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Ventiquattro anni dopo la morte di Craxi. Riformismo, persecuzione e attualità delle sue idee

Domenica 19 gennaio ricorre il ventiquattresimo anniversario della morte di Bettino Craxi, uno degli statisti...

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Ridolfi sulla tomba di Craxi Ridolfi sulla tomba di Craxi © N. c.
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Rodolfo Ridolfi, in occasione del ventiquattresimo anniversario della morte di Bettino Craxi, ricorda il leader socialista come uno degli statisti più illuminati e lungimiranti della storia italiana. Ridolfi sottolinea l’importanza di rendere omaggio a Craxi, sia per ripristinare la verità storica sulla sua figura politica e umana, sia per evidenziare l’attualità delle sue idee e del suo impegno riformista.

A seguire il comunicato diffuso:

Domenica 19 gennaio ricorre il ventiquattresimo anniversario della morte di Bettino Craxi, uno degli statisti italiani più illuminati e lungimiranti del nostro secolo, uno degli interpreti più autentici e coerenti dell’impegno per l’affermazione della modernizzazione del nostro paese, l’interprete più originale ed autorevole, negli ultimi quarant’anni di vita politica italiana. Finalmente anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto rendergli il giusto riconoscimento come grande statista.

Ventiquattro anni fa, il 19 gennaio, il leader del socialismo tricolore moriva ad Hammamet in Tunisia, lasciando un vuoto incolmabile fra i riformisti italiani e chiudendo una importante pagina nella storia del riformismo autonomista, dopo Filippo Turati e Giuseppe Saragat. Tutti gli anni ripetiamo, troppo spesso inascoltati, che le Regioni, ed i Comuni dovrebbero rendere adeguato omaggio a un grande italiano quale Bettino Craxi è stato, contribuendo a ripristinare la verità storica sulla sua vicenda politica ed umana.

A ventiquattro anni di distanza dalla scomparsa di Craxi, nonostante qualche volta i commenti della stampa accreditino l’accanimento e la persecuzione che ci fu nei suoi confronti come una anomalia della vita politica italiana degli ultimi quaranta anni, le istituzioni preferiscono rimuovere con il silenzio la verità storica che si ripropone in maniera sistematica come abitudine della cultura giacobina dei poteri forti, dei comunisti e dei loro eredi: rappresentare l’avversario come un essere malvagio, corrotto ed ingiusto. Fu così per De Gasperi, Saragat, Fanfani e Cossiga. È stato ed è così, per Silvio Berlusconi.

La speranza di questo giorno è che prima o poi l’Italia ufficiale (Parlamento e Governo) vorranno finalmente ricordare il grande statista nei modi e nelle forme più appropriate. La legge sulla separazione delle carriere dei magistrati è il modo più degno per ricordare Craxi ma anche per porre fine agli orrori compiuti da quella parte di magistratura politizzata, piegata e connivente agli interessi della sinistra.

In questa occasione, come non mai, ci mancano le idee, il coraggio ed i propositi di Craxi statista e politico. Ci mancano perché sono oggi di grande attualità e animano un po’ tutte le forze politiche, compresa una parte consistente di quelle che lo derisero, lo insultarono e si resero protagoniste, attraverso i metodi che oggi cominciano ad emergere in tutta la loro odiosa evidenza, del suo esilio dopo averlo ingiustamente indicato come l’unico “capro espiatorio” della corruzione politica in Italia.

Rodolfo Ridolfi

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