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Le contraddizioni del radicalismo

Una riflessione di Marco Nardini sul tema del radicalismo

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Radicalismo Radicalismo © deposityphoto
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La parola radicale ha origine in ambito botanico (riferito alla radice) come totalizzante, senza mezzi termini. Nel XVIII secolo la parola entra in ambito politico per indicare una componente dell’orientamento liberale, l’ala di “sinistra” che perseguiva cambiamenti che per allora erano considerati rivoluzionari, appunto radicali, risolti alla radice, di difficile riconversione. Il fatto che il radicalismo di allora proponesse l’egualitarismo appare ai nostri occhi, oggi, come un qualcosa che stride. Noi siamo portati a equivalere egualitarismo di sinistra e democrazia, e questo non va molto d’accordo con l’intransigenza radicale.

Questa contraddizione non ha alcun interesse materiale, concreto nella discussione dei e sui partiti. Ha invece molta importanza sul piano culturale. E’ infatti costume nostrano l’atteggiamento radicale dell’approccio del singolo nei rapporti con gli altri. Siano essi altri, singoli o collettivi. Nei rapporti commerciali, scolastici e finanche affettivi di amicizia e familiari. L’atteggiamento di ognuno verso chiunque denota un carattere diffuso di intransigenza: o si fa come dico io o non ci sto; io sono nel giusto; ecc.

Questa premessa (scusate, un po’ lunghina) mi serve per considerare alcune notizie di giornale: la manifestazione pro Palestinesi; la contrapposizione Conte (M5S) e Renzi (IV); la messa in liquidazione della coop Il Forteto; Questioni che parrebbero non avere niente a che fare l’un l’altra ma che invece sono determinate dalla caratteristica radicalista della cultura contemporanea. Per dire: l’importanza degli elementi culturali, e di conseguenza l’importanza di agire lì, nell’educazione.

Sulla guerra Israele/Palestinesi (come sulla guerra Russia/Ucraina) si vedono solo posizioni (appunto) radicali. Sono invece sparute e di singoli (pochi) intelligenti che si schierano a favore dei popoli israeliano e palestinese e contro i poteri israeliano e palestinese. Conte e Renzi fanno franare il progetto politico del campo largo per interessi di loro stessi, e quel che è peggio è che lo fanno sulla base di sentimenti di antipatia personale (roba da matti). Per il Forteto e la sua messa in liquidazione si levano in favore le voci della stampa, dei sindacati, …. Ma dov’erano questi signori quando il Forteto veniva criminalizzato nella sua interezza? Senza differenziare fra malfattori e lavoratori per bene?

E’ evidente che siamo portati ad assumere un atteggiamento radicale, manicheo. A denigrare la democrazia che non risolve e vagheggiare (di conseguenza) il principe illuminato. Correre ai ripari è possibile ma solo se si agisce sul costume, sull’educazione, prima ancora che sul discorso politico e sul diritto.

Marco Nardini

 

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