
Riprendiamo una riflessione sulla situazione del Mugello dal profilo Facebook di Fabio Ceseri Coordinatore del circolo di Fratelli d'italia Borgo San Lorenzo -Scarperia e San Piero.
C’è una vecchia convinzione, mai detta apertamente ma praticata ogni giorno, secondo cui il Mugello non è altro che un prolungamento utile di Firenze. Una riserva di territorio da usare come deposito, discarica, corridoio di passaggio, o area su cui sperimentare politiche che altrove non si oserebbe nemmeno proporre. Un “contado” in chiave moderna, dove la città prende e pretende, mentre restituisce poco o nulla. Il Lago di Bilancino è diventato il simbolo perfetto di questo rapporto sbilanciato. Un’opera pensata non solo per garantire acqua a Firenze nei mesi estivi, ma anche per regimentare le piene della Sieve e proteggere la città da possibili alluvioni. Ma qui sorge una domanda legittima, che in Mugello circola da tempo: in caso di emergenza, siamo sicuri che non si aprano prima le paratie su di noi, per evitare che si allaghi Firenze?
Un interrogativo scomodo, ma reale. Perché quando si è sempre trattati come l’ultima ruota del carro, la fiducia cede il passo al sospetto. E in Mugello, la pazienza verso una città che governa da decenni con una sinistra sempre più ingorda di potere, è ormai agli sgoccioli.
Il territorio mugellano non ha ricevuto in cambio né infrastrutture degne di questo nome, né una rappresentanza politica forte. Solo qualche paracadutato in cerca di seggio sicuro, e un sistema di trasporti che definire fatiscente è un eufemismo. Basta salire su un treno della Faentina per capirlo: un viaggio tra ritardi cronici, coincidenze perse e stazioni dimenticate.
E oggi, il presidente della Regione Eugenio Giani propone una galleria sotto la Colla, giustificata con lo sviluppo del territorio, ma utile principalmente a Marradi – dove governa un suo uomo di fiducia. Un’operazione che sa più di calcolo elettorale che di visione strategica. Perché se davvero si volesse rilanciare il Mugello, si parlerebbe piuttosto di una galleria sotto Pratolino, che colleghi direttamente Firenze a Borgo San Lorenzo, aprendo un corridoio moderno, funzionale e inclusivo per tutta l’area.
A confermare la sensazione che il Mugello sia considerato una terra sacrificabile, è arrivata anche la scoperta della discarica abusiva nella valle del Rovigo, emersa tragicamente dopo una frana. Rifiuti sepolti in silenzio, forse da anni, riemersi solo grazie a un evento naturale. Un episodio che inquieta, ma che soprattutto simbolizza una realtà più ampia e preoccupante: nel Mugello si scaricano non solo responsabilità, ma anche rifiuti. E chissà quante altre “discariche fantasma” attendono solo il prossimo smottamento per venire alla luce.
Ma forse è proprio questo il punto: il Mugello, per chi comanda a Firenze, deve restare “a disposizione”, mai protagonista. Eppure, come scriveva Pier Paolo Pasolini, “la vera disperazione è non sapere per cosa lottare”. E il Mugello, oggi, lo sa bene.
È stanco. Stanco di essere trattato da periferia silenziosa. È tempo che la città smetta di considerarlo un semplice serbatoio – d’acqua, di voti o di silenzio – e cominci a riconoscerlo come territorio vivo, pensante, e pronto a farsi valere.
Rita Cartacci
Quadro preciso e puntuale sulla situazione di noi mugellani. Spero che le previsioni circa il cambiamento di visione politica siano centrate . Da sempre considerati serbatoio di voti e rifugio sicuro per trombati. insomma collegi blindati. Certo la scoperta della discarica è un grosso colpo al cuore del Mugello. La natura, pur implacabile, ci ha dato un'allerta, speriamo che noi mugellani comprendiamo le sue "parole"!
Paolo 1963
Sono anni che affermo quanto riportato nell' articolo. I confini dell' Impero da spremere!!!!