27 APR 2025
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Referendum Sociali a 300.000 firme. Tutte le Informazioni per firmare

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Referendum Sociali a 300.000 firme. Tutte le Informazioni per firmare Referendum Sociali a 300.000 firme. Tutte le Informazioni per firmare © n.c.
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Trecentomila firme e oltre raccolte in tutta Italia. Questo è il risultato di un mese e mezzo di raccolta firme per i referendum sociali. Un traguardo raggiunto, ma ancora parziale. Per far sì che nella primavera prossima i cittadini e le cittadine italiane possano esprimersi su temi cruciali come scuola, ambiente e beni comuni, ne servono altre 200.000. Per questo motivo il mese di giugno sarà dedicato a una mobilitazione straordinaria di raccolta firme in tutta Italia.

Oltre ai referendum sociali ci sono alcuni istituzionali. Giugno è l'ultimo mese di raccolta firme per ottenere un NO alla riforma del Senato, voluta dal Governo e per ottenere due SI agli emendamenti proposti alla legge elettorale. Qui nel Mugello si è costituito un comitato di zona che vede coinvolti diversi cittadini di quasi tutti i comuni del territorio. I Cittadini del comitato stanno conducendo una campagna referendaria e hanno l'intenzione di impegnarsi a fondo con autonomia e indipendenza di pensiero per realizzare appieno la democrazia.

Siamo consapevoli che rimane poco tempo per raccogliere le firme necessarie, ma nello stesso tempo sentiamo che ce la possiamo fare.  L'intento del comitato è soprattutto quello di fare una grande campagna di informazione a beneficio di tutte/i le/i cittadine/i che poco sanno delle questioni di merito, anche per sottrarli alla suggestione del plebiscito che vorrebbe il Governo.

Con la campagna referendaria il comitato ha intenzione di ribadire:

1. questi referendum non riguardano la tenuta o meno del Governo, ma solo la difesa della Costituzione, del diritto dei cittadini alla rappresentanza, del libero esercizio della sovranità popolare;

2. la voglia di affrontare una battaglia “politica”, nel senso più puro del termine, senza trasformarsi in partito.

La raccolta firme è in corso negli uffici dei comuni del Mugello e nelle piazze secondo il calendario a seguire:

