In un contesto di crisi aggravato dagli effetti dei cambiamenti climatici, le eccellenze dell’industria idrica italiana associate a Utilitalia (che rappresenta i gestori che forniscono i servizi idrici all’80% della popolazione) fanno squadra per mettere al servizio del Paese le proprie competenze e capacità industriali. Publiacqua è tra i firmatari del “Patto per l’Acqua”, un’iniziativa che punta a compiere ogni azione utile a sostegno di politiche nazionali di tutela ambientale e della risorsa, di resilienza delle reti e dei sistemi di approvvigionamento, per garantire ai cittadini universalità e qualità dei servizi offerti e gestioni all’altezza delle future sfide.
“È un Patto importante che Publiacqua ha sottoscritto con lo stesso spirito di servizio che ogni giorno cerca di mettere a disposizione dei suoi utenti – dice Nicola Perini - Il settore vive un momento di profonde trasformazioni, e i punti del Patto per l’Acqua vanno nella giusta direzione di vincere le sfide che abbiamo davanti, e che devono avere come unico obiettivo comune quello di garantire la risorsa più importante per la vita quotidiana a tutta la collettività, rispettando allo stesso tempo i parametri legati al rispetto degli standard dei servizi e la realizzazione di importanti investimenti, anche alla luce dei cambiamenti climatici di cui stiamo già sperimentando gli effetti”.
Le prime imprese ad aver siglato il “Patto per l’Acqua” sono: A2A, Acinque, Acqua Novara VCO, Acquedotto Lucano, Acquedotto Pugliese, Amap, Ascopiave, Cap, CVA, Hera, Iren, MM, Nuove Acque, Publiacqua, Romagna Acque, Smat, Suez, Gruppo Tea e Viveracqua.
“Mettere a disposizione del Paese, anche attraverso forme di partenariato, una grande capacità gestionale, di finanziamento e di realizzazione degli interventi per dotare il sistema idrico italiano delle infrastrutture necessarie a vincere la sfida del cambiamento climatico: questo è il cuore del Patto che vede impegnati alcuni tra i principali operatori italiani del settore idrico”, spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini.
Dal 2012 ad oggi gli investimenti nel settore sono aumentati del 227%, raggiungendo i 4 miliardi annui e i 56 euro medi per abitante. Ma il gap con la media europea di 82 euro annui per abitante (che sale fino a 100 euro nel Paesi più virtuosi) resta ampio, soprattutto nei territori nei quali non operano soggetti industriali: nelle gestioni comunali in economia, che interessano ancora 1.519 Comuni e 8 milioni di cittadini, si continuano a investire mediamente solo 8 euro l’anno.