
Dal signor Massimo Casprini, storico e scrittore riceviamo e pubblichiamo una interessante nota, inerente ad un nostro articolo relativo alla riapertura a Firenze delle “buchette” alias “finestrini” dove veniva consegnato il variegato cibo, vivande, ma in modo particolare il …vino. Interessante questo contributo, rivolgendo ai lettori l'invito di leggrlo con attenzione, che apre una grande finestra di verità storica.
Per il Sig. Aldo Giovannini,
mi è stato segnalato soltanto oggi il suo articolo sulle "Buchette del Vino" apparso il 7 gennaio scorso. La ringrazio infinitamente della segnalazione del secondo Finestrino a Borgo San Lorenzo che non conoscevo e che aggiungo al mio censimento. Il primo in via Sant'Omobono 1 lo conoscevo già, come un altro a San Cresci, villa La Quiete-Gondi. (ad oggi, abbiamo trovato 175 Finestrini del Vino nel comune di Firenze e 94 fuori Firenze).Come lei, sono un appassionato di storia locale (ho pubblicato oltre 70 libri su Firenze e il contado a Sud e molti articoli su riviste). Se permette e se ha tempo di leggermi le faccio una breve storia. Nel 2005 ho pubblicato il libro "I Finestrini del Vino" dopo anni di ricerche in archivi e direttamente sul campo facendo il primo censimento di questi manufatti.
Debbo riconoscere che ho avuto gande soddisfazione per le vendite del libro e per le varie recensioni, interviste e i miei successivi articoli e conferenze. Non ultima, la pubblicazione di un estratto sulla Rivista dell'Agricoltura dell'Accademia dei Georgofili. Nell'ottobre 2015 un certo Matteo Faglia di Milano fonda a Firenze l'Associazione Buchette del Vino. Mi contatta a cose fatte ed io, immediatamente, contesto il nome Buchette che ha assegnato ai "miei Finestrini".
Buchette furono citate incidentalmente da Piero Bargellini nel 1985 e poi dimenticate, mentre Finestrini è la prima voce ufficiale con la quale furono chiamati con un Motu Proprio del 22 dicembre 1785 (ben duecento anni prima!). Caso mai, c'è la semplice dicitura di "sportello" in uno scritto del 1634.
Immediate furono le reazioni di amici fiorentini che "inorridirono" a questo nome (cito soltanto il professor Stopani, l'architetto Zappi e tanti altri) chiarendo che buchette è un termine troppo lezioso per essere fiorentino e poi, mi scrissero "le buche son quelle che fanno i bambini sulla sabbia al mare, o quelle per piantare gli alberi e, a Firenze, le buche, son quei locali nel sottosuolo".
Ma il milanese fu irremovibile e mantenne il suo nome non solo all'associazione ma in ogni occasione scritta o orale. Da parte mia, sempre nel 2015, dovetti ristampare il mio libro (che era esaurito da tempo) in una nuova edizione aggiornata (perché il censimento si era ampliato).
Le ricerche di nuovi Finestrini, specialmente nel contado, sono andate avanti anche da parte dell'Associazione. Nel frattempo, con il benestare della Sovrintendenza (!!!!!) e la mia disapprovazione, l'Associazione ha avuto il permesso di applicare sotto alcuni Finestrini nel centro di Firenze una targhetta d'ottone con scritto "Buchette del Vino - Wine Window".
Si rende conto? Sono antistoriche, orrende e incongruenti perché in italiano le chiamano Buchette e in inglese Window (finestre). È arrivato il Coronavirus e, i primi di agosto 2020, è stata diffusa la notizia che a Firenze erano state riaperte le "buchette" per dare da mangiare, bere e gelati evitando i contatti diretti fra oste e cliente. Quella dei Finestrini è tutt'altra storia!
Non era vero, ma le agenzie di tutto il mondo hanno fatto articoli su questo fatto (dall'Australia alla Malesia, dagli Stati Uniti al Perù). Il 12 agosto vengo contattato da Agence France Press e molto volentieri mi presto per un'intervista. Anzi, una troupe di un fotografo e tre giornalisti italiani e francesi vengono apposta a Firenze per incontrarmi. Li conduco tutto il giorno a giro per Firenze e spiego loro che il fatto di servire cibo attraverso i finestrini è tutta una bufala. Appare un articolo su Le Soir il 16 agosto e la notizia fa di nuovo il giro del mondo.
Il 2 agosto mi contatta la BBC di Londra alla quale rilascio un'intervista con la mia verità. Restano allibiti. Ma ormai nel mondo - per convenienza giornalistica - si sa che "a Firenze sono state riaperte le buchette del vino"... per dar da mangiare agli appestati!
Nel corso della storia, come ho scritto nel mio libro, sono stati dati molti nomi ai Finestrini e c'è chi li ha chiamati anche tabernacoli. Ma non lo sono affatto perché non hanno nulla di religioso e, caso mai, se avessero all'interno un'immagine della Madonna e posti in altri contesti architettonici, potrebbero chiamarsi Maestà. Scusi il mio sfogo (Massimo Casprini – 21 gennaio 2021)
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Non c’è niente da scusarsi, gentile Signor Casprini, ci mancherebbe, anzi la sua nota rende più ampia e più veritiera l’ anamnèsi di queste semplici, piccole ma importanti strutture che in antico hanno avuto la sua importanza nel vivere sociale. Proprio mentre inviamo questo resoconto in redazione, ci giunge una telefonata da Vicchio di Mugello, dove mi si dice che anche nel paese di Giotto c’è una “finestrina”. Attendiamo l’invito per andarci, poiché non ci è stato ancora detto dove sia ubicata. (A.G.)
Matteo Faglia
Sono quel "certo" Matteo Faglia, milanese di nascita, che ha avuto l'ardire di fondare nel 2015 l'associazione culturale Buchette del Vino usando il nome con cui tutti i fiorentini chiamano comunemente queste bellissime e uniche testimonianze del passato. Ovunque utilizziamo indifferentemente il nome buchette o finestrini, consapevoli che, storicamente, il nome attestato più antico è "sportelli", come lo stesso Casprini riconosce. Con Massimo ci conosciamo da tempo e tutto il livore che traspare dall'articolo mi è incomprensibile e lo ascrivo soltanto ad un suo bisogno di protagonismo. ma le buchette, come i finestrini, non sono né suoi né miei, ma appartengono ai fiorentini e ai toscani più in generale. Ed è su questo valore diffuso e non personale che la nostra associazione lavora.