Le carte da gioco e l’Italia hanno un legame antico e indissolubile, questo è certo. Ed è un legame talmente stretto che esiste quasi una tipologia di mazzo di carte per ogni regione italiana, ma tutti, sostanzialmente, realizzati con le medesime caratteristiche di quattro semi e quaranta tessere. Ovviamente la Toscana non fa eccezione, anzi. Qui si possono contare anche due varianti della stessa tipologia, che consentono entrambe di giocare agli stessi giochi di carte tradizionali. Aspetto fondamentale quest’utlimo, anche perché questi giochi stanno iniziando a travalicare i confini delle singole regioni per espandersi in tutta Italia. Qualcosa di simile a quanto già successo, ad esempio, con il Sette e Mezzo, ma che sta accadendo anche con la Bestia, tipico gioco marchigiano. Questo gioco è addirittura approdato su alcuni siti di giochi in rete, i quali, oltre a diversi bonus giornalieri, mettono a disposizione anche nuovi giochi di carte persino della tradizione locale, come, per l’appunto, la Bestia, la scopa o il sette e mezzo. Con le carte da gioco toscane e fiorentine questo non è ancora avvenuto, ma dato il trend generale non è detto che non possa avvenire in un futuro non troppo lontano.
Le carte toscane
Le carte come le conosciamo oggi sono nate intorno al ‘500 circa. Sono un perfetto passatempo, magari la perfetta chiusura insieme agli amici, dopo una giornata culturale passata tra Duomo, chiese, Ponte Vecchio e gli Uffizi, che continuano a far registrare dati di visite da record. Ma da allora in ogni regno e impero si è diffusa una tipologia diversa, con grafiche diverse e differenti dimensioni. E le principali, quelle che hanno dato vita alle carte che ancora usiamo oggi, sono tre: le spagnole, le francesi e le tedesche. Le carte toscane e fiorentine derivano dalla tradizione francese. Come si può ben immaginare le carte toscane vengono usate in tutta la regione mentre le fiorentine, di conseguenza, sono molto più diffuse nell’area di Firenze e dintorni.
A livello di formato le carte toscane hanno una dimensione di 58 mm di larghezza e 88 mm di altezza, esattamente simili alle francesi. Sono, infatti, composte da quaranta carte, jolly esclusi, con semi composti da cuori, quadri, picche e fiori (rispetto alle spagnole, da cui derivano le napoletane, fatte da ori, bastoni, coppe e spade). L’ordine delle tessere va dall’asso fino al 7 con il corrispettivo numero di semi disegnati sulla carta. A seguire, poi, vi sono il fante, o gobbo, la donna e il re, questi ultimi tre raffigurati a figura intera.
Le carte fiorentine
La città di Dante Alighieri, che ne ha appena celebrato i 700 anni dalla morte, ha invece una variante sua ma che differisce da quella regionale in poche piccolissime cose. Innanzitutto cambiano le dimensioni rispetto al mazzo usato in tutta la toscana, con un formato più grande di 67 mm di larghezza per 101 mm in altezza. E poi ci sono altre piccole differenze che sono rintracciabili nelle grafiche, nei decori, nei disegni e nei dettagli inseriti tra le grafiche realizzate sulle carte stesse. Senza alcun dubbio le immagini realizzate sulle tessere della città di Firenze erano più riccamente decorate, soprattutto per quel che riguarda le figure: il fante, la donna e il re. Proprio sulla nomenclatura c’è la terza differenza. Secondo la tradizione il fante, nelle carte toscane, veniva chiamato Gobbo, mentre il Re diventava Regio. Infine una differenza anche nel nome del seme di quadri quando questo diventava mattoni.