Da ormai qualche anno, e con sempre maggior forza dalla ripresa delle presenze turistiche negli ultimi anni, si è tornato a parlare con urgenza di overtourism. In diverse città, italiane e straniere, si registrano opposizioni e contrasti al turismo di massa, visto non come una risorsa ma come un problema e un pericolo per la vita quotidiana.
È difficile trovare un vero responsabile dell’overtourism. Tra le tante ragioni si indicano spesso l’accessibilità e l’economicità dei trasporti low cost, l’enorme attenzione portata su determinate zone da travel blogger o influencer, le pratiche di accoglienza più attente alla quantità che alla sostenibilità. Tutte queste cause sono valide, ma nessuna è sufficiente da sola a spiegare l'intero fenomeno dell'overtourism.. È vero che i trasporti possono essere economici, ma spesso si tratta di una facciata e non sono certo appannaggio esclusivo del turismo. Nessuno poi obbliga gli utenti dei social a visitare una zona consigliata da un influencer, né a soggiornare in una struttura ricettiva - privata o professionale - sorta a scapito di una normale abitazione.
Se le ragioni dell’overtourism sono complesse è invece molto più immediato constatare quali città ne siano più colpite. Si tratta soprattutto di capitali europee spesso associate a divertimento e vita notturna come Barcellona, Praga, Berlino, Amsterdam. Non mancano però criticità in mete asiatiche più note per le loro bellezze naturali, specialmente in destinazioni come Bali o Phuket. Emblematico il caso di Maya Bay in Thailandia, solo di recente aperta al pubblico dopo che, dal quando fu set del film The Beach, diventò una meta turistica di massa con danni enormi sull’ecosistema locale. A fare i conti con l’overtourism sono però sempre più spesso anche mete tradizionalmente culturali, come Salisburgo e Lisbona, e persino spirituali, come Santiago de Compostela. Anche l’Italia fa i conti col fenomeno, specialmente in città d’arte: a Firenze, pur riconoscendo nel turismo una risorsa irrinunciabile, si stanno facendo passi per gestire le presenze insieme ai comitati di cittadini e attivisti, mentre a Venezia la situazione appare lontana da una soluzione nonostante l’introduzione di ticket e presenze monitorate.
Proprio la situazione di Venezia ci porta a considerare quali pratiche siano state messe in atto da alcune mete vittima di overtourism. La capitale veneta non ha bisogno di presentazioni, così come il suo delicatissimo equilibrio tra architetture storiche ed ecosistema lagunare. L’ultima strategia scelta è stata quella di scoraggiare le visite in giornata tramite la previsione di un apposito ticket, sperando così di incentivare soggiorni più lunghi che possano portare più risorse alla città. Venezia ha optato per il divieto di attracco delle grandi navi da crociera, mentre Bruges ha ridotto il numero degli attracchi giornalieri al porto di Zeebrugge, da cinque a due. Sebbene queste misure abbiano avuto impatti positivi sull'ambiente, restano aperte le domande sulla loro efficacia a lungo termine. A Barcellona, invece, le soluzioni scelte sono di carattere più legislativo. La capitale delle Catalogna conta presenze turistiche durante tutto l’anno, una risorsa coltivata grazie anche ad appuntamenti sportivi come i gran premi motoristici o la tappa annuale dell’European Poker Tour, che portano in città migliaia di visitatori. Per cercare di regolarle al meglio la città ha introdotto norme più restrittive sugli affitti brevi, mirando a limitarli per garantire soluzioni abitative per i residenti. Una soluzione a cui guardano con interesse altre città europee come Amsterdam, Atene e Berlino, che inoltre promuovono e pubblicizzano un turismo che si spinga oltre i centri storici e le zone più sotto pressione.
Si tratta di strategie che, sebbene potenzialmente efficaci, possono essere affiancate da altre scelte in grado di ridurre l’impatto dell’overtourism. Le città colpite potrebbero per esempio incentivare le presenze in periodi di bassa stagione, ponendo allo stesso tempo un tetto massimo alle stesse: in tal modo si garantirebbe una miglior distribuzione delle visite. "Un aspetto cruciale per affrontare l'overtourism è investire nella sostenibilità, privilegiando trasporti ecologici e riducendo l'impatto sulle comunità locali e sull'ambiente. Buona pratica sarebbe poi, come si inizia a vedere a Firenze, che le amministrazioni adottassero strategie concordate con le comunità locali. Tenere conto delle loro esigenze, e allo stesso tempo delle necessità legate alla risorsa del turismo, è l’unica strada per garantire che una meta possa essere goduta appieno sia da chi ci vive che da chi la visita, per brevi o lunghi periodi. Affrontare l'overtourism è una sfida complessa, ma con politiche mirate, collaborazione tra istituzioni e cittadini, e un impegno verso la sostenibilità, è possibile trovare un equilibrio che permetta di preservare le città e i loro ecosistemi per le generazioni future.