”, qualche volta, non spesso, si è seccato.
Anche in questo caso ecco una testimonianza visiva; siamo fra la fine degli anni ’20 o inizio degli anni ’30 del ‘900 e due borghigiani (Giuseppe Berti e Guglielmo Margheri), non trovano di meglio per farsi fotografare al centro dell’alveo delle Cale in secca. Ecco, tutto qua. Corsi e ricorsi della vita.
Foto 1: Le Cale in secca nella prima metà del ‘900’
Foto 2: Le Cale in secca nell’agosto del 2022