Non ditelo a nessuno, però a volte mi capita d’incontrare l’anima di Giotto, o per meglio dire il suo fantasma. Ho un po’ di riguardo a dirlo in giro, mi prenderebbero per pazzo e mi chiuderebbero in manicomio. Anzi, oggi si usa dire centro di salute mentale come se bastasse una parolina, che a volte vale meno di una mutanda usata, a cambiare la realtà. Manicomio viene dal greco MANIA (pazzia) e COMIO (casa di cura), perciò lo sbaglio non è nella parolina ma nel modo orrendo in cui erano gestite un tempo queste strutture. Ipocrisia pura, contano i fatti non le paroline, altrimenti manicomio diventa soprattutto quello che c’è in giro. Tornando a Giotto, ogni tanto dicevo l’incontro di nascosto sopra Pilarciano; lui è strano e ha voluto così, che ci volete fare. Anche oggi appare dal nulla scuro in volto come il solito e mugugnando dentro il suo mantello. Proverò a fare un’intervista ma non vi garantisco nulla, il grande pittore ha davvero un brutto carattere.
“Ciao Giotto, come stai?”
“Come sto dice questo, incavolato nero boia d’una Sieve, hanno fatto la piazza di Vicchio a quadretti e dalle nuvole (dove si vede bene) mi pigliano tutti per i fondelli- Giotto t’hanno fatto la scacchiera in piazza!”
“Te l’ho già detto, è una soluzione valida per il distanziamento coronavirus e poi è una cosa provvisoria!”
“Sarà, ma potevano farli tondi quei cosi bianchi, almeno rammentavano l’O di Giotto in mio onore! E poi sono distrutto perché in piazza hanno fatto pure la statua a i’ mi babbo e a me nulla!”. Andiamo bene.
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“Una statua a i tu’ babbo? Ma in piazza c’è solo il tuo monumento, lo volle anche il Carducci!”
“Col cavolo, boia d’una Sieve, c’è scritto sotto monumento di Bondone da Vespignano, vai a vedere!”
“Ma no, Giotto, ti sbagli, è soltanto rovinata la scritta della targa e il nome Giotto è sparito”.
“Ma boia d’una Sieve, non trovate in Mugello i soldi per rimettere una targuccia e fate buchi paurosi nelle montagne per quei cosi puzzolenti..” (l’autostrada e la direttissima nel suo retrogrado pensiero) ”sbranate tutto per un lago, si dice in giro che volete mettere persino le palle eoliche sul crinale..” Di bene in meglio.
“Le –pale- eoliche Giotto, non le palle!” provo (e mi accorgo subito che sbaglio), a correggerlo.
“Pale o palle, è sempre roba che gira, boia d’una Sieve con tutti i suoi affluenti!”. Non ha tutti i torti.
“Ma almeno sei contento, sul colle di Vespignano alla casa di Giotto c’è un bel movimento!”
“Dipende, tanto prima o poi son convinto che qualche genio darà in mano tutto a dei forestieri, magari addirittura a dei fiorentini (e allora mi rivolterò nella tomba) e tutto morirà subito come succede sempre. Sanno un cavolo di quanto la mia storia sia legata al colle, i matrimoni delle figlie nella chiesa, le cene con i miei amici sul colle, il figlio prete a San Martino! Lo dico sempre, i’ Mugello va dato in mano ai mugellani che capiscono il bello della nostra storia, e solo conoscendo il passato potrete avere un futuro!”
“Gli accompagnatori turistici lo spiegheranno questo....”. Rosso in volto, mi risponde:
“Boni quelli, e si sforzano di dire che Vespignano forse non era la mi’ casa.. come se gli tornasse utile sputare nel piatto dove mangiano, come se sapessero dove stavo davvero io di casa! Magari son capaci di portare il turista a vedere il ponte di Cimabue che è nato duecento anni dopo! Sapessi quante volte mi sono bagnato le pale eoliche per attraversare a guado col cavallo in quel punto, boia d’una piena della Sieve e anche dell’Ensa!”.
Poi d’improvviso, com’era arrivato, scompare nel nulla. Vi avevo avvertito, volevo fare un’intervista a Giotto, ma non ci sono riuscito. D’altronde il Maestro è un fiume, pardon, una Sieve in piena, sempre polemico e con l’eterno mugugno. Ma sono convinto che, nonostante il brusco modo di fare e le nostre mancanze, nel suo profondo a tutti noi mugellani vuole davvero ancora un gran bene.
Mugelli Giampiero
Bravo Fabrizio una satira carina maliziosa ben fatta complimenti. Giotto non si è risparmiato senza mezze parole ma con determinazione ha affermato la realtà