Dalla Fortezza alle Cascine: quest'ultima sarà la nuova allocazione della ruota panoramica decisa dall'amministrazione comunale fiorentina presieduta dal sindaco Dario Nardella. La decisione nasce dall'intenzione di contrastare il degrado che ormai da anni regna al parco delle Cascine, divenuto una piazza di spaccio a cielo aperto e dove spesso si verificano episodi di microcriminalità. La ruota, inaugurata venerdì 8 dicembre, sarà in funzione fino a giugno.
"Le Cascine sono il parco dei fiorentini, riprendiamocelo": è questo il messaggio che Palazzo Vecchio vuole lanciare alla comunità. Oltre alla ruota panoramica, alle Cascine ci sarà la pista di pattinaggio. L'intenzione è di vivificare un luogo che ha cambiato volto: da sicuro e tranquillo quale era, da qualche anno i cittadini hanno paura a recarcisi per via di rapine, tentativi di stupro, risse e spaccio di sostanze stupefacenti.
Forse non sarà la cura definitiva al problema, ma da qualcosa bisogna partire. E' inammissibile che una zona così grande e verde della città sia ridotta in uno stato così pietoso. Attirare lì i cittadini equivale a illuminarla. Più un quartiere è abbandonato dalla società, maggiori sono le probabilità che diventi degradato.
E se degradato lo era già in partenza per via di problemi di fondo quali l'urbanistica e l'assenza di mezzi di trasporto e parchi pubblici, infischiarsene facendo finta che non esiste può solo peggiorare la situazione.
Ciò che più desidera la criminalità è il buio, in quanto sotto i riflettori fa fatica a muoversi. Una piazza di spaccio isolata si mantiene in salute, mentre un'altra che le istituzioni tendono a riqualificare faticherà a mantenersi.
Lo abbiamo visto a Scampia: quando lo stato ha iniziato a agire con progetti concreti - l'abbattimento delle vele, l'università, luoghi ricreativi per i più giovani - gli spacciatori si sono spostati in altri quartieri, in primis il Parco Verde di Caivano, tristemente noto per l'ultimo fatto di cronaca che ha visto coinvolte due cuginette minorenni abusate da un branco di ragazzi più grandi. Insomma, invitare le persone a recarsi in un luogo difficile significa redimerlo.
La cultura la fanno le persone. Dove le persone non arrivano, la cultura si arresta. Ed è proprio la cultura che migliora la vita dei cittadini e delle città in cui vivono; cultura non intesa soltanto come puro sapere nozionistico, ma come saper vivere in maniera pacifica con gli altri.
Se un ragazzino ha a che fare quasi unicamente con spacciatori e tossicodipendenti, la sua visione del mondo sarà limitata a quella determinata situazione. Ma se nel quartiere in cui vive cominciano a sorgere scuole, biblioteche, palestre, cinema, allora vedrà e conoscerà persone diverse, e avrà così l'opportunità di ampliare i propri orizzonti.
Articolo di Paolo Maurizio Insolia