Ha manifestato doverosa gratitudine, e al tempo stesso profondo sconcerto, la delegazione di Idraricevuta lo scorso 19 dicembre dal Comando dei Vigili del Fuoco di Firenze nell’apprendere che la nota formale con cui il Comando attestava il 24 luglio scorso a Idra – e per conoscenza al prefetto - che agli atti del Comando “non risulta ancora essere stata depositata alcuna documentazione” relativa al Piano di emergenza del progetto esecutivo di sotto-attraversamento TAV (due tunnel di 6.444 metri ciascuno), non ha ad oggi ricevuto nessun riscontro.
Lo sconcerto, hanno spiegato i rappresentanti dell’associazione ecologista fiorentina Girolamo Dell’Olio e Marco Mordini, deriva dal constatare che si continua dunque impassibilmente a operare contra legem. La nota del Comando richiama infatti due decreti varati nel 2005 e nel 2011, rispettivamente in tutela della sicurezza nelle gallerie ferroviarie e della prevenzione degli incendi. Tale grave mancata osservanza delle norme riguarda un intervento in sotterraneo perpendicolare alle linee di scorrimento della falda, che introduce fattori di rischio non trascurabili in una città d’arte preziosa e popolosa, meta di un abbondante turismo internazionale, esposta a criticità idrogeologiche storiche (con le ultime esondazioni del fiume Arno e dei torrenti Mugnone e Terzolle nel 1966 e nel 1992), in un contesto urbano messo duramente alla prova – nella mobilità e nella vivibilità - dalle impattanti cantierizzazioni per le nuove linee tranviarie. In questo senso un chiaro motivo di preoccupazione ha provocato l’evento verificatosi martedì 12 dicembre sul nodo viario strategico del ponte al Pino: già dopo i primi metri di azione la fresa “Iris” ha coinvolto – stando alle dichiarazioni di Rfi - uno delle centinaia di pozzi di carotaggio disseminati lungo la traiettoria prevista per i due tunnel fra Campo di Marte, Via Circondaria e Castello, riversando dal sottosuolo sopra la sede stradale quantità di fango tali da provocare un lungo blocco della circolazione.
Fa specie costatare dunque che nel frattempo sono trascorsi oltre sette mesi dall’avvio dei lavori annunciato dal proponente-progettista Rfi con una vistosa cerimonia pubblica svoltasi il 15 maggio a Campo di Marte alla presenza delle massime autorità civili: il sindaco di Firenze e della Città Metropolitana Dario Nardella, il presidente della Giunta Regionale Eugenio Giani, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. Tutti soggetti che Idra ha vanamente avuto cura di informare sulla dimensione del rischio che una procedura operativa disinvolta come quella che si constata comporta per la comunità, trasmettendo loro la nota citata. Altrettanto ha fatto l’associazione fiorentina all’indirizzo dell’Osservatorio ambientale, delle Commissioni consiliari competenti del Comune di Firenze e della Regione Toscana, dei ministri dell’Ambiente e dell’Interno, e dello stesso Prefetto, dal quale ancora non risulta essere stata accolta la richiesta, trasmessa da marzo a oggi nove volte per Pec, di un colloquio sull’argomento, nonostante la tradizione di rapporti e interlocuzione che Idra intrattiene da lustri con questa delicata e strategica istituzione.
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Nel corso del gradito incontro, gli esponenti di Idra non hanno mancato di riproporre all’attenzione del Comando il degrado idrogeologico della galleria realizzata per lo ‘Scavalco’ TAV a Castello e la perdurante condizione di grave insicurezza nella quale versano – come notificato già nel 1998 dall’allora Comandante – 60 chilometri di tunnel monotubo TAV fa Bologna e Firenze, complice anche in questo caso la clamorosa inosservanza delle prescrizioni dettate dalle norme.