  • Barberino di Mugello
    • sabato 4 ore 09.00-12.00 - Viale della Repubblica/Piazza Cavour
    • sabato 11 ore 09.00- 12.00 - Viale della Repubblica/Piazza Cavour
  • Borgo San Lorenzo
    • sabato 4 ore 15.30-18.30 - Piazza Torre dell'Orologio/Angolo Via Giacomo Matteotti
    • martedì 7 ore 08:30 -10.30 - Piazza del Mercato angolo Via San Francesco
  • Scarperia
    • Domenica 5 ore 10.00-12.30 - Viale Kennedy/Via Roma (giardini)
  • San Piero a Sieve
    • sabato 11 ore 15.30- 18.30 - Via Provinciale Largo F.lli Rosselli
A seguire le informazioni sui quesiti referendari. [nextpage title=" I quattro quesiti contro la legge 107 e la cattiva scuola"] Abrogazione di norme sul potere discrezionale del dirigente scolastico di scegliere e di confermare i docenti nella sede Se il quesito verrà approvato, non ci sarà più il potere del preside di scegliere a sua discrezione i docenti della “sua” scuola che può poi mandare via dopo 3 anni; non ci saranno più gli Albi Territoriali e, come adesso, sarà l’USR a conferire gli incarichi ai docenti, con criteri oggettivi e predeterminati e senza limiti di durata/scadenza. In questo modo, si eviterà il rischio di una significativa limitazione della libertà di insegnamento, dato che i docenti, verosimilmente, finirebbero per assimilare/assoggettarsi alle idee e ai criteri didattici del preside che, prima li ha scelti e poi decide se confermarli o mandarli via. Verrebbe così meno la garanzia del pluralismo didattico-culturale, che è centrale nel modello di Scuola Pubblica previsto dalla Costituzione perché permette allo studente di venire a contatto con diverse visioni del sapere, con diverse metodologie e approcci alla conoscenza ed è essenziale per la formazione di un cittadino dotato di spirito critico e di capacità analitiche. La Scuola Pubblica si ridurrebbe insomma alla stregua di una qualsiasi scuola privata di tendenza. Inoltre, un docente ricattabile con il mancato rinnovo dell’incarico triennale, non sarebbe di fatto libero di esprimere le proprie idee e il proprio voto negli organi collegiali, per cui verrebbe meno anche la democrazia collegiale. Abrogazione di norme sul potere del dirigente di scegliere i docenti da premiare economicamente e sul comitato di valutazione Se il quesito verrà approvato, non ci sarà più il potere del preside di scegliere, a suo insindacabile giudizio, i docenti della scuola a cui dare un premio salariale per il presunto “merito” ; il Comitato di valutazione tornerebbe quello che era e cioè un organo composto solo da docenti e dal preside, che non individua più alcun “criterio per la valorizzazione” e, come prima, si limiterà ad esprimere un parere solo sul periodo di prova dei neo-assunti; resta lo stanziamento del fondo di 200 milioni annui , però come salario accessorio per la “valorizzazione del personale docente”, tutto, anche precario, senza alcun riferimento al “merito” e da rinviare alla contrattazione integrativa nazionale e che potrebbe comportare, con una adeguata mobilitazione, anche un aumento in paga base per tutti. In tal modo, anche qui, si eviterebbero i rischi descritti a proposito del Quesito 1: limitazione della libertà di insegnamento, del pluralismo didattico-culturale, della democrazia collegiale, abdicazione del ruolo della scuola pubblica. Con l’assoggettamento al preside, determinato questa volta dalla speranza di essere tra i “premiati” dal preside e/o di non essere classificato tra i non meritevoli, con le conseguenze immaginabili sul lavoro in classe. Senza trascurare poi, che cosa potrebbe diventare la Scuola Pubblica, se le valutazioni discrezionali dei presidi su chi assumere, confermare, premiare fossero/saranno caratterizzate da fattori personalistici o clientelari Abrogazione di norme sull'obbligo di almeno 400-200 ore di alternanza scuola-lavoro In caso di approvazione, verrà abolito non l’alternanza scuola-lavoro, bensì l’obbligo per le scuole, di fare almeno 400/200 ore di alternanza scuola-lavoro e ciascuna scuola deciderà il monte ore da dedicare ad essa, nel rispetto degli obiettivi didattici del proprio Piano dell’Offerta Formativa. Si eviterà cosi che alle scuole venga imposto dall’alto un monte orario così impegnativo che comporterebbe una significativa ed inaccettabile riduzione delle ore d’insegnamento, oltretutto per una attività che spesso si è caratterizzata in genere per l’apprendimento generico di nozioni e di un “saper fare” decontestualizzati e/o di pura e semplice richiesta di lavoro gratuito o sottopagato. Inoltre, con la formulazione di legge, le scuole non potrebbero neanche selezionare i soggetti esterni capaci di garantire una formazione efficace e organica con il lavoro in classe e l’indirizzo di studi . Abrogazione di norme sui finanziamenti privati a singole scuole pubbliche o private Se il quesito verrà approvato, ogni donazione andrebbe al sistema nazionale di istruzione, che poi la assegnerebbe alle scuole secondo criteri generali di ripartizione, evitando così la scelta della scuola a cui destinare i soldi da parte del donatore. In tal modo, non avremmo una modalità privatistica di finanziamento alle scuole pubbliche, scuole in competizione tra loro per accaparrarsi i soldi, con conseguenze didattiche immaginabili nella logica di mercato e con la creazione di scuole di serie A di serie B, in base alla provenienza socio- economica degli studenti. E soprattutto eviteremmo il potenziamento economico delle scuole private, che potrebbero far risultare come donazione una parte delle spese di iscrizione, per le quali peraltro è già previsto una detrazione fiscale del 19% : sommando i due meccanismi, avremmo così che la metà circa delle spese di iscrizione alle scuole private sarebbe a carico dello Stato, cioè di tutti i cittadini/e. [nextpage title="Quesito trivelle zero"] Bloccare nuove attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi Il quesito sulle trivelle vuole cancellare i riferimenti a certe zone dell’Italia che limitano le attività petrolifere esclusivamente in quei luoghi, in modo da rendere applicabile il divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi a tutta Italia, per i nuovi interventi in terraferma e in mare al di fuori delle 12 miglia. Dopo il referendum del 17 aprile contro le concessioni già esistenti in mare nelle prime 12 miglia, un quesito sui progetti nella restante parte del territorio italiano. Non riguarda le concessioni già assegnate dallo Stato, perché colpirle lo avrebbe reso inammissibile. Firmare per il quesito, significa voler bloccare tutti i nuovi progetti di perforazione e estrazione, ridurre devastazioni e problemi di salute connessi ai progetti petroliferi e rispondere alle analisi di scienziati di tutto il mondo: estrazione e combustione degli idrocarburi causano sconvolgimenti climatici, con grave rischio per la vivibilità della Terra. Le attuali richieste dei petrolieri per nuove concessioni in terraferma e in mare sono oltre 100, su vastissime aree del Paese. Fermiamole! [nextpage title="Quesito blocca inceneritori"] Bloccare il piano per nuovi e vecchi inceneritori Il quesito sugli inceneritori vuole cancellare:
  • la loro classificazione come infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale;
  • il potere del governo di decidere localizzazione e capacità specifica di 15 nuovi impianti e quello di commissariare le Regioni inottemperanti;
  • l’obbligatorietà di potenziamento al massimo carico termico e di riclassificazione a recupero energetico degli inceneritori esistenti;
  • la possibilità di produrre rifiuti in una Regione e incenerirli in un’altra;
  • il dimezzamento dei termini di espropriazione per pubblica utilità e la riduzione dei tempi per la Valutazione di Impatto Ambientale.
Firmare per il quesito significa schierarsi per la tutela di salute e ambiente; restituire ai cittadini il diritto di decidere sul territorio e alle Regioni il potere di programmazione e gestione in merito ai rifiuti; puntare sul riciclo e sull’Economia Circolare. [nextpage title="Petizione popolare acqua"] Petizione popolare per legiferare in materia di diritto all'acqua e di gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico integrato Il governo Renzi vuole privatizzare servizio idrico e servizi pubblici locali, contro il risultato del referendum del 2011. Il Parlamento sta eliminando ripubblicizzazione e gestione partecipativa del servizio idrico dalla nostra legge d’iniziativa popolare sulla gestione pubblica dell’acqua. Il decreto attuativo della legge Madia sulla riorganizzazione della PA riduce la gestione pubblica dei servizi ai casi di stretta necessità e la vieta per quelli a rete; rafforza i privati; promuove la Concorrenza ; reintroduce l’adeguatezza della remunerazione del capitale investito nel calcolo delle tariffe. Firmare significa schierarsi per il riconoscimento del principio per cui l’acqua è un bene comune, il ritiro dei decreti attuativi su aziende partecipate e servizi pubblici locali, l’approvazione del testo originario della nostra LIP nel nostro testo originario, il diritto all’acqua in Costituzione.

 

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